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30/07/2013 10:23:00

Favignana, venti "lavoranti" al carcere

 Sappiamo ormai, e questa è la finalità della legge Gozzini, che il carcere, oltre a essere luogo di pena, deve avere per i ristretti la finalità rieducativa.

 Ma il carcere di Favignana è anche una “casa lavoro” (in Italia sono solo quattro, Favignana è l’unica del Meridione) intesa come misura di sicurezza personale detentiva, prevista dall’art. 216 del codice penale. “Internato” si chiama in gergo chi è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, una volta che abbia scontato la pena alla reclusione; l’internamento va da un minimo di un anno a un massimo di quattro. A Favignana su circa cento ristretti, la metà sono internati. La casa di lavoro prevede un’attività lavorativa interna e misure alternative esterne. Dopo la costruzione del nuovo carcere l’attività lavorativa interna si è ridotta, dando spazio a quella esterna. A questo scopo, grazie ai contributi forniti dall’amministrazione comunale che si è sempre dimostrata sensibile, ma anche, dice Eugenio De Martino, responsabile dell’area educativa, «a tutti i cittadini favignanesi che dimostrano di credere nei valori della solidarietà e nel recupero sociale», si sono potuti realizzare gli attuali quattro progetti che vedono uscire ogni mattina circa venti “lavoranti” (sono cifre rilevanti) in articolo 21 (legge Gozzini); essi svolgono attività di reinserimento produttivo, sociale e culturale presso l’isola. Il primo progetto, realizzato con il Comune e la scuola, interessa sei/otto detenuti che eseguono lavori di pulizia, diserbaggio, facchinaggio con gli operatori comunali, mentre nella scuola eseguono essenzialmente lavori di giardinaggio e di piccola manutenzione. Il progetto con Enti di formazione, interessa dieci detenuti che vanno presso ristorazioni dell’isola per compiervi 280 ore di esperienza lavorativa; questo è il secondo anno e l’esperienza del primo è stata molto positiva; tale iniziativa durerà per tutto il periodo estivo. Il terzo progetto interessa quattro detenuti. Ogni mattina essi si recano a Palazzo Florio, dove gestiscono la mostra/mercato del piccolo artigianato, ovvero lavori in legno, carta e ceramica che, in tutto l’anno, hanno realizzato presso la sala artigianale dell’Istituto, grazie anche a un corso di artigianato artistico svoltosi in primavera e ancora in atto. L’ultima pianificazione riguarda la costruzione di un modello di Trireme Romana, di quasi due metri di lunghezza; il progetto, promosso dall’Associazione Vela Latina di Trapani, da Docenti e Laureati dell’Università di Bologna, dalla “Soprintendenza del Mare” di Trapani, dal Comune di Favignana e dall’Azienda Vinicola “Caruso e Minini” di Marsala, vede la presenza, quasi quotidiana, di un detenuto presso la falegnameria di Favignana; il modello è costruito con la supervisione scientifica di docenti e allievi universitari e del maestro ebanista Battista Balistreri e per un certo lasso di tempo, una volta ultimato, sarà esposto nei locali dell’ex stabilimento Florio..

È importante rilevare come i progetti si svolgono sotto la dinamica direzione di Paolo Malato, la gestione del Comandante Gesuela Pullara, l’abnegazione e il sacrificio di tutti gli operatori penitenziari (educatori e agenti di Polizia Penitenziaria) che svolgono un essenziale ruolo di vigilanza e di sicurezza (in questo caso molto attento) ma, anche, di supporto rivolto al recupero di chi, pur avendo sbagliato, vuole reinserirsi positivamente nel tessuto sociale.

Salvatore Agueci



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