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16/02/2014 07:00:00

Don Andrea Parrinello vive nel ricordo: il racconto di Antonino Trapani

Eccovi, anche per questa domenica, il ricordo settimanale di Don Andrea Parrinello, il grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Il nuovo racconto ci viene fornito dal comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso, Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo, che continua a ricordarlo con una raccolta di testimonianze che il nostro sito si è impegnato a pubblicare. Eccovi, dunque, anche per questa domenica, il nuovo.

Episodio raccontato da Antonino Trapani nato il 02.07.1950. Ha giocato nell’Olimpia dal 1964 al 1978.

Erano le ore 9,45  del 20 Settembre 2013, provenivo dalla Via Scipione L’Africano  diretto verso Piazza della repubblica. Stavo  attraversando la Porta Garibaldi quando mi sono incontrato con un  vecchio conoscente. Era Totuccio Cardinale, vecchio giocatore dell’Olimpia, che mi si è avvicinato  chiedendomi se mi era possibile passare una mezz’oretta con lui, poiché aveva delle domande da pormi. Naturalmente risposi che accettavo con piacere. La nostra era una semplice conoscenza, nel senso che non eravamo proprio amici ma, avendo avuto  entrambi la  passione per il gioco del calcio e avendo militato, in tempi diversi, nella medesima squadra dell’Olimpia di Don Andrea, incontrandoci ci siamo sempre salutati cordialmente.   L’argomento di cui abbiamo a lungo parlato è stato appunto la squadra dell’Olimpia e in particolare Don Andrea. Per prima cosa mi ha informato che insieme a Salvatore Lo Grasso, Rino Bonomo e ad altri collaboratori,  aveva intrapreso la realizzazione di un  ambizioso progetto avente lo scopo di portare alla memoria dei marsalesi,  o  di quanti se ne fossero  dimenticati, le innumerevoli vittorie, anche in campo regionale, che la squadra dell’Olimpia, fondata e guidata da Don Andrea, aveva regalato alla città di Marsala e alle centinaia di giovani calciatori che in questa squadra si sono formati. Poiché io ho giocato molti anni con l’Olimpia e ho conosciuto abbastanza bene Don Andrea mi ha chiesto, qualora mi facesse piacere, di contribuire al progetto raccontando qualche particolare episodio o di esprimere un pensiero personale su quell’uomo. Quella proposta non me l’aspettavo proprio! Come era possibile per me, che non sono un letterato,  in pochi minuti ricordare e, a tempo stesso, dare un giudizio su una persona, dopo che di tempo ne era passato un’eternità?  Mi sono, però,  reso conto che quella era un’occasione da non perdere. Altroché se mi faceva piacere contribuire a realizzare quella magnifica idea. Perciò ho esternato un pensiero che pressappoco era del seguente tenore. “Don Andrea è stato un uomo indimenticabile, probabilmente irripetibile, che a Marsala si è conquistato il posto più alto in classifica nella storia del calcio”. L’improvvisato intervistatore, dopo quella mia genuina e spontanea affermazione,  mi è sembrato abbastanza sorpreso e parecchio soddisfatto. Mi ha poi chiesto se ero in grado di raccontare qualche episodio con protagonista  Don Andrea  o che comunque lo riguardava. Gli ho raccontato che quando avevo circa  12-13 anni,  risiedevo nel rione popolare di Sappusi,  zona periferica  nord di Marsala, dotata di un bel campetto di calcio dove  trascorrevo molto tempo. Un giorno, proprio in quel campetto, ho notato una persona che guardava con molta attenzione i ragazzini che giocavano al calcio. Era Don Andrea che, come sua abitudine, veniva ad osservare i giovani più promettenti di tutti i quartieri della città, e ai quali, dopo un’accurata scelta, proponeva di giocare nella sua squadra. E’ stato esattamente in questo modo che mi ha contattato quando  è venuto il mio turno. Al primo invito ho risposto con  un deciso no. A me piaceva giocare solo  in quel campetto con i miei amici, o addirittura per le strade. Alcuni giorni dopo  però mi sono trovato al campo sportivo municipale, proprio negli spogliatoi dell’Olimpia. Ho notato, meravigliato, una specie di armadio dove erano riposte delle scarpe da football, sembrava un alveare. Sul frontale di ogni cassetta, sopra le scarpe, erano indicati i cognomi e i nomi dei ragazzi a cui quelle scarpe appartenevano. All’estremità della stessa parete e all’inizio dell’atra, proprio all’angolo erano, invece riposte, lavate e stirate, le magliette con i numeri stampati sulla parte posteriore. Don Andrea era occupato, infatti stava litigando con la lavatrice, quando finalmente  è riuscito a farla partire mi si è avvicinato per ripropormi l’invito a firmare il cartellino. Io, nel frattempo, avevo cambiato idea. Ho firmato senza alcuna esitazione. Non c’era dubbio, mi ero  innamorato dell’Olimpia. Quella squadra, in contemporanea con quella naturale, è stata per me una  seconda famiglia. Ho trovato dei compagni meravigliosi con i quali, per desiderio di Don Andrea,  è nata una sincera e affettuosa amicizia. Abbiamo formato un gruppo molto affiatato e compatto. Don Andrea  si adoperava affinché  non ci mancasse mai nulla. Mentre raccontavo  tutto questo, Totuccio Cardinale  ascoltava e sorrideva in un modo strano, come turbato da una piacevole malinconia,  chinava e alzala la testa. Era chiaro! Il mio racconto sicuramente non lo sorprendeva, semmai gli confermava che Don Andrea, nonostante il tempo trascorso, era rimasto lo stesso personaggio di sempre. Per ultimo gli ho raccontato di avere assistito parecchie volte alle liti, anche violente, che Don Andrea intraprendeva col Presidente Gucciardi quando non aveva più denaro per comprare ciò che aveva di bisogno. ” Turiddru Lo vuoi capire si o no  che il tè  sta finendo,  che  limoni non ce ne sono più e che la bombola del gas di riserva è quasi vuota?” Gli diceva  gridando. Poi era il turno del Presidente Gucciardi che, gridando più forte, rispondeva più o meno in questo modo: precedeva una irripetibile bestemmia “ …………..E tu lo vuoi capire che io lavoro tutto il santo giorno e che sono già pieno di problemi e non è il caso che tu me ne procuri degli altri?” Poi seguiva  l’accondiscendente promessa che in giornata avrebbe provveduto. Sembravano delle  esilaranti scene comiche recitate da Totò e Peppino.  Don Andrea  contestava spesso al Presidente il ritardo col quale gli accreditava i pochi soldi che entravano. Verso la metà dell’anno 1974 Don Andrea si è gravemente ammalato, è stato costretto a letto fino alla data del 22 Gennaio 1975 in cui, purtroppo, ci ha lasciati. Dopo aver trattato  quell’ultimo argomento abbiamo esaurito la piacevole conversazione augurandoci reciprocamente di rivederci quando l’importante progetto sarà realizzato. Speriamo presto.

Marsala, lì 02.10.2013

 

                                                                                                                            Trapani Antonino



Native | 2024-07-16 09:00:00
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