ochi mesi dopo la strage di Capaci l'allora ministro democristiano Calogero Mannino "temeva per la sua vita". "Era agitato e spaventato, si sentiva braccato e diceva di essere stato inserito in un elenco di Cosa nostra e che la sua vita era a rischio. Era un uomo che temeva fortemente per la sua vita". A raccontarlo in aula al processo per la trattativa tra Stato e mafia e' il direttore del Fatto quotidiano, Antonio Padellaro, ascoltato come teste nel dibattimento che si celebra davanti alla Corte d'assise di Palermo. Padellaro aveva intervistato Mannino l'8 luglio del '92, tra la strage di Capaci e la strage di via D'Amelio. Dell'incontro avuto con l'allora minstro Mannino ricorda che: "si sentiva braccato e sapeva che era fortemente a rischio".