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16/12/2013 09:54:00

Meditazione: Una lettera dall'apocalisse alla chiesa di Filadelfia

"All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato.
Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio e il mio nuovo nome. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese". Apocalisse 3, 7-13

Qualche informazione preliminare su questa chiesa. Filadelfia si trova in Turchia a circa 50 km da Sardi, destinataria della lettera immediatamente precedente il nostro testo. Filadelfia esiste tuttora e porta oggi il nome turco di Allahsher, cioè "città di Dio". Situata in una fertile pianura ai piedi di alte montagne, era un centro commerciale molto attivo, in quanto crocevia di diversi popoli che l’attraversavano. Vi si coltivano soprattutto vigneti, e per questo nell’antichità il dio Bacco la faceva da padrone. Una larga strada la collegava alla Misia, alla Frigia e alla Lidia. Dai monti si imbottiglia ancora un’ottima acqua minerale, ricercata anche per un effetto benefico sulla pelle.

Non sappiamo come è arrivato il vangelo in queste zone della Turchia, ma nel nostro testo leggiamo che a Filadelfia già c’era una sinagoga ebraica. Molto probabilmente il messaggio cristiano fu veicolato proprio attraverso questa sinagoga, ha creato divisione fra i suoi fedeli, arrivando alla scissione tra ebrei e cristiani. Il nostro testo definisce addirittura ‘sinagoga di Satana’ la comunità ebraica, prova che l’antisemitismo nacque proprio agli inizi della nostra storia cristiana.

A questa Chiesa di Filadelfia, probabilmente poco considerata per la sua esiguità numerica, il Signore si rivela in maniera particolarmente bella ed incisiva: "All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo….

Ormai abbiamo decodificato alcuni simboli presenti nel libro dell’Apocalisse e sappiamo che ‘angelo della Chiesa’ è il pastore che la guida. Le ‘sette stelle’ che l’agnello tiene in mano sono proprio le sette chiese a cui sono rivolte le sette lettere.

I credenti facenti parti della comunità di Filadelfia non possono che essere elogiati: "Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome" (Apocalisse 3:8). L'elogio alla Chiesa di Filadelfia, parte da una verità indiscussa: "IO CONOSCO". Mentre l'uomo guarda all'apparenza, giudica per quello che vede e tante volte lo fa sotto una spinta emozionale o magari perché influenzato da altri, Gesù invece è il solo, l'unico a poter dire con assoluta certezza: "IO CONOSCO". La sua conoscenza comprende passato, presente, futuro, Egli non ha bisogno di suggerimenti umani: "Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell'uomo" (Giovanni 2:24,25).

In conformità a quest'onniscienza, il Cristo può fare dichiarazioni assolutamente valide e autorevoli e Filadelfia, fra le sette Chiese, é la più Iodata da Cristo Gesù. Egli loda i cristiani di Filadelfia per le loro "opere". Esse non sfuggono al Suo sguardo e sono preziose per il Suo cuore. Quali erano queste opere? Il fedele annuncio dell'Evangelo: "Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere" (Apocalisse 3:8).

La Chiesa di Filadelfia, pur essendo composta da pochi credenti, è motivata dal solo desiderio di evangelizzare e il Signore dà loro l'opportunità di compiere quest'opera presso i pagani ed i Giudei della città e della regione, un'opera missionaria che gli avversari non potranno impedire. Ecco la porta aperta.Paolo più volte usa nei suoi scritti l'immagine di porte aperte, riferendole alla Parola di Dio e all'evangelizzazione.

