Interviene anche l'ex Sindaco di Trapani, Mimmo Fazio, nella vicenda relativa alla condanna del giornalista Rino Giacalone a 25.000 euro di risarcimento danni nei confronti di Fazio per un articolo, ritenuto diffamatorio dal giudice, in cui si sarebbe accostato il suo nome a quello di Matteo Messina Denaro. Ecco l'intervento di Fazio:
“Non sarei intervenuto nel dibattito “democratico” di chi intende la legalità a senso unico (per gli altri e non per se’) se non fosse necessario per ristabilire la verità dei fatti, fornire a chi è libero da condizionamenti o interessi di parte di farsi una sua idea.
Le sentenze, prima di commentarle, si leggono e non si sparano giudizi affrettati. Si entra nel merito, se si vuole commentare, perché dire di non voler entrare nel merito vuol dire affermare che la sentenza non è corretta per il solo fatto che non corrisponde alle nostre aspettative, più o meno legittime.
E’ più legittimo dare del mafioso, assassino e stragista ad una persona, qualunque essa sia, manipolando ed occultando i fatti, o difendersi da tali accuse con gli strumenti che la legge dello Stato Italiano prevede?
Che strumenti ha in un Paese democratico chi viene accusato di essere come un mafioso, assassino e stragista, a seguito di una manipolazione dei fatti, per difendersi?
Se ciascuno di coloro che oggi – “senza voler entrare nel merito” – esprime solidarietà domani venisse pubblicamente accusato di essere mafioso, assassino e stragista, assimilato ad un pericoloso latitante, riterrebbe tale iniziativa corretta e non si difenderebbe?
Ma entriamo nel merito. Il giudice, nel pronunciare la sentenza, ha sostenuto che:
1. Le affermazioni contenute nell’”articolo” e la forma adoperata ledono la dignità e l’onore non solo mia, ma di chiunque, “fatta eccezione, chiaramente, - dice il Tribunale - per quanti hanno scelto di tenere stretto tra le mani “un codice d’onore sporco del sangue di tanti morti ammazzati””;
2. L’autore dell’articolo “avuta conoscenza del documento a firma dell’odierno attore (la lettera al Prefetto Sodano), non abbia poi fornito alla collettività un’informazione “completa, affidabile e precisa”, limitandosi ad estrapolarne alcune parti” e “le divergenze tra il contenuto della missiva inviata dal Sindaco Girolamo Fazio e l’articolo giornalistico redatto dall’odierno convenuto non possono definirsi ne’ modeste ne’ marginali”.;
3. Il giudice sottolinea ancora che “avuto riguardo al titolo dell’articolo giornalistico, alla scelta operata dall’autore di riportare soltanto alcuni estratti di tale lettera, peraltro, assolutamente disancorati dal contesto in cui originariamente inseriti e “colorati” dalle proprie opinioni personali, senza, peraltro, fornire al lettore gli elementi per avere una chiara percezione del punto di demarcazione tra citazione della lettera e “critica” della stessa, ritiene che talune affermazioni….., “in quanto dirette ad attribuire al sindaco Fazio l’attributo di “mistificatore della realtà” e ad affermare l’esistenza di un parallelismo tra le condotte e gli atteggiamenti del sindaco Girolamo Fazio e del capo mafia latitante Matteo Messina Denaro, non possano ritenersi semplici scelte “stilistiche” ne’ tantomeno conformi al criterio della c.d. “continenza” in quanto non pertinenti ai temi di discussione (contenuto della missiva inviata dal sindaco Girolamo Fazio al dott. Fulvio Sodano) ed intese a screditare il sindaco Girolamo Fazio accomunandolo al capo mafia latitante Matteo Messina Denaro nonché a supportare il messaggio che l’autore ha tentato di trasmettere ai lettori, ovvero che il sindaco Girolamo Fazio è un alleato da cui diffidare”;
4. L’autore dell’articolo era “ben consapevole della vis offensiva delle suddette affermazioni”.
Questo è ciò che riporta la sentenza, che per completa e corretta informazione si allega. In quell’articolo, dunque, secondo il giudice, non è stato esercitato il diritto di cronaca, perché non sono state fornite informazioni “complete, affidabili e precise” e le divergenze tra il contenuto della lettera e quanto scritto nell’articolo “non possono definirsi ne’ modeste ne’ marginali”. Non è stato nemmeno esercitato il diritto di critica, perché le scelte operate dall’autore solo state quelle di riportare soltanto alcuni estratti della lettera, “assolutamente disancorati dal contesto in cui erano originariamente inseriti”, e di non fornire al lettore gli elementi “per avere una chiara percezione del punto di demarcazione tra la citazione della missiva e “critica” della stessa”, con l’obiettivo di “screditare il sindaco Girolamo Fazio accomunandolo al capo mafia latitante Matteo Messina Denaro”.
Per quel che mi riguarda, mi sono difeso, con gli strumenti della legge, da ciò che il giudice ha ritenuto non essere libertà di informazione. Evidentemente c’è chi pretende, ovviamente quando non direttamente coinvolto, che vi sia la libertà di denigrare le persone, con un’informazione non completa, affidabile e precisa, trincerandosi poi dietro alla “libertà di informazione”.
Se qualcuno dei “democratici” ritiene che farsi dare del mafioso, assassino e farsi assimilare nei comportamenti ad un pericoloso latitante, senza fornire informazioni complete, affidabili e precise, riportando fatti disancorati dal contesto, sia libertà di informazione, si faccia avanti, fornisca il suo nome e cognome e chieda che venga scritto un articolo in cui venga accusato di tutto ciò, nel nome della “libertà di informazione”.
Ultimo inciso: l’eventuale risarcimento dei danni, per mia scelta e come ho affermato sin dall’inizio di questa vicenda, sarebbe andato all’Associazione Libera, che, per sua scelta, ha deciso di rinunciare”