Lo scorso 23 maggio è stato registrato presso la Corte dei Conti il decreto di finanziamento del "Piano straordinario per il lavoro in Sicilia", e ora - con la circolare firmata anche dal dirigente generale del dipartimento formazione, Anna Rosa Corsello - sarà attivato il punto 3 del piano, la "Formazione giovani" (For.Gio.). A partire dall'annualità 2013/2014, l'offerta formativa sarà rivolta a «percorsi formativi realmente rispondenti - si legge nel documento della Regione - alle esigenze del mercato del lavoro in Sicilia, rilevate attraverso processi di confronto col sostrato socio economico integrati dai dati statistici Censis e Istat, che hanno consentito di effettuare una analisi accurata dei profili professionali e delle filiere produttive cui è riconducibile la domanda di lavoro in Sicilia».
Cinque i punti sui quali si basa il nuovo piano: la riedizione di una parte dei corsi presenti, la pubblicazione dell'Albo dei lavoratori della formazione professionale, la pubblicazione del nuovo sistema di accreditamento, la pubblicazione del nuovo avviso per la formazione siciliana e riforma delle procedure amministrative.
Per quella che è la seconda annualità dell'Avviso 20, verranno riutilizzati (per quanto compatibili) i percorsi formativi realizzati con successo nel 2012/2013, in misura non superiore all'85% del volume economico dei singoli pacchetti. Una parte (il 25%) sarà destinata a quei corsi, già attivi nell'annualità che sta terminando in questi giorni, rivolti prioritariamente ai soggetti disabili e a quelli in stato di detenzione.
I tempi, vista la scadenza dell'annualità fissata al 7 giugno, sono molto stretti: infatti la circolare assegna solo 7 giorni agli enti, inseriti nella graduatoria 2012/13 dell'Avviso 20, per manifestare la disponibilità alla realizzazione dei nuovi percorsi formativi. «Verranno tagliati - afferma l'assessore - i corsi che non rientrano tra le priorità del mercato siciliano e che non sono compatibili con le misure del Piano. E' la prima volta che la Regione programma le attività formative partendo dai dati di Istat e Censis, e non dalle esigenze degli enti. Non è mai stata nostra intenzione distruggere il sistema della formazione professionale né tantomeno costruire un forzato periodo di agonia che, secondo favole costruite ad arte, imputava a questo governo la volontà di ridurre le retribuzioni dei lavoratori a 450 euro al mese per il prossimo semestre. Il quadro lasciatoci dai precedenti governi, è desolante: abbiamo speso 286 milioni di euro, chi ne ha beneficiato? Abbiamo ricevuto attacchi e insulti, attorno alla nostra azione si è costruito un clima pesante fondato sulla paura dei lavoratori del comparto. Le riforme fanno sempre paura, ma ritengo che questo atto ufficiale possa essere considerato un fondamentale elemento di chiarezza e di serenità. Abbiamo deciso di ridurre il finanziamento dei corsi e utilizzare le restanti somme per la pubblicazione di un nuovo avviso pubblico. Sia chiaro che questo Governo non intende mercanteggiare sulla riforma del settore, che passa prioritariamente dal nuovo sistema di accreditamento che abbiamo chiuso proprio in queste ore. Su questo non ci sarà alcun passo indietro, chi non vuole riformare il sistema a partire dalle regole per accreditare gli enti di formazione, se ne assuma la responsabilità dinanzi a 25 anni di anarchia e caos che hanno generato una platea diquasi 2.000 enti, 8.000 assunti a tempo indeterminato entro il 2008 e altri 7.000 negli ultimi cinque anni. Non intendiamo costruire consenso attraverso la formazione professionale, per questo innalziamo i livelli di rigidità, di qualità e di trasparenza. Chiudiamo una fiera infinita che ha appassionato tutte le ultime campagne elettorali e iniziamo una stagione di sobrietà e di rispetto del bene comune».
Il piano sarà presentato oggi dall'assessore Scilabra ai sindacati e alle associazioni degli enti, e successivamente alla commissione Ars di riferimento.Il bando con la riedizione dei pacchetti formativi, così come è stato predisposto dalla Regione, mette a rischio circa 3 mila posti di lavoro, e intanto i lavoratori non percepiscono da oltre un anno lo stipendio sono stanchi e pronti a manifestare ancora un disagio che va avanti da troppo tempo. Siamo d’accordo con la riforma del settore, ma non con questi tempi e modi, piuttosto ribadiamo la priorità della giusta salvaguardia di tutto il personale che cosi non viene garantito”.