L'indomani arrivarono a Cesarea. Cornelio li stava aspettando e aveva chiamato i suoi parenti e i suoi amici intimi. Mentre Pietro entrava, Cornelio, andandogli incontro, si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati, anch'io sono uomo!» Conversando con lui, entrò e, trovate molte persone lì riunite, disse loro: «Voi sapete come non sia lecito a un Giudeo aver relazioni con uno straniero o entrare in casa sua; ma Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato. Perciò, essendo stato chiamato, sono venuto senza fare obiezioni. Ora vi chiedo: qual è il motivo per cui mi avete mandato a chiamare?»
Cornelio disse: «Quattro giorni or sono stavo pregando, all'ora nona, in casa mia, quand'ecco un uomo mi si presentò davanti, in veste risplendente, e disse: "Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita, e le tue elemosine sono state ricordate davanti a Dio. Manda dunque qualcuno a Ioppe e fa' venire Simone, detto anche Pietro; egli è ospite in casa di Simone, conciatore di pelli, in riva al mare". Perciò, subito mandai a chiamarti, e tu hai fatto bene a venire; or dunque siamo tutti qui presenti davanti a Dio, per ascoltare tutto ciò che ti è stato comandato dal Signore». Allora Pietro, cominciando a parlare, disse: «In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito. (Atti 10,24-31)
Care sorelle e cari fratelli, oggi è una domenica che si trova al crocevia di varie celebrazioni: è appena finita la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani; è la vigilia della giornata della memoria, dedicata al ricordo della shoà e di tutti quei momenti bui della storia dell'umanità che non dobbiamo dimenticare per non ripetere, anche se, basta leggere il giornale, tendiamo a ripetere questi terribili errori; oggi è anche la domenica in cui si parla della Cevaa e la cui colletta è destinata al lavoro di questa organizzazione.
Difficile mettere insieme tutti questi elementi senza rischiare di parlare di tutto e di niente. E allora lasciamo che sia il testo biblico a interrogarci e a farci riflettere. Il testo suggerito da Un giorno una parola per oggi, ci propone l'incontro tra due persone apparentemente lontane e differenti e pure accomunate dalla fede in Cristo. Cornelio, centurione romano, simpatizzante cristiano. Pietro, apostolo di Gesù Cristo, leader del movimento cristiano della prima generazione. In linea di principio – e sono loro stessi a riconoscerlo nella narrazione – tra di loro non dovrebbe esserci nulla in comune, nessuna possibilità, sia pur remota, di stabilire un contatto. Sappiamo, dai versetti che precedono il testo da noi letto, che Cornelio prega, è un uomo in ricerca, motivato e desideroso dell’incontro con Dio. E anche Pietro prega, ascolta e medita su ciò che Dio ha da dirgli. Entrambe le preghiere hanno una risposta. Da entrambe scaturisce una visione. Più chiara per il centurione, più difficile da interpretare per l’apostolo. Sembra voler dire che non basta essere un fedele di lunga esperienza per capire immediatamente e con chiarezza quali disegni abbia per noi il Signore. Cornelio e Pietro hanno due visioni che chiamano al confronto. In quella di Cornelio, il Signore gli dice di far chiamare Pietro in casa sua e gli da' le istruzioni per trovarlo; quella di Pietro è complessa e sembra che nemmeno lui riesca a comprenderla. Per Pietro è necessaria una conferma ulteriore dallo Spirito Santo per varcare la soglia di casa a Ioppe, ascoltare gli inviati di Cornelio ed incamminarsi insieme a loro e ad alcuni fratelli di Ioppe verso Cesarea. Sulla soglia dell’altra casa, a Cesarea, Cornelio e Pietro rispondono alla chiamata all’incontro: solo così il messaggio evangelico può fiorire ed essere condiviso. E quando le visioni si incontrano, i cammini si compènetrano, si scopre che le risposte si intrecciano e completandosi a vicenda mostrano un cammino comune. Quando le visioni si incontrano, non sono più soltanto singole persone a scoprirsi più vicine di quanto non pensassero, ma si incontrano intere comunità. Quando le visioni si incontrano, di conseguenza, le barriere tra gli umani vengono abbattute. Il frutto di questo incontro? La conversione! Una conversione ulteriore, perché