Questo discorso sicuramente tutti l'abbiamo già ascoltato da qualche amico o in qualche bar, niente di originale o di nuovo.
Ecco, sul precedente dialogo si possono fare alcune osservazioni paradigmatiche che proverò ad elencare:
a) I ragazzi e i loro genitori non credono nel valore del sapere e nella capacità del sistema scolastico di trasmetterlo;
b) Non si crede al merito e al valore della competizione tra gli individui. Decenni di raccomandazioni, di clientele e di privilegi hanno impedito l'affermazione del principio virtuoso e democratico della meritocrazia;
c) I ragazzi non credono nel futuro: non hanno un lavoro che li possa realizzare, un mestiere che gli possa dare la libertà o una rivoluzione da compiere.
Lo stato d'animo di totale sfiducia nel futuro non riguarda, certamente la maggior parte della popolazione della nostra città, ma né rappresenta un sentimento sempre più diffuso.
Le veloci trasformazioni strutturali della nostra società (globalizzazione, competitività, apertura sociale), possono causare smarrimento, depressione ma forniscono ai ragazzi opportunità ben superiori di quelle delle generazioni precedenti.
Il mondo, globale, connesso e competitivo apre soprattutto ai ragazzi di provincia spazi tuttora non compresi neanche dalle élite.
Ma le opportunità si possono cogliere solo con una formazione scolastica di alto livello, dando vero valore al sapere e al saper fare e sapendo di non poter contare su alcuna posizione di rendita (famiglia, politica, etc.).
Il nuovo mondo impone a tutti i ragazzi nessuna titubanza o incertezza, bisogna seguire le proprie passioni e i propri sogni con tutto l'impegno e la forza possibile, anche contro il vostro-nostro passato. Il sogno di vedere, anche al sud Italia, una classe dirigente moderna e degna di questo nome può continuare.
Filippo Licari