«Non risultano esistere accordi o intese tra il Pd e il Megafono, che possano consentire agli iscritti del Pd di far parte di altri movimenti politici o agli eletti di aderire a gruppi consiliari diversi dal Pd stesso. Rafforzare la struttura e la presenza del partito nella società è la sostanza del prossimo congresso del Pd; si ritiene che l'esistenza di episodi e di presenze collaterali al partito non possa trasformarsi in una organizzazione di iscritti e in una strutturazione parallela articolata, finalizzata ad una presenza permanente sulla scena politica che risulterà e risulterebbe alternativa e contraria alle normative che disciplinano la vita interna del Pd». La Commissione di garanzia, «ritiene, infine, che l'opera di rinnovamento e affermazione dei principi etici devono informare la vita del partito e la necessaria e leale collaborazione non possa essere favorita da formulazioni assolute e indiscriminate di denigrazione e di accusa rivolte al partito a ai suoi dirigenti».
Ma il punto cruciale della decisione della Commissione di garanzia si annida nella citazione burocratica dell'art. 2 comma 9 dello statuto del Pd: «Sono escluse dalla registrazione nell'anagrafe degli iscritti e nell'albo degli elettori del Pd le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici o aderenti, all'interno delle assemblee elettive, a gruppi consiliari diversi da quelli del Partito democratico».
Il documento striglia anche deputati ed assessori del Pd che finora non hanno versato le quote mensili: «Né a iscritti che ricoprano incarichi istituzionali né a eletti nelle liste del Pd è consentito di sottrarsi al dovuto versamento al partito dei contributi così come previsto da statuto e regolamento finanziario».
E, comunque, è stata definitivamente chiusa la possibilità di creare liste di appoggio al Pd: «E' nella natura stessa del partito - si legge ancora nel documento - allargare le sue iniziative, aumentare i suoi contatti con la società e i suoi movimenti, favorire la partecipazione democratica, e, in particolari momenti elettorali, la convergenza di più culture per il successo delle proprie liste, nel rispetto delle norme statutarie e sulla base di accordi politici».
Per il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che nel pomeriggio aveva ironizzato: «Sono già riuniti? Come vedete sono trepidante», il contenuto della delibera della commissione Berlinguer, «rileva che è un problema di accordi politici e in quanto tale la questione va trattata in seno alla segreteria nazionale del Pd e non in sede di Commissione di garanzia». In precedenza Crocetta si era rammaricato di non avere ricevuto neanche una telefonata dal segretario del Pd, Epifani, «soprattutto di essere giudicato in seguito al ricorso presentato da un esponente del Pd (Crisafulli, ndr) che dalla stessa Commissione è stato giudicato non candidabile».
Per il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, «la Commissione si è espressa in sintonia con il documento della direzione regionale del Pd di sabato scorso» che poneva il problema della doppia militanza, ma anche la questione del mancato versamento dei contributi al partito.
Per Beppe Lumia, eletto al Senato nella lista del Megafono, ma capogruppo del Pd in commissione Giustizia a Palazzo Madama, «chi aveva scommesso su un risultato contro il Megafono è rimasto deluso. Il presidente Crocetta e Lumia lavorano per cambiare la politica. Pd e Megafono sono risorse che insieme possono mutare il volto della Sicilia».
Questo invece il testo di un comunicato di Crocetta:
Non possiamo accettare l'idea che un grande Partito Democratico chiuda le porte al cambiamento e al rinnovamento. Lo svolgimento del congresso regionale del Pd, sulla base del vecchio tesseramento, cristallizzerebbe i giochi di sempre e impedirebbe l'elezione di nuovi quadri giovani alla leadership del partito e soprattutto determinerebbe il gruppo dirigente formato da coloro che oggi magari potrebbero far finta di auto sospendersi dal partito ma che di fatto lo controllano. Il Pd nazionale deve rendersi conto dell'anomalia siciliana. Se da iscritto del Pd, contrariamente a quanto concordato fin dall'inizio col Pd regionale, io non potessi fare parte del gruppo che porta il mio nome nella lista, sarebbe un gioco autoritario e antidemocratico e persino sleale in contrasto a quanto precedentemente convenuto. E la smettano con la farsa del mancato contributo, potrei presentare la lista dei debiti elettorali rimasti sul mio groppone ma non lo faccio, non ho nessun legame coi soldi, verserò quel contributo per impedire azioni staliniste, che hanno sempre utilizzato per far fuori i dissidenti. In quanto iscritto alla lista Crocetta dovrei versare contributo a quella lista, ma di questo non ce ne facciamo un cruccio, verserò contributo anche a loro entro 24 ore. Non ho dato mai alcuna importanza ai soldi anche se devo dire che tale richiesta non era mai stata fatta nella mia adesione concordata col partito al gruppo del Megafono, facendo notare che sicuramente non sarà questa la ragione di censura nei miei confronti.
Ma del resto nessuno può impedire al Megafono di organizzarsi, di fare la propria battaglia, di contribuire al rinnovamento della vita politica siciliana. Il Partito Democratico deve decidere se tale battaglia si può fare al proprio interno o se il Megafono deve diventare una forza politica autonoma. Decida Epifani, ma il Megafono non molla, non tace e sopratutto non si delegittima il rappresentante del popolo siciliano, eletto dai siciliani. Non consentirò a nessuno di umiliare la Sicilia e i colori della sua bandiera. Ancora una volta la Sicilia risulta incomprensibile a Roma e ancora una volta si continuano a fare gli errori di sempre. Non mi piegherò”.