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23/08/2013 07:40:00

Memorie dal sottosuolo marsalese: ‘Teatro Abusivo’ al Parco delle Cave

“Avevo vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che è la migliore età della vita”
Paul Nizan



Abusivo o no, il teatro di Massimo Pastore e della sua ‘banda’ coinvolge ed emoziona.
Nonostante i non pochi problemi insorti durante la rappresentazione i ragazzi guidati dal regista-musicologo, hanno fornito una prova attoriale dignitosa e commovente. Ma non è della qualità artistica della ‘performance’ che intendiamo occuparci – l’ha già fatto, da par suo, Tonino Contiliano – quanto piuttosto della valenza politico-pedagogica dello spettacolo, specie per le modalità attraverso cui è stato preparato e proposto, in una ‘location’ di sorprendente, incantevole, lunare bellezza. Splendido scenario naturale che proprietari illuminati hanno immaginato prima come balera, poi come sito vocato per eventi particolari (notevole, ad esempio, quello realizzato un paio d’anni fa, dallo Studio Internazionale d’Architettura ed Arti Contemporanee “Stardust”, in occasione della Seconda Edizione dell’Ephemeral Arts Connection) per giungere, infine, agli odierni interrogativi: economicamente, oltre che ecologicamente, qual è – per il “Parco delle Cave” – l’utilizzazione più sostenibile?
Ma tornando, ora, al “Gruppo Teatro Abusivo”, riteniamo che le ‘autorità competenti’ dovrebbero cogliere al volo l’implicito messaggio lanciato – a parer nostro – dal GTA.:
Nonostante autorevoli rappresentanti delle Istituzioni ci dipingano come ‘bamboccioni’ o come ‘choosy’ e gli specialisti di ’Psicologia dell’Adolescenza’ ci definiscano ‘fragili e spavaldi’noi, qui,
abbiamo sgobbato per settimane, in piena estate, quaranta gradi all’ombra, senza una lira, senza chiedere patrocini, solo giovandoci della gentilezza dei proprietari e del sig. Amato che, fornendo il gruppo elettrogeno, ha reso possibile la realizzazione dell’evento. Solo la nostra’ insana’ passione per il teatro poteva darci l’energia sufficiente per giungere ai risultati che avete potuto valutare stasera. Vorremmo viverla tutto l’anno, questa passione.
Coltivare con continuità i nostri talenti. Proporre i nostri lavori, contribuire con essi, a mettere in pratica l’esortazione brechtiana: “cambiamo il mondo e poi cambieremo questo mondo cambiato”.
E’ del tutto evidente: la nostra è soltanto una libera interpretazione, ma se, almeno in parte, corrisponde alla realtà, questo prezioso “message in the bottle”, provenendo da giovani costretti, loro malgrado, a vivere “nell’epoca delle passioni tristi”, non può rimanere inascoltato.
Ecco: proprio per consentire ai tanti giovani di talento di cui è disseminata la nostra città di disporre di spazi funzionali e (tanto meglio se) prestigiosi per coltivare le loro passioni e pur nelle attuali difficoltà della P.A., e’arrivato il momento di aprire un pubblico confronto su tre temi profondamente connessi e di importanza cruciale per la rinascita della nostra comunità:

1) L’offerta di strutture, servizi e attività culturali per le nuove generazioni, perchè possano
integrare e corroborare quel processo di formazione cui, innanzitutto, provvede la scuola.

2) La ricerca delle più efficaci ed efficienti soluzioni gestionali per far rivivere pienamente i troppi contenitori culturali che, da anni, ormai, funzionano al minimo sindacale o si trasformano  in affollatissime arene per le canoniche recite delle scuole cittadine di ogni ordine e grado.

3) La necessità che la comunità lilibetana metta al centro delle sue preoccupazioni i suoi giovani che, pur vivendo in “una Repubblica fondata sul lavoro”, forse, mai potranno ottenere, come pure auspica l’art. 36 della nostra Costituzione “..una retribuzione che assicuri comunque al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. 

