Gli articoli comparsi su alcuni quotidiani online e della carta stampata non lasciavano margini a dubbi. Nemmeno l’ombra del condizionale, a cominciare dai titoli. Secondo gli articolisti il già comandante della stazione dei carabinieri di Salemi, luogotenente Giovanni Teri, avrebbe difeso in tribunale Giuseppe Giammarinaro dall’accusa di avere avuto contatti con mafiosi. La “clamorosa” notizia sarebbe venuta alla luce dopo la deposizione resa dal sottoufficiale dinanzi ai giudici del Tribunale di Trapani, dove è in corso un procedimento di prevenzione a carico dell’ex deputato regionale democristiano. Un vero coup de théâtre, secondo un cronista. La conferma di quanto ebbe a dichiarare, ai primi di novembre, l’ex sindaco di Salemi, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Trapani. Che, cioè, tra il maresciallo Giovanni Teri, e l’esponente politico, vi era sempre stato uno intenso rapporto di amicizia al punto tale che i due avrebbero addirittura condiviso più volte alcune cene. Amicizia, mai interrotta alla luce di quanto detto in aula, alcuni giorni fa. Affermazioni, quelle di Sgarbi, smentite però dal sottoufficiale a questa testata ai primi di novembre. E reiterate, durante la sua deposizione di oltre due ore, nell’ultima udienza di questo processo a carico di Giammarinaro. Ma l’oggetto dello “scandalo” sarebbero due risposte date da Teri agli avvocati difensori del politico. Alle domande se avesse mai visto Pino Giammarinaro presenziare alle giunte comunali di Salemi o addirittura in compagnia di mafiosi, il luogotenente Giovanni Teri ha risposto senza esitazioni negativamente. Da qui la bizzarra interpretazione di una parte dei cronisti, secondo cui “quelle di Teri sono dichiarazioni che si possono ascrivere a vantaggio dell’ex deputato regionale al punto che gli avvocati difensori di Pino Giammarinaro, Paolo Paladino e Ferruccio Marino, si sono dichiarati “soddisfatti di questa testimonianza”. Un modo discutibile e superficiale, ci pare di poter dire, di seguire certe vicende giudiziarie. La deontologia professionale obbligherebbe infatti a non commettere mai l’errore di sentire una campana sola, In questo caso quella della difesa. E specialmente quando si tratta di processi a porte chiuse. E del resto basterebbe un pizzico di arguzia e di logica per riflettere sul tenore delle domande/risposte oggetto di tanto “clamore”. Domande retoriche, che non potevano non avere che quella risposta negativa. Diversamente, il rischio di una incriminazione di falsa testimonianza sarebbe stato altissimo. Del resto, basta leggere gli atti di pubblico dominio per convincersene. Dalla visione delle carte, che hanno portato allo scioglimento del comune belicino, non si legge da nessuna parte che l’allora maresciallo di Salemi abbia scritto di avere visto Giammarinaro presenziare in Giunta. Non essendo un organismo pubblico e tenendosi a porte chiuse, solo un suo membro avrebbe potuto testimoniare. Nemmeno un poliziotto. E infatti, a far mettere nero su bianco la partecipazione di Giammarinaro alle giunte fu il fotografo Oliviero Toscani, nella qualità di ex-assessore. Stessa cosa per le presunte frequentazioni mafiose addebitate a Giammarinaro. Invano ho cercato nel lungo dossier dell’indagine “Salus Iniqua” frasi riconducibili a Teri che affermi una tale circostanza. Non li ho trovati, perché non esistono. Solo quando si scrive della vice sindaca Antonella Favuzza si fa riferimento ad un rapporto di stretta amicizia tra questa e un pregiudicato. Immaginatevi cosa sarebbe accaduto se Teri avesse risposto il contrario. Rimane un mistero, quindi, il motivo di tanto stupore. Perché si è fatto intendere che il carabiniere Giovanni Teri avrebbe fatto un passo indietro o addirittura ritrattato? S’intende delegittimarlo, forse? A noi sembra invece che in sede processuale (l’unico luogo deputato a condannare o assolvere, non certamente venti righe di una colonna di un giornale) il sottoufficiale Teri abbia confermato coerentemente quanto a suo tempo scrisse nel suo rapporto di polizia giudiziaria. E lo ribadisce, con un comunicato stampa, il suo legale avvocato Mariella Martinciglio, nominata per difendere la sua onorabilità di servitore dello Stato. Scrive infatti l’avvocato che “Il Luogotenente Giovanni TERI, quale già Comandante della Stazione Carabinieri di Salemi, non ha mai attaccato né difeso nessuno in Tribunale. La sua deposizione presso il Tribunale di Trapani è stata fatta attenendosi all’etica professionale e morale, così come previsto dal ruolo istituzionale che ricopre. È assurdo pensare ed ancor peggio scrivere che egli abbia potuto “prendere le difese” di Giammarinaro, non riportando negli articoli stampa, che proprio il Luogotenente Giovanni TERI indicava il Giammarinaro Giuseppe, essere tra i protagonisti di una ‘regia occulta’ che causava un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del Comune di Salemi, è incontrovertibile che da ciò si è ingenerato il procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione.” Una vicenda questa che sta assumendo aspetti sempre più inquietanti, i cui effetti sono difficilmente prevedibili e su cui certamente ritorneremo.
Franco Lo Re