Il contenuto del post era semplicemente aberrante. Posto che un contenuto vi fosse, è chiaro. Più che di un post, però, questa volta si è trattato di uno stop, amaro anagramma/telegramma indirizzato a due destinatari. I primi, naturalmente, sono i migranti, non graditi al tandem tragicomico/populista che (con)duce, probabilmente allo sbaraglio, un “Movimento” che sembra finalmente palesare i primi sussulti d’indignazione di gruppo, seguiti – sia pur tardivamente – ai dissensi di singoli incorsi nella scomunica poiché refrattari all’abiura. Ragioni che vadano oltre quelle di un malcelato razzismo non ve ne sono. Basta leggere il laconico comunicato della strana coppia per fugare qualsiasi dubbio al riguardo. Gli immigrati rappresentano un fardello indesiderato, da rispedire al mittente, oltre quel mare che, con regolarità, ne restituisce i corpi e ne annega le (legittime) speranze.
Fortunatamente la rivolta impazza sul web: e l’indefesso adulatore della
rete ha finito con il rimanere impigliato nelle sue maglie. Con colpevole ritardo, qualche elettore, passata la sbornia post-elettorale, ha improvvisamente compreso che il voto a Grillo non è, non è mai stato, in realtà, un voto a sinistra: e pare meravigliarsene. Dopo gli atteggiamenti intimidatori perpetrati ai danni dei dissidenti nella migliore delle tradizioni squadriste, è emersa in tutta la sua sconcertante evidenza l’anima reazionaria che non di rado caratterizza sedicenti rivoluzionari. Ci sarà ancora chi difenderà il capo (che tale si considera ed è considerato, a dispetto dei proclami egualitari di facciata): ma almeno questa volta al cesare è stata richiesta udienza da chi incomincia a comprendere e a rifiutare il proprio
status di suddito.
Costoro, senatori e deputati di un Movimento sempre più statico nella visione dirigista dei suoi due demiurghi, sono i secondi (ma forse, sotto alcuni aspetti, persino i primi) destinatari di questo ridicolo (se non fosse tragico)
post/stop: l’autonomia di pensiero, ancor prima di quella di iniziativa, va bandita dal consesso parlamentare, che si vuole docile ed obbediente sino all’omologazione. Un elegante totalitarismo post (e anti) ideologico, fondato su un populismo spacciato per democrazia, della quale, in verità, non si rinviene traccia alcuna.
Il
leader non si discute, si adora. Men che meno si discutono le sue idee, anche quando si fa fatica a definirle tali. L’obiettivo è la clonazione contrabbandata come libertà: anche quest’ultima, come la democrazia, non pervenuta. Ma qualcuno, in questo sconfortante e sconcertante panorama orwelliano, sta incominciando a levare la testa e la voce. E il Movimento, in questo processo embrionale di emancipazione dal suo padre/padrone, sta forse lentamente assumendo quelle sembianze che fanno onore al suo nome a più riprese tradito e oltraggiato.
Alessandro Esposito - pastore valdese