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15/02/2014 07:00:00

Salemi. Lo strano furto di tre campane. E il prefetto Basile denuncia la Fondazione Sgarbi

Tutto è cominciato con lo strano furto di tre campane, collocate nello spiazzo sottostante la Torre campanaria dell’ex Madrice. Vi erano state trasferite nel maggio del 2011 su disposizione del sindaco Vittorio Sgarbi. Non per essere “restaurate” come è stato erroneamente riferito. “Le campane non si restaurano”, ci dice visibilmente irritato, il dottore Luigi Caradonna, espertissimo storico anche di cose sacre, “quando esse sono lesionate o difettose vanno in fonderia. Non è il caso di queste campane, che erano perfettamente integre”. La loro destinazione era la cima al campanile, in occasione della visita inaugurale del vescovo Mogavero. E invece, stranamente, non se ne fece nulla. Restarono a giacere melanconicamente là dove le avevano depositate. Le avevano prelevate dagli scantinati dell’Istituto Tecnico di via San Leonardo. Un luogo sicuro. Finita la festa, nessuno più pensò a quelle campane. Divennero oggetto di culto dei flash di turisti provvisti di fotocamere. Le foto che pubblichiamo provengono invece dall’archivio del notissimo fotografo d’arte Leonardo Timpone. Nemmeno l’ex arciprete Cipri, ci sottolinea Caradonna con i toni della disapprovazione, ebbe a curarsene. Ma nemmeno la “Fondazione Sgarbi”, almeno stando a quanto si legge in un comunicato stampa del prefetto Domenico Basile, capo della Commissione Straordinaria del Comune di Salemi. Scrive infatti il prefetto che “le tre campane si trovavano presso i locali e l’area circostante di pertinenza detenuti dalla “Fondazione Sgarbi” con ogni conseguente e ‘piena responsabilità in ordine alla custodia’ “. Una notizia, questa, che prelude ad ulteriori sviluppi. Ma ciò che più indigna è l’indifferenza dei cittadini. Chiedendo in giro, tutti hanno alzato le spalle. Nella Salemi devotissima alla Madonna più che al suo Santo Patrono San Nicola, il tutto sta accadendo, fatta eccezione per i pochissimi cultori, nel silenzio più totale. Anche, duole sottolinearlo, da parte di chi avrebbe dovuto essere più sensibile a queste problematiche, se non altro per dovere istituzionale. E non intendiamo riferirci ai Commissari che attualmente gestiscono la cosa pubblica cittadina. Sgarbi invece li ha ritenuti responsabili di quanto è accaduto affermando che “era inevitabile che succedesse in una città governata da gente distratta e incapace, la quale non ama Salemi e non capisce Salemi”. Comunque c’è da precisare che quello delle campane non è il primo furto di oggetti sacri consumato in questa città. Gli ultimi due, proprio nel periodo dell’Amministrazione sgarbiana. Il primo, in ordine di tempo, fu nel gennaio del 2010. Nel corso di una notte i ladri avevano trafugato dalla centrale Chiesa di Sant’Antonino alcuni oggetti devozionali. In quell’occasione l’allora sindaco Vittorio Sgarbi, con un surreale comunicato stampa, informò di avere “immediatamente comunicato al Nucleo Tutela dei Carabinieri di Roma la notizia dell'atto criminoso” e di avere dato “mandato al devoto onorevole Giammarinaro di recuperare la documentazione fotografica per individuare in tempi rapidi gli oggetti trafugati''. Il secondo episodio si ebbe appena un mese dopo la visita inaugurale di Mogavero . Il 25 giugno del 2011, per la precisione. Del furto fu la stessa “Fondazione Sgarbi” a darne notizia. Il comunicato parlava di distruzione di vasi, del danneggiamento del cancello d'ingresso , della forzatura delle porte degli uffici, e della presenza di escrementi sulle scrivanie e su alcune opere d'arte custodite nel cortile. Il tutto avvenne nei locali dell'ex canonica della Chiesa Madre che il Comune di Salemi, tramite apposita convenzione, aveva dato in affitto alcuni mesi precedenti all'istituzione culturale che porta il nome del critico d'arte ed ex sindaco della città Vittorio Sgarbi. Si tratta, precisiamo ancora, della stessa area dove si trovavano fino a pochi giorni addietro, le tre campane scomparse in questi giorni. Ma da quanto scrive il prefetto Basile si apprende qualcosa di più. Che tali locali “sono tuttora indebitamente occupati nonostante la Commissione Straordinaria avesse già da tempo disposto la revoca della concessione in uso e chiesto, senza riscontro, il rilascio. Alla luce di quanto accaduto saranno adottati nei confronti della “Fondazione Sgarbi” ulteriori provvedimenti in sede giurisdizionale al fine di pervenire alla sollecita restituzione dei locali”. In ogni caso c’è da sottolineare che il furto è stato consumato senza segni di effrazione, nonostante fosse enormemente difficoltosa la rimozione delle campane, senza l’ausilio di adeguati e ingombranti mezzi meccanici. Possibile che nessuno abbia sentito frastuoni notturni e visto movimenti sospetti? La locale Stazione di Carabinieri parrebbe che fino ad oggi non ha ricevuto alcuna denuncia da parte della “Fondazione”. Per saperne di più, siamo stati presso la sede legale, nella via Antonino Lo Presti, ma abbiamo trovato tutto chiuso. Sul portoncino (vedi foto) vi è appeso un foglio formato A4 con la scritta “Domus Regia- Fondazione Sgarbi- Antonella Favuzza”. Ci saremmo aspettati in verità qualcosa di più esteticamente accettabile. Ma non sempre ciò che appare smagliante sui siti web corrisponde poi nella realtà. Per il resto, abbiamo avuto la conferma che da parte del comandante della Stazione dell’Arma, il maresciallo Calogero Salvaggio, è stato redatto un apposito rapporto inviato alla competente Procura della Repubblica di Marsala. Da parte della compagnia di Mazara del Vallo, guidata dal capitano Fabio Manzo, continuano approfondite indagini. Si cercherà di stabilire se l’episodio è da inserire nel filone dell’illecita attività dei furti di metalli o invece i quello dei “furti su commissione” da parte di ricettatori di oggetti d’arte. Non si dimentichi infatti che si tratta di materiale di particolare pregio storico-artistico, databile attorno alla metà del 16°secolo. Una delle tre campane, la più grande, proveniva dalla Chiesa di Sant’Agostino, mentre la più antica, realizzata nelle fonderie inglesi un secolo prima (porta infatti incisa la scritta “Julianus me fecit 1453”), era quella che segnava il susseguirsi delle ore della giornata dei salemitani. I fatidici 111 colpi della mezzanotte e attorno ai quali si sono alimentate, nel corso dei secoli, le più svariate leggende, tutte incentrate su fantomatici tesori o “truvature”, svanita ogni ipotesi di ripristino dell’orologio, rimarranno da oggi, solo un mero e nostalgico ricordo del passato.


Franco Lo Re



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