Il tempo delle scuse per non vincere mai, per non provarci nemmeno, è scaduto.
La prescrizione e l'assoluzione di Antonio D'Alì dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa dimostrano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto la sinistra nella provincia di Trapani sia stata inefficace nelle proposte e nelle strategie.
Si è preferita la ritirata di fronte a quello che molti consideravano un ostacolo insormontabile, tanto potente quanto circondato da malaffare e poteri forti, dicevano.
Il senatore Antonio D'Alì è stato il protagonista, in questi anni, di una lunga fase che ha reso la provincia di Trapani la più "azzurra" d'Italia e il capoluogo la roccaforte prima di Forza Italia e poi del PDL.
Ma, purtroppo, questo non è coinciso con un miglioramento di servizi e qualità della vita dei cittadini.
Questa sentenza ci racconta altro o, per lo meno, qualcosa di parzialmente diverso.
Identica a se stessa resta, invece, la volontà di chi si è fatto scudo di figure mitologiche costruite proprio per schermare la propria debolezza e l'assenza di coraggio.
Eppure i cittadini parlano alla politica e lo fanno persino quando la rifiutano.
L' astensionismo record, il vero primo partito nella nostra città, ci dà la rappresentazione di un elettorato non condizionato, libero a tal punto da decidere di non scegliere se le proposte non sono soddisfacenti e, quindi, un condizionamento mafioso residuale.
È da qui che bisogna ripartire, rifiutando ragionamenti minoritari che hanno il solo scopo di conservare mediocri posizioni di privilegio in un territorio abbandonato.
"Trapani Cambia"