E così vorresti fare lo scrittore è il libro che tutti quelli che sognano di pubblicare un libro dovrebbero leggere.
«Tu che stai leggendo queste mie righe sappi che nel presente libro userò la parola ‘scrittore’, almeno quando riferita a me, per pura e semplice convenzione, perché si sa che l’Italia pullula di scrittori, e chiunque abbia pubblicato non dico un romanzo o un racconto ma giusto una raccolta di poesie o anche solo una singola poesia si ritiene automaticamente tale. Anzi, di più: perché tra le Alpi e il Lilibeo esistono innumerevoli scrittori convinti di essere tali benché siano inediti, e questo nonostante da alcuni lustri si pubblichi ormai praticamente tutto.»
Questo libro è destinato a un pubblico potenzialmente molto vasto, visto che – com’è noto – in Italia sono più quelli che scrivono che quelli che leggono. Attenzione, però, non si tratta di un manuale di scrittura. In circolazione ce ne sono già, e poi chissà se servono ancora, all’epoca del self-publishing cartaceo e/o digitale. No: E così vorresti fare lo scrittore è una sorta di guida a cosa gira intorno al mestiere di scrivere, passando per tutte le tappe che costellano la nascita e poi il consolidamento di uno scrittore: dalla correzione delle bozze al rapporto con l’ufficio stampa, dalla realizzazione della copertina alla costruzione del caso letterario, dalla prima presentazione in pubblico al dorato mondo delle Lettere italiane. Può darsi che ti possa tornare utile il giorno in cui sarai tentato/a di dire, alla tua prima intervista, che l’ispirazione ti arriva direttamente dal Cielo. Perché c’è chi lo dice, e con l’aria di crederci sul serio.
"Ecco uno dei consigli a per la fase iniziale della carriera di scrittore:
Brillante Promessa: Tirarsela!"
"Tirarsela come si deve, tuttavia, non è cosa semplice. Bisogna essere profondamente insicuri di sé e allo stesso tempo prendersi molto sul serio, tanto da arrogarsi la libertà di spiegare il mondo dall’alto della propria intelligenza a lettori e commensali, dichiarando altresì la bontà della propria poetica e sentenziando l’irrilevanza di quelle altrui, se possibile in modo così lambiccato da escludere a priori ogni seria ipotesi di chiarezza. Inoltre occorre atteggiarsi a intellettuali, e perciò vestirsi prevalentemente di nero. Ma non basta. Per tirartela al meglio dovrai perciò tenere a mente alcune regole fondamentali e applicarle sia quando vai alla toilette sia quando vincerai il Premio Strega, o lo perderai per un voto.
Scegliere con cura i termini di paragone per quanto riguarda te stesso e la tua opera. I nomi migliori sono in assoluto quelli di Omero, Proust, Borges. Per darti un tono, cita Bolaño. Per fare sfoggio della tua cultura underground, cita Frank Miller. Per distinguerti ancora un po’ e fare sfoggio della tua trasversalità culturale, il collettivo Wu Ming. Cita sempre il compianto David Foster Wallace. Va da sé che per citare qualcuno non è necessario aver letto ciò che ha scritto.
A tavola con gli amici come sul palco dove stai presentando la tua opera, accenna come di sfuggita a tutta una serie di autori anche se non ti sei mai dato la pena di sfogliarli. Tra gli indispensabili: Baudrillard, Benjamin, Calvino, Deleuze, Foucault. Con Calvino in particolare si va sempre sul sicuro perché avendo scritto tra gli altri un libro intitolato Le città invisibili si presta a essere citato con grande facilità, a meno che non si sia autori di un romanzo, o una raccolta di racconti, o una raccolta di poesie, o anche solo un racconto, o appena una poesia, con ambientazione incontrovertibilmente agreste. Tra una parola e l’altra ricordati di ammiccare alla “leggerezza calviniana”. Ricordati altresì di citare il compianto David Foster Wallace.
Specie quando non sai che cosa dire, devi avere l’aria di soppesare con cura non solo le frasi ma anche le singole parole. In ogni caso, parla molto, molto, molto lentamente, anche per apprezzare fino in fondo il suono della tua voce. Cerca di imitare quella del compianto David Foster Wallace, anche se a dire il vero non l’hai mai sentita.
Ravvivati spesso i capelli. In assenza dei medesimi, punta tutto sullo sguardo. Uno sguardo alla David Foster Wallace.
Smetti di salutare. Chi? Tutti, tranne i critici che contano e i colleghi da cui ti aspetti una recensione positiva per l’ultimo libro che hai pubblicato visto che hai recensito positivamente il loro ultimo libro. Ricordati anche di salutare il tuo editore così da potergli telefonare a maggio per sollecitare il pagamento dei diritti eventualmente spettanti. Digli che comunque lo faceva anche il compianto David Foster Wallace.
Anche se stai cucinando una semplice pasta in bianco, approfittane per spiegare il mondo a partire da una semplice pasta in bianco a chiunque in quell’istante sia presente in veste di pubblico: mogli, figli, amici, gatti eccetera. Pare che anche il compianto David Foster Wallace amasse cucinare, del resto.
Accetta tutte le interviste, anche quelle sull’autenticità della Sindone o sugli ultimi sviluppi della politica siciliana, dando risposte a un tempo trasversali e apodittiche (avendo cura di accertarti, prima di darle, del significato del termine “apodittiche”). Nelle interviste, infila sempre il nome del compianto David Foster Wallace.
Partecipa a tutti i dibattiti di tutti i festival, da quello sulla spiritualità a quello sulla matematica, spiegando il mondo al pubblico. Ricordati di presenziare al dibattito vestito di nero da capo a piedi. Rammaricati per la scomparsa precoce del compianto David Foster Wallace.
Spara a zero sulla televisione. Ma fai di tutto per andarci, ovviamente a Che tempo che fa di Fazio ma anche a Ciao Darwin di Bonolis. Millanta di avere scoperto il compianto David Foster Wallace prima di chiunque altro.
Protesta con chi di dovere perché nella stanza all’Hotel Le Méridien, il cinque stelle del Lingotto, dove sei sceso in occasione del Salone del Libro non hai trovato i cioccolatini in omaggio visti nelle mani di altri autori anche meno famosi di te. Di sicuro comunque non se li è presi il compianto David Foster Wallace".