Soppressione della Commissione regionale dei lavori pubblici e passaggio delle sue competenze agli uffici del Genio civile. Premi per il personale dei Comuni che redige i piani regolatori. Via libera al «Regolamento edilizio tipo» e a norme comuni per i prospetti esterni delle case nei centri storici. Ecco le norme in materia urbanistica, che viaggiano nel disegno di legge sullo snellimento della pubblica amministrazione, messo a punto dall’assessore alla Funzione Pubblica, Patrizia Valenti e pronto per essere approvato dalla giunta regionale. I principi intorno a cui ruota il pacchetto di norme sono lo snellimento delle pratiche burocratiche, la semplificazione amministrativa e il taglio delle spese per gli incarichi.
La vera «rivoluzione» del disegno di legge della Valenti è rappresentata dalle norme per cercare di ridurre gli esperti esterni a cui sono soliti far ricorso i Comuni per redigere i progetti e partecipare ai bandi regionali, nazionali ma soprattutto comunitari. Una «piaga» che da sempre colpisce le casse pubbliche, i cui bilanci spesso finiscono nel mirino della Corte dei Conti. Sommersi dai debiti al punto da dover svendere gli immobili, sempre più spesso costretti a dichiarare il dissesto, in tempi di «coperta corta» e di tagli dei finanziamenti regionali e statali, i Comuni spesso non sono in grado di partecipare agli avvisi. Qualora le norme venissero approvate anche in aula, la Regione, senza alcun aggravio per le casse pubbliche, nei 9 uffici del Genio civile creerà delle «sezioni» che aiuteranno i Comuni a redigere i progetti per partecipare ai bandi e godere dei fondi comunitari. Il personale di questi appositi uffici (ingegneri, geometri, agronomi), coordinati da un ufficio centrale che avrà la sede nel dipartimento delle Autonomie locali, «accompagnerà» i Comuni nella stesura dei progetti. Il Comune, solo dopo aver saputo di essere stato ammesso al finanziamento, potrà, se vorrà, avvalersi della consulenza esterna. «In questo modo – spiega l’assessore – il Comune interessato eviterà di dover pagare il consulente indipendentemente dall’aver vinto il bando e non sarà più costretto a sborsare soldi in ogni caso o addirittura a non partecipare all’avviso».
Da non sottovalutare il fatto che il personale di queste «sezioni regionali» potrà avere degli incentivi per la progettazione, sulla base delle diverse responsabilità professionali, premi che saranno ripartiti previa approvazione di apposito regolamento.
Un altro articolo importante del ddl, che mira a tagliare i cosiddetti costi della politica, prevede la soppressione della Commissione regionale dei lavori pubblici, definita «un inutile appesantimento burocratico». Un organismo, la Commissione, che si occupa di approvare i «maxi progetti» che hanno un importo superiore alla soglia comunitaria e cioè dai 15 milioni in su. Costituita da dieci dipendenti – dirigente generale dell’assessorato alle Infrastrutture, avvocato generale della Regione, ingegnere capo del Genio civile e 6 consulenti tecnici – la Commissione oggi costa alla Regione circa 30 mila euro all’anno. I componenti, infatti, percepiscono in media un gettone di presenza di 250 euro a seduta. Qualora il ddl venisse approvato, la Commissione dei lavori pubblici scomparirebbe e le sue competenze verrebbero trasferite agli uffici del Genio civile, che oggi, invece, si occupano del via libera dei progetti fino a 15 milioni.
Al fine di uniformare le attività edilizie nella Regione, l’assessorato al Territorio, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, approva un «Regolamento edilizio tipo», che contiene le norme a cui si dovranno uniformare i Regolamenti edilizi di ogni singolo Comune, nell’applicazione del proprio piano regolatore. In questo modo, i Comuni, entro tre mesi, adegueranno il proprio regolamento edilizio, con delibera del Consiglio. Per incentivare il personale interno all’amministrazione a progettare i piani regolatori, i Comuni potranno dare degli incentivi ai dipendenti «per una somma non superiore al trenta per cento del compenso professionale».
Stop ai diversi colori negli infissi o nei prospetti dei centri storici e via libera a regole per tutti uguali. Sempre in materia urbanistica, il ddl prevede che l’assessorato regionale ai Beni culturali, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, approvi un «Regolamento tipo del colore» al quale i Comuni dovranno uniformarsi, adeguando il proprio regolamento edilizio entro i successivi sei mesi. I Comuni dovranno dunque tinteggiare i prospetti secondo colori omogenei, per non sconvolgere l’aspetto urbanistico.