Da qualche tempo in fondo alla Via Scipione l’Africano la struttura che un giorno - speriamo non lontano - diventerà il monumento ai Mille garibaldini qui sbarcati l’11 maggio 1860, è stata dotata di due murate del vano a cielo aperto destinato a rappresentare il vascello dei Mille.
Le murate, realizzate in lega metallica dalla superficie abbronzata, hanno la peculiarità di mostrare in trasparenza cognome, nome ed anno di nascita di ciascuno dei volontari salpati da Quarto ed approdati nel nostro porto. Astenendomi da ogni valutazione estetica, peraltro non opportuna in corso d’opera, ritengo che la lettura ne possa risultare agevole e gradevole perché le lettere alfabetiche e le cifre numeriche, nella parte superiore delle murate, si stagliano nitidamente contro il cielo retrostante. (foto 1)
Esse intendono eternare i milleottantanove artefici dell’impresa
che diede avvio al processo unitario dell’ Italia ed esprimono quindi un elevato messaggio di significato storico. Ma non è da sottovalutare anche, sotto il profilo tecnico, la loro funzione di filtro della forza del vento al quale la struttura è particolarmente esposta.
Tra i nomi leggibili all’inizio della murata di sinistra (per chi dà le spalle alla città) si leggono i nomi del favignanese Sebastiano Galigarsia, di Giuseppe La Masa di Trabia, di Giacomo Griziotti, il tenente colonnello delle Camicie rosse di cui si conserva nel nostro museo civico garibaldino “Giacomo Giustolisi” la giubba donata dall’omonimo nipote al concittadino Giuseppe Caimi, noto in Italia come Il Maestro dei Mille per averne raccolto le biografie oggi consultabili sul sito www.centrogaribaldino.it .
A quel maestro negli anni ’70, da tante regioni d’Italia, scrissero molti discendenti dei volontari chiedendo notizie dettagliate sull’erigendo monumento ed assicurando la loro presenza il giorno dell’auspicata inaugurazione. Chissà a quale generazione futura sarà riservata l’ auspicata inaugurazione! Il cantiere c’è ma
NON FERVET OPUS !!!!!
Elio Piazza