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06/09/2013 07:25:00

Logge, stragi, omicidi. Chi è Mariano Asaro, il boss che chiede il pizzo dal carcere

“Antony”. “L’Americano”. “Il dentista”. Nell’anagrafe criminale della mafia trapanese Mariano Asaro era registrato in diversi modi. Asaro, in tutto ciò è quello che dal carcere riusciva ancora a tenere in pugno la cosca di Castellammare del Golfo.

Da dietro le sbarre era quello che, secondo le indagini della Dia di Palermo, riusciva a chiedere il pizzo a Gregory Bongiorno, giovane presidente di Confindustria Trapani. Asaro oggi 63 enne, assieme a Fausto Pennolino, 51 anni, e Gaspare Mulè, 47 anni, ieri è stato raggiunto nel carcere di Sulmona, dove è detenuto, da un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. A Sulmona Asaro sconta una pena di 15 anni per associazione mafiosa e estorsione, uscirà nel 2024. Figura di spicco dell’organizzazione criminale, Asaro ha fatto il bello e il cattivo tempo in quel di Trapani a tra gli anni 80 e gli anni 90. È stato per dieci anni, fino al 2005, il reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. E’ stato coinvolto anche nelle indagini sull'attentato al giudice Carlo Palermo, quello in cui persero la vita Barbara Rizzo e i suoi due gemelli, Giuseppe e Salvatore Asta, a Pizzolungo, vicino Trapani, il 2 aprile 1985. Riesce a cavarsela dall’accusa di aver fatto parte del commando venendo assolto in tutti i tre gradi di giudizio. Il suo avvocato riuscì a far passare la tesi che quel due aprile, “il dentista”, era rimasto tutto il giorno nel suo studio a curare denti. La tesi però non venne confermata dai suoi pazienti. Tesi accolta anche in terzo grado dal giudice “ammazzasentenze” Corrado Carnevale. La storia di Asaro passa per tutte le storie di mafia massoneria e criminalità varia della provincia di trapani e non solo a cavallo tra gli anni 80 e 90. Quando, nel 1986, a Trapani viene scoperta l’esistenza di una loggia segreta deviata, lui era là. Il suo era tra i primi nomi nella lista della Loggia Iside 2, affianco al boss di Mazara del Vallo Mariano Agate, in una commistione tra mafia, politica e imprenditoria che ha determinato la vita di questo territorio. Asaro, secondo molte indagini su mafia e servizi deviati, era quello che riusciva ad unire un po’ tutti. L’organizzazione criminale, le istituzioni, l’imprenditoria. Secondo il giudice trapanese Francesco Taurisano il boss di Castellammare aveva “buone entrature dentro il Palazzo di Giustizia di Trapani”. Asaro venne sospettato anche dell’uccisione, nel 1989 di Vincenzo Mastrantonio, l’autista del boss Vincenzo Virga nonché impiegato dell’Enel sospettato di aver causato il black out nella strada che porta al centro Saman, la sera dell’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno. Mastrantonio venne ucciso perché parlava troppo, si vantava delle sue conoscenze e di quello che faceva. Di Mariano Asaro parlò anche nel 1992, dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio, il pentito Rosario Spatola. Diceva ai giudici: “Finchè non prenderete Mariano Asaro le stragi non finiranno, con le autobomba degli uomini dello stato…”. “Finchè non lo prenderete”. Perché nel 1991 Asaro si è dato alla macchia, latitante. Era riuscito a sapere, per via delle sue “entrature”, raccontano, che il giudice Taurisano era pronto a farlo arrestare insieme ai boss Antonio Mercadante e Vincenzo Milazzo, per la guerra di mafia in corso ad Alcamo. Asaro, grazie ad una soffiata e a un passaporto falso, riuscì a scappare. Si dice negli Stati Uniti col nome di Antony Asaro, da qui “Antony l’americano”. Negli ambienti criminali Asaro non ci sapeva fare soltanto con le protesi. Per gli uomini di cosa nostra, per uno in particolare, il pentito Spatola, era uno dei migliori esperti di esplosivi. “E’ lui l’esperto dei massacri alla libanese”. Per un periodo gli inquirenti scavarono su di lui per le stragi di mafia. Poi la pista venne tralasciata. Negli anni ’90 viene arrestato per un breve periodo per porto d’armi. Poi regna incontrastato Castellammare del Golfo per 10 anni. Da qui l’arresto nel 2004, e poi la condanna. Oggi è in cella, a Sulmona. Da dove, secondo gli inquirenti, dava la benedizione alle estorsioni.
 



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