loro si erano già convertiti al cristianesimo, ma che rinnova e ridà vita, slancio e prospettive. Non Cornelio ma Pietro afferma, fiero, ”ho imparato”, “Dio mi ha mostrato” (v.28), e poi di nuovo “capisco” (v.34). E' quel mettersi in ascolto per comprendere cose che fino ad allora non conoscevamo o, nel caso di Pietro, ritenevamo sbagliate e proibite; la sua visione parla di cibi impuri che il Signore ha reso puri. Significa riconsiderare la prassi alla luce della venuta di Cristo, al cambiamento che ha portato nelle loro vite. Quello che cambia radicalmente, allora, per Pietro più ancora che per Cornelio, è la stessa immagine di Dio. Luca che è autore anche del libro degli Atti, è il solo, nel Nuovo Testamento, ad esporre in modo narrativo in quale modo il Dio dei Padri sia divenuto il Dio universale. Perché in ultimo è l’universalità di Dio che sta al centro del messaggio e ci interpella. Siamo noi, oggi, in grado di riconoscere le numerose chiamate all’incontro che il Signore ci rivolge? Con quali mezzi, insieme a chi ci incamminiamo verso l’altro, gli altri? E quando l’incontro avviene, siamo capaci di viverlo come un momento di possibile conversione? Il nostro modo di vivere l’incontro che cosa dice del Dio in cui crediamo? Permettetemi un aneddoto: durante una celebrazione ecumenica in chiesa cattolica mentre parlavo con il prete organizzatore dell'evento, una signora si avvicina a me e cerca di prendermi il libretto liturgico che ho in mano affermando che quello è per i “preti” e quindi io non ne ho diritto. All'inizio mi sono irritata per la sua ignoranza e perché, come donna e diacona senza toga, spesso mi sento a disagio tra i sacerdoti, pastore compreso! Perché non vengo riconosciuta esteriormente come avente diritto all'annuncio del vangelo di Cristo. Poi mi sono ricordata da dove vengo e come sia normale per me riconoscere in chiunque la possibilità di annunciare l'evangelo; la signora nata e cresciuta in un ambiente cattolico non poteva saperlo. Ecco cosa serve la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, ho pensato! A far sapere, con dolcezza, attraverso l'incontro, a quella signora, che anche lei è chiamata da Cristo all'annuncio, all'accoglienza e al confronto. In mezzo a sacerdoti cattolici, ortodossi, anglicani, luterani, avventisti, tutti maschi e non giovanissimi, a quell'incontro ecumenico, c'era anche una giovane donna chiamata da Dio al Suo servizio. Perché ognuno e ognuna di noi è chiamato ad annunciare l'evangelo che ci libera, che ci salva e che ci dona nuova vita. E allora, le cose convergono: insieme, e soltanto insieme, venendo gli uni all’incontro degli altri, saremo in grado di portare al mondo una Parola di gioia, di speranza, di consolazione. Soltanto insieme, vivendo e facendo notare la scelta del dialogo e del confronto fraterno – quel conversare tra loro con cui Pietro e Cornelio entrano in casa insieme – le nostre comunità e le nostre chiese riusciranno a indicare a chi è in ricerca e a chi ne ha bisogno che il cristianesimo è predicazione, testimonianza di Dio, non dell’una o dell’altra chiesa, tradizione o confessione. Questa unità la viviamo anche nel progetto Essere chiesa insieme che coinvolge molte delle nostre comunità che accolgono fratelli e sorelle provenienti da altri Paesi e da altre culture. Essere capaci di raccontare se stessi e di ascoltare il racconto dell'altro è la sfida che ci proponiamo nel nostro tempo; comprendere il senso delle nostre azioni fa sì che ci arricchiamo di elementi che non per forza dobbiamo assumere e incorporare ma che ci permettono di andare incontro senza scontrarsi con chi è diverso da me. La Cevaa è per noi uno strumento per aiutarci in questo processo di comprensione nel quale ci troviamo; lo scambio tra persone di varie parti del mondo, con culture differenti e teologie non sempre concilianti è fondamentali per imparare a conoscersi e comprendere, come dice Pietro, che “Dio non ha riguardi personali; ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito”.
Il Signore che rende vivo ogni incontro e che abbatte ogni barriera ci accompagni in questo cammino. Amen
Nataly Plavan - 26 gennaio 2014 - www.chiesavaldesetrapani.com