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30/05/2013 04:33:04

Petrosino, il danno e la beffa del parco eolico off-shore

C’erano i pescatori di Marsala e Petrosino, i rappresentanti locali di Legambiente, i No Muos, le associazioni di pesca subacquea. Mancavano gli amministratori delle altre città. Cosa è successo. A Petrosino non stanno un attimo tranquilli, perché adesso, oltre agli altri allarmi ambientali si aggiunto quello sulla realizzazione di un parco eolico off-shore.
L’amministrazione Giacalone non ci sta, perché ha letto il progetto, studiato le carte, e sembra una bella presa in giro. Molto pericolosa però. Si sta parlando di un parco eolico da 48 aerogeneratori, così si chiamano le pale, conficcate giù sul fondale a 2 miglia di distanza dalla costa petrosilena, esattamente in corrispondenza della zona che va da Capo Feto a Punta Biscione: ad esempio le pale saranno ad una distanza di 5.833 metri da Punta Biscione, 4.313 metri da Punta Giardinello, 4.823 metri da Capo Feto. Il parco interessa una superficie di circa 40 km/q. Oltre alle pale c’è la realizzazione dei relativi cavidotti di asservimento in atterraggio sulla costa siciliana (Petrosino). Gli aerogeneratori, hanno un’altezza totale di 195 metri e emergono dal mare per 150 metri, verranno posizionati a profondità batimetriche variabili da 19 a 40 metri. Ma lo “scherzo” non sta tanto nelle caratteristiche tecniche della pale. Quanto alla stessa denominazione del progetto: Impianto eolico off-shore a Mazara del Vallo. Proprio così, a Mazara del Vallo. E addio Petrosino. Infatti secondo il progetto non c’è “nessun centro abitato di significative proporzioni presente sulla costa immediatamente a ridosso del lotto chiesto in concessione, mentre il centro Mazara è a circa una decina di chilometri ad oriente sulla costa”. Peccato però che la zona di mare che si vuole occupare con le pale eoliche, non solo è davanti la città di Petrosino, ma anche a quell’immensa area di interesse ambientale a livello internazionale che sono i Margi. Secondo i progettisti inoltre sarebbero minimi gli effetti sul comparto pesca. Sono stati intervistati, però, soltanto i pescatori mazaresi. Mentre quello specchio d’acqua, come hanno confermato i pescatori della marineria marsalese e petrosilena è molto pescoso, nonostante la presenza di poseidonia. Ma mentre la relazione tecnica del progetto afferma che le pale creerebbero un impatto positivo all’ecosistema faunistico, ci sono tanti effetti negativi che potrebbero comportare agli animali quanto agli abitanti. Alcuni di questi: rumore intenso durante le operazioni di palificazione-fissaggio, perforazione e dragaggio; maggiore attività delle imbarcazioni nelle fasi di esplorazione, costruzione e manutenzione; aumento di torbidità e risospensione di sedimenti inquinati a causa dell’edilizia; presenza di strutture (compresi effetti di barriere artificiali che alterano l’habitat) e, potenzialmente, di cambiamenti nelle reti di predazione e alimentazione; rumore e vibrazioni continuamente prodotti dagli aerogeneratori in funzione; impatti elettromagnetici dovuti al cablaggio che possono influire sulla navigazione; effetti sulle prede, come il cambiamento nel comportamento dei pesci. C’è tanta poseidonia infatti nella zona in cui dovrebbero sorgere le pale, e si sa che la poseidonia è una pianta marina molto protetta, indispensabile per l’ecosistema marino. Eppure i progettisti scrivono che la zona è degradata, che non serve a nulla. Smentiscono tutto invece le associazioni che in quello specchio di mare praticano il diving e la pesca sportiva, perchè lì sotto c'è un fondale eccezionale. Allora si fanno un po’ più lontane queste pale, dove non c’è poseidonia? No perché oltre le 5 miglia i fondali sono troppo profondi. Per l’impatto visivo, come si fa? I progettisti hanno pensato bene di colorare le pale eoliche, di azzurro e verde, per confonderle con col mare e col cielo ed evitare la brutta visione ai lontani cittadini mazaresi (!). “Soltanto che le disposizioni in materia di impianti eolici nelle zone delicate per l’habitat degli uccelli, ad esempio, prevedono che queste pale debbano essere invece di colori ben visibili, per evitare che gli uccelli si schiantassero”, commenta l’assessore al territorio e ambiente di Petrosino Katia Zichittella. I tempi sono stretti, il 5 giugno ci sarà la conferenza di servizi alla capitaneria di Porto di Mazara del Vallo, in cui parteciperanno parecchi enti preposti a dare le relative autorizzazioni: Comune di Petrosino, di Mazara, Provincia di Trapani, Genio Civile, Asp di Trapani. Ma le competenze sono ristrette. Ad esempio al Comune di Petrosino spetta soltanto dare l’Ok per far approdare i cavidotti sulla terraferma. Poi niente, tocca al Ministero dell’Ambiente approvare il tutto. “Noi ci saremo con tutte le nostre forze e diremo no – dice il sindaco Gaspare Giacalone . Diremo no perché non accettiamo alcuna speculazione sul nostro territorio, perché è un progetto devastante, perché non porterà alcun beneficio alla collettività”. E già i cittadini e le associazioni si stanno organizzando per una forma di protesta a Mazara durante la conferenza di servizi.
Ma quali sono le società che hanno chiesto la concessione trentennale per il parco eolico a Petrosino? