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02/06/2013 04:36:02

"Il parco eolico off - shore è un'opportunità per Petrosino"

Faccio le seguenti riflessioni:
Nei paesi sviluppati ed industrializzati come Danimarca e Svezia
da molto tempo hanno sposato l’eolico off-shore e non mi sembra che tali popolazioni abbiano meno sensibilità per l’ambiente di quella che abbiamo mostrato noi nel tempo ( vedasi abusivismo sulle coste ) .
Posto che nell’affrontare queste tematiche occorre senza dubbio preliminarmente avviare delle iniziative volte ad accertare l’affidabilità del proponente.
Dall’articolo si evince che il sindaco di Petrosino è contrario alla realizzazione del parco eolico off-shore e mi convinco sempre di più che ad affossare definitivamente la nostra economia è la grave sindrome che ormai da tempo ha imprigionato la nostra società:
La syndrome “ NIMBY “ ( Not In My Back Yard) ;
Letteralmente NiNBY significa "Non nel mio cortile" , questo è un atteggiamento che da tempo si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio l’impianto eolico e simili di cui si discute nell’articolo.
Ma gli anglofoni, per indicare la degenerazione estrema della sindrome NIMBY, hanno coniato un nuovo termine “B.A.N.A.N.A.” che sta per Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything letteralmente significa "Non costruire assolutamente nulla in alcun luogo vicino a qualunque cosa".
Proprio in questi territori lo sfruttamento dell’energia eolica risale a molti secoli fa, difatti i mulini a vento dislocati nelle nostre saline ne sono l’esempio evidente, mai nessuno ha pensato di alzarsi in piedi e avviare delle CROCIATE contro le pale del vento ( i mulini ) del nostro territorio.
Mi sorprende ancora di più se ha combattere questa crociata sia un uomo come il mio amico Gaspare Giacalone che avendo lavorato nella City conosce bene quali settori economici strategici riescono ancora a garantire reddito alle popolazioni.
Del resto il consumo e la produzione di energia sono sempre in costante aumento.
Se dovesse restare costante la crescita di “ consumo “, cosa assai probabile, a breve non avremo disponibilità di energia a basso costo , come faremo a continuare a soddisfare i fabbisogni della nostra società, come penseremo di coltivare le nostre terre, come trasporteremo i nostri prodotti, come li trasformeremo , come li conserveremo, come potremo pensare di vivere una vita soddisfacente , acqua calda, condizionamento, trasporto ecc…. se non saremo più in grado di acquistare “ L’energia “ indispensabile ai nostri bisogni essenziali?
Senza energia non arriverebbe neanche acqua potabile nelle nostre case, siamo consapevoli di questo ?
L’energia nell’ultimo secolo ha alimentato in modo mai visto lo sviluppo industriale, sociale, economico , educativo. E questo sviluppo ha avuto necessità di una quantità sempre crescente di carburante: petrolio , carbone , gas, bacini idroelettrici , solare, biomasse, eolico, ecc..
La cosa impressionante è la velocità con cui sta cambiando il nostro mondo, senza che c’è né accorgiamo.
La domanda che mi pongo spesso è: ma quanto energia potranno ancora fornire in futuro indistintamente queste risorse , di fronte a un mondo in cui stanno vertiginosamente aumentando i CONSUMI e i CONSUMATORI ( India e CINA) ?
Ma torniamo all’impianto Off –Shore .
Queste sono opportunità da non buttare al vento , tanto per restare sul tema, occorre incontrare le società che hanno proposto l’investimento e cercare di ottenere il massimo per le popolazioni di Petrosino ma soprattutto per le attività economiche dello stesso territorio di Petrosino , ad esempio chiedere che tutte le attività economiche di Petrosino possano avere in cambio GRATIS tutta l’energia VERDE necessaria alle loro produzioni , ad esempio le cantine .
Questo consentirebbe ai produttori , nel caso del vino, di poter declinare il loro prodotto finito “ wine sustainable “ , il cosidetto vino con fattore “S”, che tanto sta coinvolgendo i consumatori americani.
Più di un terzo di essi dice di comprare vino semplicemente perché attratti dal “ lato sostenibile della bottiglia “. Gli indicatori eco-friendly (come l’uso di energia rinnovabile nel processo di produzione del vino) sono un fattore sempre più tenuto in considerazione dai consumatori internazionali nel momento decisionale dell’acquisto.E tanto per fare un esempio pratico per la produzione di 100 litri di vino è necessario utilizzare 20 kW di energia , corrispondenti al consumo di incirca a 5 litri di gasolio, che sommati agli altri consumi di energia necessari per la coltivazione delle vigne , il trasporto dell’uva , l’imbottigliamento del vino il suo trasporto fino alla tavola del consumatore, ed altresì aggiungi il consumo necessario di energia per la produzione di bottiglie tappi, etichette ecc… puoi ben immagine a quale valore finale di consumo energetico si può facilmente arrivare per la produzione di una bottiglia di VINO. E se un giorno si arriverà a dover comunicare al consumatore finale la cosiddetta impronta ecologica, come l’etichetta accanto, che valore dovranno indicare i nostri produttori sulle loro etichette ?
Ecco perché la considero una opportunità per tutto il territorio il parco Off-Shore di Petrosino.

Mario Ragusa
 



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