ERODE - IL PARADIGMA DEL POTERE POLITICO INTESO COME DOMINIO – pur avendo al di sopra di sé un potere più grande ( l’Impero Romano) cui si mantiene ostentatamente fedele
Esaminiamo la sequenza del racconto nel cap. 2 del Vangelo di Matteo.
I Magi d’Oriente arrivano a Gerusalemme e domandano
dov’è il re dei giudei? ( è lì, è Erode)
che è nato ( ah, allora non può essere Erode, che ha circa 70 anni)
hanno visto la sua stella in Oriente ( si tratta quindi di astrologi, di sapienti che sanno interpretare il linguaggio delle stelle )
sono venuti per adorarlo ( allora questo “re” che sarebbe nato non è un normale nato di donna ma quello di cui parlano le scritture, il Messia)
Fino a qui l’azione dei Magi – A questo punto comincia l’azione che ci interessa esaminare, quella di Erode, che si può suddividere grossomodo in due parti ben distinte, cui poi si aggiunge in conclusione una vera e propria esplosione di violenza, che va sotto il nome di strage degli innocenti
A = L’AZIONE PUBBLICA : Erode e “tutta Gerusalemme” sono turbati dalla domanda dei Magi. Erode convoca i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo: “cosa dicono le scritture sulla nascita del messia? Dove nascerà?” Gli rispondono: “A Betlemme di Giudea”
B = L’AZIONE NASCOSTA : Erode chiama a sé, “di nascosto”, i Magi e domanda: “quando avete visto la stella?” I tempi che gli comunicano fanno pensare ad un bambino nato da poco. Allora Erode rivela loro che il posto dove trovarlo è Betlemme ( un villaggio abbastanza vicino a Gerusalemme). E fin qui gli sta facendo una cortesia. Ma improvvisamente l’atmosfera cambia, Erode chiede un favore, e che questo favore rimanga fra di loro, che altri non lo sappiano. In realtà non sembra una richiesta di favore ma quasi un incarico, come se fossero al suo servizio: cercate il bambino, trovatelo, e, quando l’avrete trovato, venite a riferirmelo. Anch’io vorrò andare ad adorarlo.
Perché questo comportamento, così strano? I Magi sono degli sconosciuti ed egli li mette al proprio servizio ed affida loro un delicato incarico investigativo. E’ strano, con tutta la polizia segreta e pubblica che aveva ( era al potere da quasi 40 anni) poteva far fare la ricerca ai suoi servizi di polizia. Si sarebbero sbrigati certamente molto prima. Sì, ma i suoi poliziotti erano ebrei e sapevano di chi si parlava quando si nominava il Messia. Si sarebbe sparsa la voce che si cercava il Messia, nientemeno colui che avrebbe liberato il popolo dalla schiavitù (cioè, nel pensare comune del popolo, dal dominio dell’Impero Romano). E lui, dinanzi al popolo esaltato avrebbe dovuto sul serio andare ad adorarlo. Ha già ammazzato moglie e suocera e poi tre figli per consolidare il proprio potere; immaginarsi se ha voglia di passarlo a questo fantomatico Messia. E poi? Come l’avrebbero presa i dominatori romani? Erode se la intende con i Romani. Addirittura davanti al suo nome ha messo il prenome della famiglia dominante, la famiglia Julia, quella di Cesare e poi del successore, ai tempi della nascita di Gesù, Ottaviano Augusto. Il suo nome completo è Giulio Erode. Dopo aver tradito Antonio, è passato dalla parte di Ottaviano Augusto ed ha consolidato il suo potere rimanendogli fedele. Se, invece, senza che altri lo sappia, saranno i Magi ad informarlo, egli potrà farlo sparire senza alcuna conseguenza presso il popolo.
I Magi ritrovano la stella, la seguono, trovano il bimbo, offrono i famosi tre doni, lo adorano, fanno un sogno che li invita a partire subito, tornano verso le loro dimore in Oriente. Erode viene totalmente dimenticato.
Erode non dimentica i Magi. La loro scomparsa lo fa divenire furibondo, si scopre ingannato da chi credeva di ingannare, esplode in un’ira devastante che non teme più di agire apertamente; ma si tratta di un’ira lucida: ordina di uccidere tutti i neonati di Betlemme al di sotto dei due anni; il nuovo re sarà uno dei suoi figli ( ne ha altri oltre i tre fatti giustiziare) e sarà lui a sceglierlo.
