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Come sta avvenendo a Roma, dove tra trucchi e imboscate il taglio del finanziamento pubblico ai partiti è in pratica quasi affossato, anche a Palermo la commissione dell'Ars che doveva tagliare le spese inutili e superficiali del parlamento più antico del mondo non se la passa bene. Il suo presidente Antonello Cracolici (Pd) ha rassegnato le dimissioni, perchè ci sono resistenze sui tagli previsti dal decreto Monti: «La commissione è nata con lo scopo di recepire con legge disposizioni ben precise sui tagli alla spesa, ma nonostante il dialogo e il continuo confronto che ho portato avanti con tutte le forze parlamentari, c'era chi sotto traccia tentava in ogni modo di ostacolare e rallentare i lavori: un atteggiamento inaccettabile, che non sono stato più disposto a tollerare». .
Alla commissione il presidente dell'Ars, Ardizzone, aveva assegnato tempi perentori: «Dobbiamo chiudere entro la sessione estiva il recepimento del decreto Monti che entrerà in vigore dall'1 gennaio». Ma nel mese di agosto Cracolici ha dovuto chiedere una proroga fino al 18 ottobre. Dai primi orientamenti erano emerse la riduzione dell'indennità dei deputati da 11.100 euro omnicomprensivi, a circa 5.500 euro netti; la riduzione del contributo a favore dei gruppi parlamentari da 3.500 euro mensili per ciascun deputato a 5 mila euro l'anno; una sanzione per i deputati e gli assessori assenteisti.
Cosa è successo? Perchè Cracolici se ne va? Problemi nella maggioranza. Forzese (Drs) plaude alle dimissioni di Cracolici; denuncia resistenze rispetto al taglio di privilegi. Ma non ritiene che si debba applicare il decreto Monti sia perché vi pende giudizio di costituzionalità, sia perché l'Ars già si era attivata ad operare tagli relativi alle indennità dei deputati e dei gruppi. Secondo Forzese i privilegi «non riguardano solo i politici, ma sovente i burocrati e i cosiddetti tecnici».
Una frecciata nei confronti dei tecnici assessori del governo Crocetta. E in proposito va ricordato che nei gironi scorsi Forzese, quale esponente dei Drs, si era proposto a Crocetta per la carica di assessore, con la promessa che in tal caso si sarebbe dimesso da deputato.
Per i grillini parla Cappello, del Movimento Cinque Stelle «Abbiamo assistito all'ennesima dimostrazione di come il parlamento siciliano in tema di riduzione degli emolumenti sia completamente sordo. Si è persa un'occasione per riabilitarsi davanti alla gente. Si continua a fare melina e a perdere tempo, nascondendosi dietro la foglia di fico della salvaguardia dello Statuto per non rinunciare a privilegi consolidati. A mascherare la volontà di non adempiere a quanto prescritto dalla norma nazionale vi è la continua invocazione della specialità del nostro Statuto da salvaguardare e l'impossibilità, da parte dei deputati, di trovare un momento di sintesi tra le disposizioni del decreto Monti e la legge che dal 1965 regola l'ammontare degli emolumenti dei deputati siciliani».