E' già frattura tra i movimenti e le associazioni trapanesi che tre settimane fa avevano organizzato la manifestazione "Trapani dice no" per esprimere solidarietà ai giudici della Procura e del Tribunale.
Movimento Agende Rosse Trapani, Amalatesta Circolo Arci, Circolo PRC Mauro Rostagno. FLMU – CUB Trapani. Osservatorio veneto sul fenomeno mafioso, Circolo PRC Gramsci di Erice, Ossermafia Italia e Uniti in memoria di Paolo e Agnese Borsellino escono dal manifesto ''Trapani dice no'', per la presenza di certi soggetti ritenuti ''incompatibili''. Ecco cosa scrivono nel loro documento:
Gli appartenenti alle sottoscritte Associazioni intendono continuare a far memoria - che non è soltanto ricordo, ma anche e soprattutto impegno concreto - di questi fedeli servitori dello Stato vittime di violenze ed abusi di potere e a promuovere iniziative per far capire l'importanza di quella «bellezza del fresco profumo di libertà», tanto cara a Paolo Borsellino, che obbliga chi si impegna con passione su certi fronti a «rifiutare il puzzo del compromesso morale» che si sente attorno a quanti intendono stare con un piede in due scarpe per acquisire visibilità a tutto campo attraverso la partecipazione a pubbliche manifestazioni dalle finalità inconciliabili con quelle perseguite professionalmente, probabilmente sfruttate anche come "trampolini di lancio" in vista della sperata ma inconfessata realizzazione di ambizioni o velleità politiche all'ombra dei soliti burattinai di palazzo.
Gli appartenenti alle sottoscritte Associazioni hanno deciso di uscire (come già fatto da Saman) dal manifesto di "Trapani dice di no" con la divulgazione del presente comunicato, per fare in modo che nessuno possa interpretare arbitrariamente le motivazioni che stanno alla base di tale decisione.
Questa la replica di Trapani Cambia:
Chi ha paura di Trapani Cambia? In seguito alla notizia della defezione di alcune sigle dal manifesto "Trapani dice no", Trapani Cambia rinnova, al contrario, la sua adesione. Noi non ci stiamo a fare naufragare l'esperienza di "Trapani dice no" sullo squallore delle calunnie pretestuose anche a nostro carico. Da due anni siamo sotto tiro. Un fronte che vede schierati insieme chi si dichiara nemico reciprocamente e chi, invece, si spalleggia nel continuo attacco alla nostra esperienza associativa. Un attacco fatto di mezze parole e mezze verità sussurrate per le strade o gridate sulle bacheche dei social networks. Presunzioni di accordi, di patti mai dimostrati. Insomma, il gioco del sospetto ai nostri danni, un sospetto indimostrabile che assume consistenza solo perché ripetuto all'infinito. Non abbiamo mai risposto a questi attacchi perché non siamo noi a doverne dimostrare l'inconsistenza, piuttosto chi li afferma dovrebbe darne le prove. Non abbiamo cambiato idea in questi mesi su quello che è necessario al nostro territorio per uscire da questa zona grigia fatta di affari-mafia-politica, sulla necessità di uno "spazio pubblico" da condividere. Ci interessiamo di città e di rete tra cittadini. Per questo diamo fastidio. Ci interessiamo di beni sequestrati alle mafie e di come questi possano essere restituiti ai cittadini e alle cittadine attraverso la loro riconversione in luoghi di cultura. Per questo diamo fastidio. Viviamo fuori dalla cultura del Maccartismo, del sospetto, della caccia alle streghe perché troviamo che questi siano metodi da "manovalanza al servizio dei potenti della città". E se di manovalanza inconsapevole si tratta, allora è ancora più grave perché chi si erge ad avanguardia certe inconsapevolezze non se le può permettere. Continuiamo a lavorare. E per questo diamo davvero molto fastidio. Rivolgiamo un appello a tutte le sigle che hanno aderito all'agorà del 10 gennaio affinché l'esperienza di "Trapani dice no" continui, per rifiutare il "puzzo di compromesso morale" che sembra avvolgere un'intera città.
Commenta il giornalista Gianfranco Criscenti:
La frattura in seno ai movimenti per la legalità di Trapani non deve sorprendere. Anche a me sarebbe piaciuto un percorso unitario. Se qualcuno di voi si ricorda, un paio di mesi addietro ho promosso un incontro pubblico proprio per cercare di ricucire alcuni evidenti strappi. Alla luce dello scontro avvenuto in questi giorni, nella fase costitutiva della rete "Trapani dice di no!, sono convinto che, oggi, non c'è alcun margine!
La divisione è di natura culturale: c'è una concezione del modo di portare avanti iniziative antimafia, per la legalità, a tratti, molto distante. E non da adesso.
Nel ribadire che condivido la scelta di quanti sono fuorusciti dal cartello, affermo anche che rispetto tutte le posizioni, anche quelle di chi è fin troppo tollerante verso situazioni a dir poco ambigue (a voler usare un eufemismo).
Mi permetto di invitare tutti ad avere rispetto per gli altri, ma anche di pretenderlo dagli altri!