Quantcast
×
 
 
25/07/2013 11:25:00

Distrutte le banchine del porto antico di Marsala

di Leonardo Agate -    Vista dall'area di San Girolamo, la luna piena é magnifica tra la mezza torre cieca, che chiude la cattedrale di dietro, e lo spigolo dell'edificio di fronte. 


Sono da poco passate le 21 e Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare per la Sicilia, armeggia sul pc. 
Sul muro di fronte é proiettato il video del porto di Lipari, quello antico, scoperto per caso. Il Soprintendente ha visto delle ruspe che lavoravano nel nuovo porto, e ha avuto l'intuizione che qualcosa di interessante potesse esserci sott'acqua. Detto fatto, blocca i lavori e inizia le indagini. Viene scoperto il porto antico a dieci metri di profondità.
Sul muro scorrono le immagini a colori dei plinti e dei basamenti seminascosti dalla sabbia. Viene mostrata una ricostruzione di come doveva presentarsi, ai naviganti che arrivavano, il molo nell'età romana imperiale.
Dopo questo video, il Soprintendente ci fa vedere il punto marino dove avvenne il 10 marzo del 241 a.C. la battaglia decisiva della Prima Guerra Punica. Una volta si era meno sicuri della localizzazione del posto. Le recenti scoperte sottomarine ce lo collocano a nord di Levanzo. I Punici provenivano con centinaia di imbarcazioni da Cartagine per portare rinforzi ai combattenti sulle falde di Erice. Dovevano doppiare Trapani e approdare oltre il monte. Furono intercettati dai Romani, e furono sconfitti. La nave punica da battaglia, assemblata in una grande sala del Museo Baglio Anselmi, é quasi sicuramente una della flotta sconfitta. E' stata recuperata nel 1971 - 1974 dall'archeologa inglese Honor Frost. Era adagiata su un basso fondale, non distante dalla costa esterna dell'Isola Grande. Avvenne, quel giorno del 10 marzo 241 a. C., che il vento mattutino di ponente, che aveva sospinto la flotta cartaginese da poppa, si volgesse a metà del giorno, durante lo scontro, a tramontana. La nave danneggiata fu sospinta ad arenarsi davanti all'Isola Grande.
I due video, e le spiegazioni di Sebastiano Tusa sono stati piacevoli ed istruttivi. Lo scrivente si alza per chiedere notizie sul porto di Lilibeo. L'archeologo del mare spiega che i resti del porto ci sono, ma mancano i fondi per intervenire. Si spera nell'iniziativa privata. E' difficile adesso ottenere finanziamenti pubblici. Continua affermando di aver visto le banchine dell'antico porto.
Lo scrivente interviene di nuovo per dare all'illustre studioso la triste notizia che nelle scorse settimane le vecchie banchine, alla Salinella, sono state divelte dalle ruspe. Per creare spiaggette di sabbia, le ruspe hanno spostato, con la posidonia secca, i vetusti blocchi tufacei.
Hanno fatto un bel lavoro - si fa per dire - lungo un centinaio di metri, rompendo e sfregiando quello che dovrebbe essere recuperato e protetto.
Il prof. Tusa trasale. E' persona seria. Dice che non vuole nascondersi dietro a un dito. Che, a rigore, la sua competenza riguarda il sotto del mare, non la costa. Ma ha avuto questa notizia poche ore prima. La cosa gli sembra grave. Assicura che domani scriverà a chi di dovere. Aggiunge che spesso le pubbliche amministrazioni per piccole utilità danneggiano beni preziosi. Sarebbero dovute intervenire la Sezione paesaggistica e quella archeologica della Soprintendenza.
Sembra che su questa città aleggi un destino avverso riguardo ai porti. Quello nuovo non si fa. Quello antico é distrutto.