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05/02/2014 06:06:00

Processo a Sieri e Bellitteri, parlano gli investigatori

 Il maresciallo Renato Feroci e il brigadiere Giovanni Pietrafitta sono stati i testi d’accusa ascoltati, davanti il Tribunale di Marsala, nell’ultima udienza processo che vede imputati per usura il 42nne Massimo Bellitteri e il 33enne Antonino Salvatore Sieri. Entrambi sono accusati da Antonio Ignazio Correrra, 34 anni, commerciante di prodotti per l’agricoltura, a sua volta imputato in altri procedimenti per truffa, ricettazione, calunnia e appropriazione indebita. E inoltre indagato per aver pagato fertilizzanti con assegni scoperti. In aula (pm Sabrina Carmazzi, presidente del collegio Sergio Gulotta), i due sottufficiali dei carabinieri hanno spiegato la genesi dell’indagine a carico di Bellitteri e Sieri. ‘’Era il 29 aprile 2008 – hanno spiegato i due investigatori - quando abbiamo raccolto la denuncia di Correra. Era una denuncia particolareggiata con nomi e documentazione bancaria. Poi Correra è venuto altre volte ad integrare la denuncia. Una volta si è presentato paonazzo e ha riferito di aver subito percosse. La seconda querela è del 14 maggio 2008. Correra all’epoca era titolare di due aziende di prodotti per l'agricoltura: la Kemical Green e la Tavider’’. L’avvocato Salvatore Fratelli, difesore di Bellitteri ha, però ribattuto che ‘’finora non sono emersi riscontri in merito alle accuse rivolte agli imputati’’. Alle denunce di Correra fece seguito l’arresto, ad opera dei carabinieri, dei due imputati. Il commerciante di fertilizzanti nel 2008 ha sporto denuncia affermando che dopo aver chiesto due prestiti (il primo di 16 mila euro, il secondo di 50 mila) con ‘’minacce’’ (‘’anche con la pistola’’) gli sarebbe stato chiesto di restituire, nell’arco di sette mesi, una somma tra i 200 e i 250 mila euro. ‘’Secondo quanto denunciato – hanno detto in aula i testi del pm – veniva chiesto un prestito e allo scadere dei 15 giorni veniva richiesta una maggiorazione del 20 per cento’’. Sieri e Bellitteri furono arrestati il 3 giugno 2008. Correra si è costituito parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato castelvetranese Francesco Messina, che lo difende nei processi in cui è imputato. ‘’E’ stata un’udienza positiva per la difesa degli imputati – ha commentato l’avvocato Paolo Paladino, difensore di Sieri - È emerso che le indagini hanno condotto ad esiti incongrui, come peraltro evidenziato dal controesame difensivo della parte offesa’’. In una precedente udienza, Correra ha dichiarato che il prestito gli serviva per pagare i debiti della sua attività commerciale. Poi, però, incalzato dalle domande degli Salvatore Fratelli e Paolo Paladino, ha cambiato versione dicendo che il denaro gli serviva a pagare la sanatoria e la ristrutturazione di un immobile comprato all’epoca.

VIOLENZE AL RUBINO.  Continua oggi il processo per i presunti abusi sessuali commessi all’Istituto Rubino e che alla sbarra degli imputati, in Tribunale, vede Giuseppa Signorelli, 50 anni, ex responsabile dell’unità assistenziale, e a Vincenzo Galfano, di 48, bidello. Entrambi posto agli arresti domiciliari il 3 ottobre 2012 con la pesante accusa di ‘’violenza sessuale continuata e aggravata in danno di una minorenne’’. Nell’ultima udienza, a deporre, nell’aula ‘’Borsellino’’, a porte chiuse, è stato L.S., 50 anni, pregiudicato, ex compagno della madre della ragazzina che ha denunciato di avere subito gli abusi sessuali. Il teste ha confermato le accuse rivolte agli imputati in fase istruttoria, ma secondo gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Roberta Piccione l’uomo, recentemente arrestato dalla polizia per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente, porto illegale di arma da taglio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e violazione degli obblighi imposti dal suo status di sorvegliato speciale, non è credibile. Fu proprio L.S., a suo tempo, dopo avere raccolto le confidenza della giovane, adesso 16enne, a rivolgersi ad un assistente sociale che li accompagnò alla polizia di Trapani (Squadra mobile). Nell’ultima udienza  ha testimoniato anche uno degli investigatori (l’ispettore di polizia Maggio) che, scattata l’indagine, all’interno dell’istituto Rubino piazzò alcune microspie.