E' Giuseppe Della Chiave, compagno di Loredanna Genna, un'amica di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi, e nipote di Battista Della Chiave, sordomuto mazarese di 74 anni che aveva riferito agli avvocati di parte civile Giacomo Frazzitta e Vito Perricone, di aver visto Denise in braccio al nipote il giorno del rapimento. La notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Della Chiave è trapelata, ieri, durante l'incidente probatorio davanti al gip di Marsala, Annalisa Amato, nel quale Battista Della Chiave si è avvalso della facoltà di non rispondere visto che l'indagato è un suo parente. Il gip ha comunque disposto una perizia psichiatrica per verificarne l'attendibilità.
Proprio nella testimonianza di Della Chiave la parte civile vedeva la possibilità di far luce sulla vicenda. Tutta l'amarezza di Piera Maggio, testimoniata a fine udienza: "E' finito tutto. L'unica persona che dopo 9 anni decide di dire la verita' sulla scomparsa di mia figlia ora non parla. E' chiaro che questa cosa non doveva andare avanti. E' uno schifo". Secondo quanto detto dalla mamma di Denise, la bambina sarebbe stata portata temporaneamente in una fogna, poi su una barca e trasferita in Tunisia. Ma Piera Maggio non vuole smettere di lottare e si chiede il perchè Denise non viene cercata. La prossima udienza davanti al gip si terrà il 23 settembre. Lunedì 17 giugno è prevista la requisitoria dei pm Francesca Rago e Sabrina Carmazzi nel processo a carico di Jessica Pulizzi e Gaspare Ghaleb.
Nel corso della quarantesima udienza si è chiusa la fase dibattimentale del processo che vede imputati: Jessica Pulizzi (sorellastra di Denise) per concorso in sequesto di persona, e Gaspare Ghaleb per falsa testimonianza al pm. Il Tribunale, presieduto da Riccardo Alcamo, ha rigettato la richiesta di parte civile di ammettere come prova i due cd con la testimonianza di Battista Della Chiave e la stessa richiesta di ascoltare l'anziano teste in dibattimento.
Sono passati quasi nove anni dal quel primo settembre del 2004, in cui da Mazara del Vallo scomparve nel nulla la piccola Denise. E' passato troppo tempo dalle prime confuse indagini, dalle dichiarazioni dell'allora Procuratore della Repubblica di Marsala, Antonino Silvio Sciuto, che continuava a ripetere che Denise era viva e presto avrebbe fatto ritorno a casa.
Dalle tante piste seguite. Da quella familiare, probabilmente quella giusta, agli abbagli presi dagli inquirenti, quando pensavano di aver trovato Denise e invece si trovarono di fronte ad una pianta morta. E poi la pista kosovara, in cui entra nella vicenda l'imprenditore svizzero di origine kosovara Bahgjet Pacolli, l'ex marito di Anna Oxa. Tre mesi dopo la scomparsa, si interessò lui stesso per trovare Denise fra gli zingari, ma subito dopo sparì, dicendo soltanto di cercare la bambina a Mazara.
Pacolli sapeva davvero qualcosa o no? E poi, "Denise a Milano", ripresa dal telefonino di una guardia giurata. "Denise in Grecia", dove sull'isola di Kos la polizia avrebbe trovato una bimba di otto anni che parlava perfettamente l'italiano a differenza della donna che diceva essere sua madre.
Nulla di fatto anche quella volta. L'esame del Dna fugò ogni dubbio. Quella bambina non era Denise. In questo continuo alternarsi di ipotesi e avvistamenti c'è stata anche la versione, secondo la quale Il corpo della bambina sarebbe stato tenuto in un congelatore e poi buttato nel mare di Palermo. A raccontare quella storia fu Giuseppe D'Assaro, 46 anni, in carcere per omicidio, che ha confessato di aver aiutato l'ex moglie a disfarsi del corpo della piccola. La donna che accusava, era la zia della bimba Rosalba Pulizzi, sorella del padre naturale, Piero Pulizzi.
Una versione che in un primo momento venne creduta dagli inquirenti, ma che non ha mai avuto riscontri con la realtà. E poi il filone d'inchiesta su Anna Corona, o altri per i quali si è chiesta l'archiviazione. Dal processo, invece, sono emerse le tante contraddizioni in cui è caduta l'imputata Jessica Pulizzi durante la sua audizione.
Ora, dopo nove anni, un nuovo indagato e una nuova testimonianza aprono nuovi spunti d'indagine, ma altre reticenze ancora un volta possono sbarrare la strada per giungere alla verità sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone.