No, io il lutto nazionale non lo accetto e lo rispedisco al mittente. Il drappo nero, le bandiere a mezz’asta, le lacrime che da ore inondano quei corpi nudi ormai primi di vita, sono parte di un’Italia e di un’Europa in cui non mi riconosco.
È troppo facile, dopo l’ennesima tragedia, tingersi di nero e dichiararsi in lutto. Duecento morti, forse trecento o anche più, riposti alla meno peggio dentro sacchi di plastica, fendono la coscienza di tutti noi. Ma ancora una volta, è troppo tardi.
Un macabro scenario che provoca un primo, istintivo bisogno di unione, quasi a voler formare un blocco unico di fronte all’orrore. E così, tralasciando quel magma putrido che dice di non provare nemmeno pietà, si uniscono i falchi e le colombe, gli europeisti e gli antieuropeisti, il presidente Napolitano e il popolo italiano. Tutti per mano a esprimere il proprio cordoglio e a mostrare le lacrime. Di coccodrillo.
Perché mi chiedo dove fossero tutti mentre la politica sentenziava a morte migliaia di esseri umani. Mi chiedo chi abbia votato la Bossi-Fini. Chi ha voluto Maroni come ministro dell’Interno? Chi ha appoggiato il reato di clandestinità? Chi ha preferito rimanere in silenzio per paura di affrontare un tema scottante? Chi ha spinto per un’integrazione europea dove a fare da collante fosse soltanto il pareggio di bilancio? Chi ha trasformato il vecchio continente in una fortezza contro lo spauracchio dei clandestini? Da respingere, da avvistare, da speronare, da prendere a cannonate.
Clandestini, quindi criminali. Mi chiedo ancora come si possa considerare criminale un essere umano per la sua condizione migratoria. E una risposta non la trovo. Ma anche volendo per un attimo accettare quest’assurda norma, vorrei sapere se qualcuno sa o si chiede cosa stia succedendo nel Corno d’Africa. Perché la maggior parte di quegli uomini e di quelle donne proveniva da lì. Fuggiva da guerre, eccidi, carestie. E il diritto internazionale era dalla loro parte. Non erano illegali né tanto meno criminali.
Al contrario a essere nell’illegalità, ancora una volta, è l’Europa. Quell’Europa che continua a non avere una politica in grado di affrontare il problema, lasciando a una piccola isola il compito di contare i cadaveri. Mentre chi sfugge alla morte non potrà sfuggire a 18 mesi di detenzione in un Centro di identificazione ed espulsione.
Quell’Europa premio Nobel per la pace che da una parte prova compassione e pietà e dall’altra vende armi che alimentano la violenza da cui fuggono milioni di essere umani. L’Europa delle multinazionali che in Africa, in Asia e in America Latina fanno affari sulla pelle di milioni di esseri umani.
Ecco perché il lutto nazionale non lo accetto. Perché isolato dal resto di misure che andrebbero adottate, é soltanto un ipocrita tassello di quell’atteggiamento assistenzialista che scarica le responsabilità sul destino crudele e su una manciata di scafisti criminali. Quando a essere responsabile di questa nuova tragedia in mare è anche quella politica che oggi piange.
Tancredi Tarantino