Difficile spiegare quale sforzo richieda l’apprendimento in carcere dove si studia in celle piccolissime e affollate da quattro o addirittura sei compagni di sventura, dove si rinuncia a due ore d’aria su quattro, o alla doccia ad orario, per seguire quelle lezioni che, troppo spesso, rappresentano una delle poche occasioni di riscatto per chi non ha mai avuto alcuna occasione.
Difficile capire da parte di un detenuto che messaggio voglia lanciargli quello Stato che prima lo esorta a migliorarsi, alla rieducazione e dopo tre o quattro anni di impegno CHIUDE DUE CLASSI QUARTE E UNA CLASSE QUINTA impedendo di fatto la conclusione di un percorso riabilitativo iniziato e destinato a rimanere incompiuto.
Sette le classi richieste all’Ufficio Scolastico Provinciale per la sez. carceraria dell’IISS “L. Sciascia” del carcere di Trapani, e tre sono quelle concesse, con un taglio quasi del 60% incomprensibile almeno nei tre casi sopracitati.
E’ chiaro che si tratta di una evidente lesione del diritto allo studio garantito dalla Costituzione italiana che recita all’art. 34 che la scuola è aperta a tutti, e che (art. 3) "Tutti … hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzioni di … condizioni personali ..." (di detenuto ).
“La Repubblica inoltre garantisce i diritti inviolabili dell'uomo... nelle formazioni sociali (vedi carcere) ove si svolge la sua personalità" (art. 2 Costituz.)
La persona detenuta è dunque titolare di diritti inalienabili, mentre la Costituzione recita all’art. 27 che la finalità della pena è rappresentata dalla "rieducazione del condannato” e il Regolamento Penitenziario del 2000 riconosce alla scuola un ruolo prioritario nel trattamento rieducativo.
Difficile spiegare tutto questo anche a chi in carcere ci insegna, cercando, ogni giorno, di infondere il desiderio della conoscenza, di travolgere ogni alunno con gli effetti speciali dello stupore che consegue ad un lettura nuova della vita … di creare circostanze in cui il vedere è costretto a diventare un guardare …
Abbiamo forse scherzato allora, quando, alunni e professori, convinti, ci siamo buttatati in questa meravigliosa avventura del sapere come arma contro la diseguaglianza sociale e strumento di libertà ?
No, non abbiamo scherzato, siamo stati serissimi, forse troppo seri … visto che ora saremo costretti ad ammettere che tutto sommato .. il Diritto Costituzionale Allo Studio vale si per tutti i cittadini a prescindere dalla propria condizione (… compresa quella di detenuto), ma che i Padri Costituenti non avevano previsto i tagli all’Istruzione in periodi di crisi … anche perchè sapevano bene che è proprio in quei momenti che bisogna aumentare le risorse destinate alla scuola ed in modo particolare alle fasce piu deboli.
Antonella Parisi
Docente presso la Casa Circondariale di Trapani