Nell'occasione della giornata di sensibilizzazione per l'utilizzo sostenibile di Punta d'Alga, credevo che quello fosse il “giorno zero", ci eravamo illusi di poter cambiare il destino di questo luogo con poche immagini, raccogliendo un po di immondizia e recitando versi poetici.
Invece, il giorno dopo era uguale al giorno precedente e uguale tutti quelli che da 50 anni a questa parte si sono succeduti, giorni di completo oblio, giorni di destini ormai segnati che hanno condotto la nostra città alla attuale "non forma" urbana, alla "non coscienza" che rende, come il fuoco consumando ogni varietà di legno, tutto simile ad un ammasso informe.
Mi chiedo dove era la coscienza di chi doveva tutelare i bastioni spagnoli dalla distruzione, o di chi ha permesso l'edificazione dalla via Sibilla verso il mare.
Mi chiedo dove risiedeva la lungimiranza di chi ha permesso l'edificazione nei pressi della via Marettimo sapendo che pochi metri sotto vi è una necropoli o nella zona residenziale di Via Massimo D'Azeglio, per non parlare dello sfregio apportato alle nostre coste.
I ritornelli sono sempre gli stessi: “nel nome del progresso” oppure “questi giovani devono lavorare” o meglio “bisogna dare la possibilità di sfamare la famiglia”.
Le conosciamo bene queste affermazioni ormai fanno parte dei temi trattati nelle migliori conferenze antimafia e sono alla base delle giustificazioni che hanno permesso facili arricchimenti e carriere politiche.
Il giorno 9 Giugno eravamo tutti a Punta D'Alga per far capire che non è il solito posto, che quel luogo presenta ancora riconoscibili i segni della magnificenza della nostra storia, unica e sottaciuta nella speranza di interrompere la prevedibile distruzione.
Non ci siamo riusciti e qualche amico mi dice che non bisogna arrendersi e mi chiedo se davvero esiste il nemico a cui possiamo o meno arrenderci.
Sarà forse l'operatore della pala meccanica che non capendo il valore di "quattro pietre" le ha spazzate via in un attimo?
Fatta salva qualche "scomoda eccezione", chi può' avere interesse per 2000 anni di storia?
La spiaggia deve essere pulita e libera per i bagnanti, perché quello che alla fine interessa è stare comodamente seduti davanti al mare, sorseggiare il caffè freddo e parlare con il vicino di ombrellone di come Marsala potrebbe essere una città che vive di turismo per poi alzare la voce dicendo che nessuno fa nulla e con nichilistico delirio iniziare a parlare delle spiagge della Sardegna. ...
Nicola Sciacca