I CIE non ci piacciono. Anzi, ci fanno proprio schifo. Ci fa schifo la legge Bossi-Fini perché il reato di clandestinità è uno schiaffo alla specie umana che è la specie migrante per eccellenza. Viviamo in un Paese in cui quello che è consentito alle merci non è permesso alle persone. La notizia della revoca della gestione del CIE di Milo a Trapani da parte del Prefetto Falco nei confronti della Cooperativa Oasi per le gravi carenze riscontrate all'interno del Centro è l'ennesima conferma di quanto sia disumana una legge che rende le città luoghi di fuga e di frontiera e le persone numeri da chiudere tra quattro mura con le sbarre. Sul CIE di Trapani arrivano gli aironi. La natura ha le sue leggi che sono migliori della nostre.
Trapani Cambia
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La senatrice Pamela Orrù ha espresso il suo plauso per il provvedimento con quale la Prefettura di Trapani ha disposto la revoca del contratto con la società che da un anno gestiva il Cie di Milo. “Il prefetto Leopoldo Falco – ha dichiarato la parlamentare del Partito Democratico - è stato quanto mai tempestivo e celere nell’affrontare il problema, indicendo una nuova gara. Una decisione che va nella giusta direzione, anche se la questione della modalità di affidamento e gestione di vari centri in Italia che si occupano di extracomunitari resta aperta. In questi mesi abbiamo più volte rimarcato le carenze dei servizi offerti agli immigrati”, ha ricordato la senatrice trapanese, che nei mesi scorsi ha presentato una interrogazione sui Centri di identificazione ed espulsione di Lampedusa e Milo. La Orrù, che ai primi di settembre ha accompagnato il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge durante la sua visita al Cie di Milo, è anche cofirmataria di una mozione, sempre in tema di Cie, riguardante le modalità di affidamento e gestione di vari centri in Italia che si occupano di extracomunitari. “Bisogna intervenire a livello normativo per ridurre il tempo di permanenza nelle strutture e ripensare – ha affermato la senatrice Orrù - l’organizzazione delle stesse per gli extracomunitari, anche attraverso il confronto con le varie associazioni e realtà che operano quotidianamente in questi centri. Nell'immediato va affrontato il tema dei costi di gestione, dando la priorità al rispetto delle regole igieniche e sanitarie. Il rispetto della dignità e dei diritti umani dei migranti deve essere la priorità”.