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08/07/2013 04:03:24

Omicidio colposo, confermata condanna per un cardiologo di Trapani. "Matassa", nuova udienza

La pena a 10 mesi di reclusione è stata pertanto inflitta al dottore Federico Inglese,  dell'ospedale Sant'Antonio Abate. 
Il processo scaturiva da un'indagine avviata dopo la morte di un paziente, Alberto Di Bella, deceduto nel 2008  a causa di un infarto. L'uomo si presentò al Pronto soccorso dell'ospedale chiedendo d'essere visitato, perchè avvertiva un forte un dolore al petto. Come da prassi, fu indirizzato al reparto di cardiologia per una visita di accertamento, ma il dottore Inglese, che era in servizio quando Di Bella arrivò, non rilevo la vera natura del suo male, e ne dispose il ricovero in cardiologia, quando, con la normale perizia, avrebbe dovuto con urgenza ricoverarlo in terapia intensiva. Dal processo è emerso inoltre che il medico con chiese alcune analisi necessarie per diagnosticare l'infarto al miocardio, e con questa omissione, di fatto, portò il paziente alla morte che, probabilmente, si sarebbe potuto salvare. Nelle indagini era stato coinvolto anche un altro medico, Maurizio Abrignani, cardiologo anche lui, che era subentrato ad Inglese durante la giornata all'ospedale. Ma per lui il procedimento è stato archiviato. Secondo gli inquirenti non aveva predisposto in tempi celeri i necessari esami attraverso i quali sarebbe stato possibile rilevare l'infarto in corso. Il medico fu però assolto in primo grado. La famiglia Di Bella si è costituita parte civile nel processo. 

MATASSA. Continua oggi, sciopero degli avvocati permettendo, davanti al Gup Giacalone, al Tribunale di Marsala, il processo che vede imputate sette persone, accusate di furto di rame. Nella scorsa udienza preliminare, ci sono state richieste di patteggiamento e giudizi abbreviati I soggetti furono coinvolti, lo scorso 24 ottobre, nell'operazione «La matassa». Le accuse sono furto aggravato e interruzione di pubblico. L'indagine, svolta dai carabinieri di Marsala e Mazara e coordinata dal sostituto procuratore Dino Petralia, fu avviata a seguito dei numerosi furti di cavi di rame, tranciati dalle linee elettriche nelle campagne di Castelvetrano e Campobello di Mazara.
I black out misero in crisi anche gli impianti dell'acquedotto Bresciana e alcuni centri della provincia rimasero senz'acqua per qualche giorno. Alla sbarra sono i mazaresi Gianluca Lanza, di 33 anni, Gaetano Sossio, di 32, e Antonino Messana, di 30, il palermitano Pietro Randazzo, di 31 anni, e i romeni Marian Pirvan, di 30, Gheorghe Costel, di 31, e Dimitru Baziliuc. L'1 ottobre 2012, Randazzo fu bloccato mentre su un camion trasportava 1,5 tonnellate di cavi di rame. Altro rame fu sequestrato ai romeni. In tutto, 4 mila chili. A difendere gli imputati sono gli avvocati Giacomo Frazzitta, Stefano Venuti, Vito Cimiotta, Salvatore Chiofalo e Walter Marino. I legali hanno chiesto il patteggiamento della pena per Lanza, Riesto andazzo, Pirvan e Gherghe, mentre l'abbreviato è stato chiesto per Sossio e Messana. L'unico che sarà processato con rito ordinario è Dimitru Baziliuc. Parte civile si è costituito il Comune di Trapani. 

RICETTAZIONE. Riprende oggi (ma molto probabilmente l'udienza non si terrà, per lo sciopero degli avvocati) il processo a  Rosanna Pollina, 31 anni, trapanese,  chiamata a rispondere dell'accusa di ricettazione. Alcuni anni fa il fidanzato le ha regalato una bicicletta. «Mi disse di averla acquistata al Mercatino dell'usato al prezzo di dieci euro» ha raccontato lei.  Ma in realtà la bicicletta era stata rubata ad un ispettore di polizia. La verità non sarebbe mai emersa se un giorno Rosanna Pollina non avesse incontrato il proprietario. «Ho visto una donna che stava legando una bicicletta ad un palo», ha racconto Antonio D'Ales, ispettore della Polizia in pensione. «Ho capito subito che era quella che mi era stata rubata. Avevo da poco verniciato i parafanghi e m'era colata un po' di pittura sul cavalletto. Ma quando ho chiesto alla signora mi ha risposto che il padre l'aveva acquistata cinque anni prima». «Ho mentito perché non sapevo chi fosse e mi sono sentita aggredita», ha chiarito Rosanna Pollina. «Dopo ho parlato con il mio fidanzato. Mi ha confessato che in realtà aveva trovato la bicicletta vicino ad un cassonetto dell'immondizia. Pensava fosse stata abbandonata. Non mi aveva detto la verità perché pensava che se lo avessi saputo non avrei mai accettato il regalo».



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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