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25/06/2013 07:23:52

Quattro anni per il piromane di Erice. Marsala, continua il processo sulla guerra tra le enoteche

Per due volte Castiglione aveva chiesto il patteggiamento, ma le richieste erano state respinte. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Trapani, presieduto da Angelo Pellino, che ha anche condannato, a quattro anni e due mesi di reclusione, l'ex comandante del distaccamento locale della Forestale Michele Asarisi, chiamato a rispondere di truffa e concorso in incendio. L'ex dirigente non era presente ad Erice quando divampò l'incendio nonostante risultasse regolarmente in servizio. Un'assenza che, secondo gli inquirenti, avrebbe rallentato l'avvio delle operazioni di spegnimento agevolando il propagarsi delle fiamme. Il Comune di Erice nel procedimento si era costituito parte civile ed era rappresentato dall'avvocato Giuseppe Gandolfo. Si è costituita parte civile anche la società FuniErice, che gestisce il servizio di collegamento Trapani - Erice in funivia. La quantificazione del danno è stata però dal giudice rimandata in sede civile.

Questa la dichiarazione del Sindaco di Erice, Giacomo Tranchida:


Incendio boschivo (art.423 c.p.), truffa (art.640 c.p.) e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 c.p.), questi i reati che erano contestati ai due soggetti (Castiglione Vincenzo - il piromane - ed Asarisi Michele - il reggente del distaccamento di Erice del Corpo forestale e direttore delle operazioni di spegnimento) che sono stati condannati ieri (lunedì 24 giugno 2013) dal Tribunale di Trapani, in composizione collegiale, rispettivamente a 4 anni di reclusione (per Castiglione il P.M. aveva chiesto 3 anni) ed a 4 anni e 2 mesi di reclusione (Asarisi Michele).

Avevamo chiesto ai Giudicanti per il tramite del ns Avvocato Giuseppe Gandolfo - dichiara il Sindaco Tranchida - pene esemplari al fine d'indurre i potenziali piromani ed i servi infedeli dello Stato a desistere o a comportarsi in maniera corretta ed encomiabile come altri addetti e volontari antincendio hanno dimostrato di fare.

Si ricorderà che i noti ed inqualificabili comportamenti hanno determinato un danno ambientale enorme (300 ettari di terreno rimboschito distrutto, 37.400 conifere vittima delle fiamme) tant'è che avevamo chiesto un risarcimento danni pari a 5milioni di euro.
Le pena esemplare è arrivata mentre per il risarcimento del danno subito dalla città di Erice il Tribunale ha rimandato alla sede civile per l'esatta quantificazione.

Intanto sul fronte delle iniziative antincendio, nell'ambito delle attività di monitoraggio ambientale per il corrente anno, di già sono state firmate dal Sindaco Tranchida ben 9 ordinanze sostitutive in danno di proprietari di fondi non messi in sicurezza con la necessaria propedeutica scerbatura. Tali ordinanze, peraltro, sottacciono anche pesanti sanzioni pecuniarie e contestuali denunce sul piano penale in capo ai soggetti inadempienti. I cittadini, in presenza di anomali comportamenti e/o in presenza di aree a rischio incendi sono invitati a segnalare tali situazioni al Comando Polizia Municipale 0923555000/0923502200.
 

GUERRA TRA ENOTECHE. Nuova udienza a Marsala del processo sulla "guerra" tra le enoteche vicine al Lungomare Boeo. E' un' appendice giudiziaria al processo che ha visto il 71enne commerciante marsalese Michele Scaturro condannato a 4 anni, 8 mesi e 20 giorni di carcere (pena patteggiata) per il tentato omicidio del 42enne Francesco Giacalone, dipendente dell’Enoteca «Luminario ». Era il 18 Aprile del 2009. Adesso, sotto processo, per tentate lesioni e minacce, c’è Antonio Scaturro, 46 anni, figlio di Michele. Parte offesa è sempre Giacalone, assistito dall’avvocato Salvatore Fratelli.
Secondo l’accusa, a precedere gli spari, nella mattinata del 18 aprile, Giacalone si stava recando in auto verso l’imbarcadero di Mozia, ma prima di arrivare, incrociò Antonio Scaturro, che gli fece segno di fermarsi. Appena Giacalone scese dall’auto, Scaturro gli puntò contro una balestra, scoccando un dardo che non colse l’obiettivo, ma perforò la tuta indossata da Giacalone. Poi, fuggendo,o Scaturro avrebbe mostrato un coltello affermando: «Ti tagghio i cannarozzi». In aula,
Scaturro ha ammesso di aver scagliato un dardo, ma accidentalmente. L’imputato ha negato di aver mostrato il coltello. Per l'avvocato difensore dell'imputato: "Nella nota dei carabinieri non risultano lesioni agli indumenti provocati da una simile arma". Nell'udienza di ieri la balestra è stata anche mostata in aula.  Ieri il giudice Riccar-do Alcamo ha analizzato in aula la balestra: è grande circa 30 per 35 centimetri,  di metallo, con il calcio rivestito in plastica. A corredo ci sono 18 dardi d'acciaio lunghi 15 cm". Ieri ha deposto il luogotenente dei carabinieri Alberto Furia che ha riferito in merito a quella giornata finita con l'arresto di Michele Scaturro, che, subito dopo è stato chiamato a testimoniare: "Quella mattina mio figlio Antonio - ha detto al giudice - mi chiamò al telefono: era molto agitato. Mi disse che era stato minacciato di morte". Nella prossima udienza, fissata per il 5 dicembre alle 12, il pm pronuncerà la sua requisitoria. empi

OMICIDIO COLPOSO. Il Tribunale di Marsala assolve "perché il fatto non sussiste" i rappresentanti legali delle ditte Sielte e SDC accusati di omicidio colposo per la morte di un operaio siracusano avvenuta nel 2007. I fatti contestati risalgono al febbraio 2007, quando Enrico Caracò, di 52 anni, operaio siracusano, ha perso la vita, in contrada Settesoli, a Salemi, in seguito ad un grave incidente sul lavoro. L'operaio cadde da un alto traliccio della linea telefonica sul quale stava lavorando, in quanto era dipendente della SDC, azienda che aveva ottenuto in subappalto i lavori dalla Sielte, che si occupa della manutenzione degli impianti della Telecom. Gli imputati Serena Danese della SDC e Beniamino Villaggio sono stati assistiti dagli avvocati Orazio Gulisano e Vincenzo Zizzi 



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