Cari fratelli e care sorelle, mi sembrano molti i punti di contatto e di riferimento con la nostra piccola comunità di Marsala. Persino il nome! Marsala è un nome arabo e significa ‘porto di Dio’, Filadelfia in lingua turca è Allahsher, cioè ‘città di Dio’. Vigneti e vino a Filadelfia, vigneti e vino qui a Marsala, piccola comunità a Filadelfia, piccola comunità a Marsala. Chissà che lettera avremmo ricevuto attraverso l’Apocalisse!
Una cosa è certa: il Signore ci conosce, e la sua conoscenza è soprattutto personale, sa ogni cosa di ognuno di noi, conosce il nostro amore fraterno, la nostra costanza nella fede, la nostra partecipazione alle attività della chiesa, il tempo che dedichiamo allo studio delle Sacre Scritture e alla preghiera, l’impegno che ci muove alla testimonianza." Pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome". Serbare la Parola di Dio. Ai nostri giorni molti affermano di essere fedeli alla Parola, ma quanti la serbano integralmente, senza aggiungere, né togliere nulla? La prova del nostro amore per il Signore viene data con l'ubbidienza. Gesù ha detto: "Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama". La parola del Signore è una parola di verità perché proviene da Dio. Chiediamoci: "Che valore ha la Parola di Dio per noi? È la cosa più importante? Dipendiamo da Essa per vivere come il Signore vuole? Siamo disposti dopo averla letta ad ubbidire"?: "Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città" (Deuteronomio 6:6-9). La chiesa di Filadelfia è una chiesa pronta all’incontro con Gesù che ritorna, ‘Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona.’

Anche oggi in questo culto il Signore vuole esortarci alla costanza, ci chiede di conservare fermamente la nostra fede, di non banalizzarla con discutibili posizioni personali, ma di rifarci sempre ai testi delle sacre scritture e al consenso dei credenti che ci hanno preceduto: dobbiamo trasmettere anche noi il messaggio autentico di salvezza che si trova in Cristo e di cui ci attestano le sacre Scritture. "Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona" (Apocalisse 3:11).
I primi cristiani intesero questo avverbio ‘presto’ nel senso che si aspettavano il ritorno di Gesù, la parusìa, nel corso della loro generazione, cosa che non avvenne. Ma forse il senso di questo avverbio sta nel nostro rapporto personale con la vita.
Spesso ci stupiamo di come corre veloce il tempo, non ce ne accorgevamo quando eravamo giovani, come non se ne accorgono i nostri figli, che hanno fretta di crescere e rendersi autonomi.
I miei ex-colleghi avevano programmato un pranzo pre-natalizio per ritrovarci insieme e scambiarci gli auguri. Dovevamo incontrarci giorno 6 di questo mese, ma ahimè!, la figlia di un mio collega a 34 anni ci ha lasciato per un male fulmineo appena diagnosticato. Ecco il ‘vengo presto’, e anche se la nostra vita può prolungarsi fino a oltre cento anni, è sempre il ‘presto’ che vince. Per questo dobbiamo essere sempre pronti a incontrare il Signore che torna a rapirci per darci ‘la corona della vita’.

Per chi non ha la nostra fede la morte arriva come un ladro in casa, ma per noi può diventare l’esito della nostra speranza. "Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata e ci insegna a rinunziare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù" (Tito 2:11-13). La speranza della seconda venuta di Cristo é, per la Chiesa di Filadelfia, anche un incoraggiamento a conservare gelosamente quello che avevano ricevuto da Cristo. In questo, essi non dovevano mostrarsi negligenti. In tutte le Chiese di ogni tempo questa diligenza e fedeltà renderà ai credenti una posizione stabile e sicura. L'espressione "tieni fermamente", ci rende l'idea di una cosa che "è stata afferrata e non vi è più il desiderio di lasciarla". Gesù sta per tornare con la Sua ricompensa, cioè per dare le corone a quelli che sono rimasti fedeli. Questo c'insegna quanto sia importante vigilare e stare vicini al Signore.
Quando un imperatore conquistava una città le cambiava subito il nome, come ad affermare che ora apparteneva a lui. Per questo nella nostra lettera è detto: "Scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio e il mio nuovo nome" (Apocalisse 3:12).

Scrivere il nome era dunque segno di appartenenza, come a voler dire: "Questo è mio, mi appartiene". Ecco quello che farà il Signore per noi. Vuole che siamo Suoi per l'eternità: "Ma ora così parla il Signore, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio" (Isaia 43:1).   Sarà così dichiarata la nostra appartenenza esclusiva a Dio perché porteremo il suo "nuovo nome".
La lettera alla Chiesa di Filadelfia, oltre a donarci la visione di una Chiesa fedele del primo secolo, diviene una proposta di vita per i credenti di tutte le età che vogliono vivere nella fedeltà e nel servizio nell'attesa del ritorno di Gesù.  Lascio ognuno di voi con questa domanda, a cui devo rispondere anch’io: "Sei tu pronto al ritorno di Gesù"?

 

Franco D'Amico - 15 dicembre 2013 - www.chiesavaldesetrapani.com