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18/12/2013 06:30:00

Operazione Eden. Così Filardo gestiva la sua azienda dal carcere. "Patrizia è una sorella"

L’attività della Guardia di Finanza, all’interno dell’operazione Eden si è concentrata tutta sulla famiglia Filardo, di Castelvetrano, e su quanto è stato fatto per evitare le attenzione degli inquirenti sulle loro ricchezze.

In particolare sono stati analizzati i mutamenti avvenuti nella compagine societaria della Giovanni Filardo Srl e i rapporti bancari intrattenuti da Giovanni, Floriana e Valentina Filardo.

Giovanni Filardo, arrestato venerdì, era stato appena assolto dal processo per mafia nato dall’operazione “Golem 2”.

Il 14 Dicembre del 2006, sette anni fa, subisce una perquisizione domiciliare: cercano a casa sua il latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2007 Filardo provvede a liberarsi di un po’ di “pesi” e dismette, formalmente, ovvio, la disponibilità di una ingente somma costituente provento dell’attività d’impresa da lui gestita, intestando quasi interamente alla coniuge Francesca Maria Barresi le quote rappresentative del capitale sociale della Filardo Giovanni s. r. l.

Non solo. Dalla Cedelt spa vengono accreditati a Filardo 300.000 euro. Lui ne gira una parte, 200.000 euro, alle sue figlie, nei rispettivi conti corrente bancari. Quando nel 2010 Filardo viene arrestato, nell’ambito dell’operazione Golem 2, sua figlia Floriana gli subentra nella carica di amministratore unico della società, che, dopo alcuni mesi, cambia nome: da Filardo Giovanni Srl, nome ormai troppo ingombrante, si trasforma nel più discreto B.F. Costruzioni srl.

Dalle intercettazioni in carcere dei colloqui tra Filardo, sua moglie e le sue figlie, la Finanza capisce benissimo che queste mosse sono state fatte perché l’imprenditore teme che si abbatta su di lui la confisca dei beni e della loro impresa.  “Mi spavento che mi sequestrano i beni” dice Filardo alle sue donne durante i colloqui. E infatti, benchè formalmente non abbia più alcuna carica nell’azienda, è lui non solo ad impartire ordini, ma a spiegare alla figlia cosa deve fare, passo dopo passo e a dirle anche che vuole sapere tutto, pure se compra un bullone.

Insomma, come avviene ormai di prassi nelle imprese vicine alla mafia, i mutamenti degli assetti societari sono fittizi. Giovanni Filardo, dal carcere, gestisce la sua impresa, decide sui dipendenti, i contratti, la gestione dei rapporti con le banche e gli istituti di credito, grazie alla moglie e alla figlia Floriana, che agiscono da esecutrici dei suoi ordini in maniera concreta ed essenziale.

Nonostante sia in carcere, in spregio al fine stesso della detenzione – che è quello di allontanare un presunto mafioso dal suo territorio e dalla gestione della sua ricchezza –  Filardo sa tempestivamente cosa succede. Non solo, è pronto a riorganizzarla dopo il suo arresto, per non fare perdere operatività all’azienda. E’ lui che ragiona sul cambio del nome, sulla sua nuova veste giuridica. “Floriana! Le cose sono mie e fai come ti dico io! Va bene? [...] ogni problema tu ne devi parlare con me! [...] io ti dico quelli che ti dico e si fa quello che dico io!”. Così Filardo riprende la figlia. E’ il 30 Maggio del 2011 quando dà quest’ordine alla figlia: “Pure se paghi un bullone.. tutte cose scritte voglio!”. E’ lui che decide di eliminare il nome Filardo dall’azienda, per paura del sequestro dei beni. L’ordine è perentorio: bisogna eliminare qualunque elemento possa ricondorre l’azienda a lui. “Voi dovete fare così” spiega alle figlie e alla moglie. E suggerisce di dire al consulente (tale Nino) di cambiare il nome della società: “Digli a Nino che cambiate pure il nome… ci mettete un nome a piacere… [...] Dovete cambiare il nome… il mio nome levatelo… Filardo Giovanni S.r.l. levatelo metteteci “acqua minerale” (prende in mano una bottiglia d’acqua) ma il nome mio non deve comparire!”.

Nello stesso colloquio è Floriana Filardo a spiegare perché, subito dopo l’arresto del padre, con sua madre – azionista di maggioranza – ha compiuto l’operazione che l’ha portata a diventare aamministratoredella società.  Lo scopo è uno solo: “Poter continuare a lavorare”, aggirando la normativa antimafia: “….dice  voi intanto potete fare così, cambiate l’amministratore per potere lavorare ora dice, perché altrimenti non potete lavorare…”.

Filardo suggerisce anche alla figlia di vendere alcuni mezzi aziendali: “Caso mai ci teniamo l’escavatore, una pala e due camion…. e poi tutte cose fuori…spiega in un’intercettazione del 1° Luglio 2010. Non solo, prospetta alla figlia anche la vendita di un immobile, una “casetta”, in quel momento affittata. Non si mai, che un giorno arrivi la confisca: “La vedi questa casetta, è sempre sottoposta a scipparla loro….perché chissà cosa ci frulla…lo capisci?

Filardo sollecita anche la figlia Floriana a mantenere il saldo attivo del conto corrente bancario intestato alla società, ma con pochi soldi: “Il conto, quello della SRL, non lo tenere alto… tienilo sempre nel fido… Capisci? Così se scattiano si prendono i soldi della banca…”.

Con la regia del padre in carcere l’azienda BF Costruzioni, con questo nuovo nome cambiato per non insospettire, rilancia l’attività imprenditoriale. Il 12 Ottobre 2010 Filardo chiede alla figlia: “Avete già cominciato a lavorare?”. E lei: “Papà, piano piano….ora stiamo facendo tutti i passaggi….”.

Ma perché Filardo ci tiene così tanto ad incamerare soldi e a non fermare l’attività? Perché tiene alla sua famiglia, certo. Ma anche perché tiene all’altra famiglia, quella mafiosa, di Castelvetrano, la famiglia che fa capo ai Messina Denaro. Anche i loro interessi sono da salvaguardare. Filardo ha un affetto particolare, che va oltre la parentela, ma condivide interessi e obiettivi. Tanto da essere sempre disponibili per le urgenze dei Messina Denaro.  Il 30 Maggio 2011 riferendosi a Patrizia Messina Denaro, lui fa la raccomandazione alla moglie di non lasciarla sola “è meglio delle mie sorelle, te lo dico io. Per me è meglio delle mie sorelle  Ha sbagliato, ha indovinato, ci siamo litigati, ci siamo inc…, ci siamo baciati tutte cose, è meglio delle mie sorelle e non la voglio toccata. Dille che non si preoccupi (un si pigghia collera) dove mangiano tre le dici mangiano quattro…”. Filardo chiede a sua moglie di manifestare subito il suo pensiero: “Appena esci da qua le puoi dire: vedi che Giovanni mi ha detto che siamo la stessa cosa….viviamo, viviamo tutti insieme, moriamo tutti insieme. Tu le dici: Patrì, tuo cugino mi ha detto, se viviamo,  viviamo tutti, se moriamo, moriamo tutti, fino all’ultimo respiro siamo assieme”.

E infatti Filardo dà la disposizione, sempre dal carcere, di destinare parte dei proventi dell’attività svolta dalla BF Costruzioni a Francesco Guttadauro (figlio di Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro Rosalia). Ciccio Guttadauro, nipote di Matteo, è il giovane sul quale la famiglia mafiosa vuole investire per creare un nuovo boss che mantenga il potere della famiglia.