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06/11/2013 06:27:00

Vertenza Megaservice. Si scrive il terzo atto della commedia "Aspettando Godot"...

 

Gli oltre otto mesi dall’inizio delle drastiche e notarili procedure di liquidazione della società e le innumerevoli sequenze di tavoli tecnici con varie nomenclature, tenutesi presso le istituzioni coinvolte : Provincia, V Commissione lavoro dell’Ars, Presidenza della Regione,  Prefettura – conducono inesorabilmente come rendiconto a tracciare  una decisa quanto opportuna  linea orizzontale di bilancio che ci porta come risultato al minaccioso quanto tangibile senso del nulla , della immobilità e dell’apatia.

Così esattamente e come non mai, la successione svogliata degli eventi ha analogie stridenti con la trama della drammatica commedia di Samuel Beckett,  in cui non c’è un inizio nè una fine, non si sciolgono i nodi caratteristici ed i problemi restano irrisolti definendo i contorni del nulla è  mutato.

Ad ogni manifestazione d’intenti attiva,  si percepisce nettamente una voce di fondo che sussurra … Godot oggi non verrà, ma verrà domani;

Nello specifico Godot è l’impegno, la determinazione , lo sviluppo e la concertazione, la elementare quanto auspicabile voglia del fare d’individuare soluzioni.

I personaggi istituzionali  di questa drammatica, ma nel nostro caso,  reale commedia di vita fanno esclusivamente da sfondo alla vicenda come l’albero che si spoglia e fiorisce seguendo il solo ciclo naturale non mettendo mai sostanzialmente nulla di proprio, ma assecondando esclusivamente l’inerzia di una condizione obbligata, alla quale non si vuole ed in nessuna circostanza, dedicare alcuna applicazione mantenendo un approccio disilluso.

I vagabondi non sono due, come nella commedia, ma  nella realtà del terzo ed inedito ns. atto,sono 66 lavoratori, oltre i loro nuclei familiari, che ad ogni occasione aspettano il Godot – soluzione responsabile di turno e con una sempre maggiore condizione umana e materiale di prostrazione e di incredulità verso il sistema istituzione, quello peraltro  eletto o incaricato, forse troppo superficialmente.

Ci si chiede quali debbano essere le forze in campo a cui rivolgersi per invertire la trama Breckttiana, quale debba essere anche il vero ruolo delle parti sociali sempre più legate ai partiti, quando  oggi persino loro,  confondono pubblicamente,dinnanzi a platee di lavoratori affamati,  il concetto storico di rivoluzione in senso lato,  come lotta per il conseguimento di una condizione umana e dignitosa migliore, paradossalmente con il moto di rivoluzione, in senso astronomico di rotazione di un corpo intorno ad un centro di gravità – pervenendo ad una interpretazione viziata quanto inquietante: rivoluzione come traiettoria geometrica che in una fase del movimento ritorna  indietro.

Quindi conducente  al concetto di sintesi che lo spirito di una qualunque rivendicazione non porta al progresso dei diritti, ma ad un sostanziale regredire.

Anche questa cultura, insieme a tutto il resto, ha contribuito e contribuisce giorno dopo giorno a mantenere eterna l’ attesa di  eventi decisionali che possano cambiare il tragico scorrere della condizione umana di oggi, svilendone ogni aspettativa.


QUANDO L’INGIUSTIZIA DIVENTA LEGGE, LA RESISTENZA DIVENTA DOVERE

*B.Brecht*


a cura di Riccarda Maria BALLA




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