Se ci soffermiamo ora a trarre fuori da questi comportamenti del re alcune caratteristiche essenziali di colui che detiene il POTERE, possiamo individuare le seguenti:
attaccamento spasmodico al comando
uso della violenza
eliminare avversari reali e potenziali
agire sempre con plurime finalità
nascondere le proprie vere intenzioni
utilizzare le buone intenzioni altrui per i propri interessi
Lasciamo ora per un po’ da parte la vicenda di Giulio Erode e consideriamo brevemente cos’altro ci dicono i Vangeli a proposito del potere. I Vangeli ci raccontano alcuni episodi – quelli che per lo scrittore sono i più significativi - della vita di Gesù. E Gesù incontra costantemente il potere, sotto forma di gruppi dominanti che cercano di contrastare e sminuire il suo insegnamento. Hanno capito benissimo che le sue parole, ma soprattutto la sua prassi, mettono in pericolo il loro potere consolidato nella società. Questi gruppi vengono chiamati “ gli scribi”, “ i farisei”, “ i sacerdoti del Tempio”. In Gesù teoria e prassi (cioè la messa in pratica di ciò che si sostiene) coincidono realmente; i suoi comportamenti stanno facendo saltare le regole sociali. Ne ricordo due, a mio parere fondamentali. Due soggetti sociali che sono abituati ad essere sottomessi ai gruppi dominanti Gesù li tratta alla pari, li dichiara liberi da ogni assoggettamento, dice che proprio perché vengono considerati “ultimi”, non sono “ultimi” ma primi. Questi due soggetti sociali sono le DONNE e i POVERI. Per le élites dominanti ciò non è ammissibile. E’ chiaro che ai loro occhi Gesù è un sovversivo, che va eliminato al più presto. Gesù negli scontri verbali con questi gruppi è abilissimo nel costringerli a riconoscere che egli non sta violando la LEGGE ebraica, anzi la sta interpretando nel modo migliore. Ma lo scontro non è accademico bensì di POTERE. Costoro il potere non vogliono mollarlo, legato com’è ai poteri che stanno più in alto, quello del re di Giudea e, sopra a tutti, dell’Impero romano. Gesù, se può, evita lo scontro; vuole con-vincere non com –battere; non vuole abbattere il potere ma convertirlo in amore. Una volta sola urla ed usa gesti duri: quando caccia via i mercanti che hanno riempito di bancarelle e negozietti tutto lo spiazzale del Tempio. E’ chiaro che non ce l’ha con quei commercianti, ce l’ha con il Gran Sacerdote e tutta la sua corte che permettono ciò, chiaramente perché il Tempio ne trae un grosso vantaggio economico e di sostegno nell’opinione pubblica. Infatti dopo quell’episodio le decisione è presa: Gesù va eliminato.
A parte l’incontro-scontro continuo di Gesù con il potere diffuso attraverso la società in vari gruppi sociali, in due casi - a parte la sua nascita - incontra il POTERE concentrato al massimo della sua espressione. Il primo caso è l’incontro con il Tentatore nel deserto: cosa gli offre? Il dominio su tutto il mondo, il POTERE ASSOLUTO. Gesù rifiuta sdegnato, così come ha rifiutato di usare poteri divini che il Tentatore lo sfida a manifestare. Il secondo caso è l’incontro con il POTERE RELIGIOSO E POLITICO, dopo il suo arresto e durante tutto il (finto) processo. Egli sceglie di non dialogare con questo potere, sceglie il silenzio. Con il POTERE Gesù non scende mai a patti.
Quando è neonato, certo Gesù non può operare scelte. Scelgono i Magi per lui. Avendo compreso l’ambiguità e pericolosità del potere, arrivano alla conclusione che non è possibile avere rapporti con il potere a meno che non accetti di confrontarsi realmente: e vanno via. Giuseppe con Gesù e Maria fugge in Egitto e ritorna solo dopo la morte di Erode: sapendo però che ora il re della Giudea è il figlio di Erode, preferisce continuare il viaggio fino in Galilea e stabilirsi a Nazareth. Meglio essere prudenti. E’ pur sempre figlio di un tale padre.
Per trarre una conclusione sommaria da tutto quanto si è ricordato fino ad ora: Gesù e, ovviamente, i suoi seguaci rifiutano ogni rapporto con il potere dominante nella società; non possono fare a meno di incontrarlo, ma in questo caso dialogano come fanno i profeti, chiamando alla conversione, alla giustizia e senza timore di scontrarsi. Non è certo un caso che tutt’e quattro i Vangeli prima di raccontarci di Gesù presentano il profeta Giovanni Battista.
Cosa abbiamo fatto noi seguaci di Gesù, detto il Cristo cioè il Messia, in questi duemila anni in cui, chiamandoci cristiani abbiamo cercato di applicare i suoi insegnamenti, la sua prassi, alla vita concreta di ogni giorno? A parte piccoli gruppi di seguaci sinceri che finiscono regolarmente isolati nell’insieme delle società che si autoproclamano cristiane, le strutture dominanti delle varie denominazioni cristiane – cattolici, ortodossi, protestanti - lungo i secoli, a partire dai tempi di Costantino che ha trovato comodo per il POTERE farne la religione di Stato, hanno fatto accordi e continuano a fare accordi con i poteri dominanti. Quando c’erano i re, con i re; dove ci sono i dittatori, con i dittatori; dove comanda l’alta finanza, con i grandi ricchi della terra. Anche se proclamano la conversione e i diritti dei più deboli però firmano concordati o accordi, che garantiscono i diritti della Organizzazione non degli oppressi. Non stiamo parlando in astratto: nella prima parte del secolo scorso le chiese cristiane della varie denominazioni cercarono l’accordo e sostennero le varie dittature fasciste che si diffusero per l’Europa a partire dall’Italia e il nazismo di Hitler. Nella seconda parte del Novecento e fino a pochi anni fa nell’America latina, in particolare nell’Argentina, da cui proviene il nuovo papa Bergoglio, la chiesa cattolica ha sostenuto o non ha combattuto dittature feroci; nell’America del Nord chiese protestanti sono diventate fondamentaliste come i talebani, hanno teorizzato la diffusione della propria civiltà “cristiana” con i bombardamenti e le invasioni militari ed hanno sostenuto le avventure militari degli Stati Uniti in Iraq e Afganistan.
19 dicembre 2013 Giovanni Lombardo - www.chiesavaldesetrapani.com
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