Generazione invisibile, costretta a frequentare una scuola pubblica da anni sotto scacco, mentre l’università diventa sempre più un miraggio per le classi meno abbienti e per “il fu” ceto medio. Generazione perduta, costretta a vivere in un Paese che rapina risorse indispensabili alla ricerca scientifica, con il fantastico risultato di spingere migliaia di giovani talenti formati con i soldi dello Stato Italiano (cioè di tutti noi o, almeno, di quelli che di noi, le tasse, ancora s’ostinano a pagarle) ma costretti ad andare altrove a spendere i loro talenti, per “trovare –come nel dopoguerra accadde a milioni di contadini del Sud trapiantati al Nord, in Europa e nel mondo – pane e dignità”.
Queste sono soltanto alcune delle tante ragioni che ci inducono a ritenere come, oggi, sia necessario e urgente promuovere il binomio GIOVANI/LAVORO a priorità assoluta del ‘discorso pubblico’.
A Marsala, la concreta traduzione di questo assunto apre diverse questioni.
Tra queste, almeno due, a nostro avviso, dirimenti.
La prima riguarda ‘l’affaire Porto’: troppo noto ai lettori per tediarli ulteriormente sull’argomento.
Due telegrafiche considerazioni, però, s’impongono. La Prima Cittadina, ne siamo certi, sa che il suo primo obbligo morale e politico è quello di garantire che il Comune di Marsala faccia, di volta in volta, tutto ciò che è necessario per mitigare, almeno, la terrificante condizione giovanile. Torni, allora, la Sindaca, sulla vexata quaestio: sottragga il pubblico erario al prevedibile salasso in arrivo (la MYR chiede un risarcimento danni quantificabile in otto milioni) e, dopo aver fatto il pelo e il contropelo al progetto “Marina di Marsala”, per renderlo, ove necessario, più aderente agli interessi generali della città, cessi di ostacolarne strumentalmente l’attuazione, lasci perdere promesse farlocche e finanziamenti evaporati ancor prima di essere contabilizzati.
La seconda, invece, attiene alla necessità di mettere a reddito spazi pubblici oggi sotto-utilizzati.
Così come s’è fatto con quelli annessi ai mitici “Sei Chioschi”, forse, sarebbe bene che anche altre strutture su cui l’ A. C. non riesce ad esercitare con “economicità, efficacia ed efficienza” la sua ‘governance’, venissero offerte in gestione, attraverso bandi pubblici e regolari gare, ai cittadini, alle associazioni, alle imprese culturali capaci di misurarsi col mercato, nel comparto dei consumi culturali: uno dei pochi in costante crescita, come certifica il ‘Report Federculture 2012’,.
Il Complesso Monumentale San Pietro, i due Teatri, l’ex- Convento del Carmine, Palazzo Fici, Palazzo Grignani,Villa Genna e tutta la dostoevskijana Marsala Sotteranea – che, negli ultimi anni, l’architetto Nicola Sciacca ci ha aiutato a riscoprire – grazie a forme di collaborazione virtuosa tra pubblico e privato – devono diventare un “Sistema Civico di Contenitori Culturali” collegato agli itinerari naturalistici ed archeologici e alla filiera eno-gastronomica.
In una Sicilia ai vertici europei per numero di giovani disoccupati, dovrebbe essere un“must” spremere reddito dai luoghi di straordinaria bellezza che costituiscono l’irresistibile ‘brand’ della nostra isola. Attrarre nel nostro territorio flussi turistici, italiani e internazionali, di livello culturale e finanziario medio-alto, ricavandone qualche concreta opportunità di lavoro: questa è la mission.
E, a maggior ragione, lo si potrà fare poichè, essendo i flussi turistici summenzionati, caratterizzati da un’utenza piuttosto esigente proprio in tema di consumi culturali, la realizzazione, in partnership con Istituzioni, Enti e Fondazioni di spettacoli dal vivo (classica, lirica, jazz, teatro, danza, etc.) di qualità pari almeno alla bellezza dei siti destinati ad ospitarli, potrà costituire quel quid in più capace di convogliare sul nostro territorio un numero sempre crescente di visitatori. Insomma: se non il ‘miracolo’ di un’occupazione per i nostri giovani NEET – No Education Employement or Training – la certezza, almeno, di aver intrapreso (come profetizzato quasi vent’anni fa da Michele Perriera) la giusta direzione di marcia per il futuro della nostra città: Marsala, Città della Cultura e dello Spettacolo.


G. Nino Rosolia
                                                                              



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