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24/12/2013 10:17:00

Un Natale da... Siciliani. L'augurio dell'avvocato Diego Maggio

Un giorno questa terra sarà bellissima! Lo diceva un grande siciliano – Paolo Borsellino - che, anche in questa città, ha lavorato per la giustizia.
Ho trascritto questo pensiero nell’ultima immagine del mio libro Ragioni e sentimenti nella Sicilia del vino, proprio a contrassegnarne la valenza di denominatore comune a quelle pagine e alle nostre giornate, anche a questa che precede il duemilatredicesimo anniversario della nascita di Gesù Cristo. Infatti, pure nella difficile attualità siciliana si celebra la più grande festa della cristianità, la ricorrenza della stessa dolce origine della più tollerante fra le religioni.
Ma proprio riconoscendoci nel cristianesimo dei valori, sentiamo che il Natale è evento utile per tutta la gente: anche altrimenti credente, anche priva di fede (come ci insegna Papa Francesco). E può anche costituire l’occasione per tracciare un ragionato consuntivo su un'annata triste e comunque problematica. Questo Natale, cioè, possiamo adoperarlo sia per rammentare che per ricordare le grandi tragedie universali e i micro-drammi locali che hanno occupato le nostre più recenti trecentocinquantotto giornate.
Insomma, mentre chi ha la pancia piena si appresta a vivere il solito Natale gratuitamente festaiolo, ipocritamente solidale e artificiosamente effusivo, il possibile “esame di coscienza” trova spazi tutti da esplorare sol che lo si voglia fare.
Fuori dalle nostre tavole imbandite, infatti, ben si può … navigare dalla moltitudine dei precari sempre più ammutoliti, al silenzio che perdura su Denise e sugli altri scomparsi d’Italia; dal mai scomparso e concertato voto di scambio, allo sconcerto per la mancata riforma elettorale e per gli immutati compensi dei parlamentari; dalle larghe intese per la fiducia al Governo, all’ormai dilagante sfiducia nel futuro; dagli orrori di Lampedusa, agli squallori di “Porta a porta”; dallo scoperchiamento di continue corruzioni, alla disperazione delle nostre campagne; dalle nuove e inaspettate povertà europee, agli homeless di casa nostra; dall’incertezza della pensione e dell’assistenza sanitaria, all’emorragia dei nostri portafogli e alla fuga universitaria dei nostri figli per inseguire altrove lauree più spendibili; dai proclami di anacronistici autonomismi, al rischio di soffocanti autismi; dai comitati d’affari pure sugli scontrini di rimborso-spese, al raccapriccio per le bocche cucite col fil di ferro nei Centri di Immigrazione e Espulsione; dai negozi deserti nei centri storici, al degrado emergenziale delle periferie; dal profondo e perdurante tracollo economico, alla ancor più preoccupante crisi morale.
Possiamo approfittare, pertanto, di questa festività per smettere di sentirci assediati dai nostri simili, per finirla con questa psicosi da asfissia, per guarire da questo panico da improvviso restringimento di spazi, per superare questa fobia da imminente esaurimento delle risorse, per troncare questa barbarie di egoismo.
Nulla di strano se, proprio da domani, possiamo recuperare la normalità del capire e la emozionalità del sentire: vivendo un Natale senza sconforti, ma senza menzogne. Una festa che – almeno stavolta - sia senza favole ingenue, ma con... i pantaloni lunghi: che ci faccia davvero sentire più autentici e cordiali (cioè, letteralmente, con piena consapevolezza e con tutto il cuore) gli auguri che – al lavoro e in famiglia, per strada e in ufficio, nel vigneto e in cantina - ci scambiamo.
E che, anche nei riguardi di questa nostra ancora “redimibile” terra, sostanziamo con le ragioni e con i sentimenti: impegnandoci affinché questa Sicilia, appunto, ritorni ad essere “bellissima”!
 



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