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06/02/2014 06:45:00

Alfano lancia l'allarme: "Mafia infiltrata nelle sale slot"

 Il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, non ha un’espressione proprio proprio intelligente, si sa. Da anonimo consigliere provinciale di Agrigento, è stato benedetto da Silvio Berlusconi a suo delfino. Ed è stato prima Ministro della Giustizia, nonché coordinatore del Pdl, poi Ministro dell’Interno, è capo di un partito nuovo di zecca, il “Nuove Centro Destra”, alleato del Pd. Un partito che vale, secondo i sondaggi di oggi, il 3%, ma che in pratica occupa i posti principali nel governo Letta, a cominciare proprio da Alfano, vicepremier con la carica di Ministro dell’Interno.

Proprio in questa veste, Alfano è stato ascoltato dalla Commissione Bicamerale Antimafia, e ha avuto modo di lanciare un allarme, ripreso da tutte le agenzie di stampa: “La mafia controlla le sale Bingo e i centri scommesse”.

Peccato che sia notizia vecchia, di almeno tre anni. E’ da tempo che la Guardia di Finanza e diverse Procure sottolineano come in Italia famiglie mafiose vecchie e nuove siano dentro il grande affare delle scommesse. Per i mafiosi vecchio stampo è un modo come un altro per controllare il territorio. Per i nuovi capi di quella forma di criminalità ibrida chiamata “Cosa Grigia”, è invece un modo per controllare e riciclare un flusso di centinaia di milioni di euro. Di fronte a questi allarmi ripetuti la politica si è sempre girata dall’altra parte e, anzi, ci ha messo del suo. Non solo le aliquote e le imposte sul gioco d’azzardo in Italia sono tra le più basse d’Europa (insomma: aprire una sala slot è facile e conveniente), ma il governo Letta, quello di cui Alfano è vice, si è macchiato di una cosa gravissima, questa estate. Per recuperare i soldi per tagliare l’Imu, l’imposta sugli immobili, ha pensato bene di fare un condono alle società che gestiscono slot machine in Italia e che dovevano allo Stato qualcosa come 2,5 miliardi di lire di imposte inevase. Complimenti. Il Governo ha proposto di risolvere i contenziosi erariali con queste società, che erano giunti tra il primo e secondo grado di giudizio, con un misero 25% e da 2,5 miliardi si è scesi a 500 milioni. Il tutto mentre diverse operazioni di polizia confermavano che la ndrangheta – giusto per fare un esempio – controlla tutto il giro delle slot machine a Milano e a Torino, e che al sud nascono come funghi fantomatici centri scomesse solo per permettere il riciclo di soldi facili.

E’ lo stesso Governo che, con Alfano, ha parlato in Commissione Antimafia: “Le infiltrazioni malavitose e mafiose nel gioco d’azzardo e nello sport hanno conosciuto un notevole incremento grazie all’enorme volume di affari del comparto e a forti legami con sodalizi criminali esteri in una dimensione transnazionale”. Queste le parole di Alfano. Che ha aggiunto: “C’è un’attenzione privilegiata da parte di Cosa Nostra nel controllo di sale bingo e punti Snai per il riciclaggio di capitali illeciti e l’assegnazione di posti di lavoro a persone affiliate e loro familiari. La gestione da parte della ‘ndrangheta del gioco d’azzardo in regioni lontane dalla Calabria. La penetrazione della camorra, soprattutto del clan dei Casalesi e dei loro fiancheggiatori, nelle regioni del Centro-Nord e in Romania. L’ingresso della Sacra corona unita nelle sale da gioco e nelle connesse attività usurarie, nonché nella manipolazione di manifestazioni calcistiche”.

Ricordando come “le pene attualmente previste per tali reati restino assai modeste” e promettendo un inasprimento delle sanzioni, Alfano ha annuncia che il governo ha “promosso un’intensa collaborazione con Germania, Svizzera, Canada, Romania, Albania, Olanda e Regno Unito per individuare e colpire i patrimoni mafiosi esportati all’estero e disegnare una mappa articolata dei beni malavitosi”.

Ma non c’è bisogno di inasprire le pene, o di creare “governance”, o di addossare ai Comuni il peso del contrasto sul territorio alle mafie. Basterebbe solo fare bene il proprio dovere: inasprire le tasse sul gioco d’azzardo, rendere l’apertura di sale slot soggetta a controlli accurati sui titolari e i loro parenti, fare pagare – davvero – chi sbaglia. Scommettiamo che non si farà nulla?



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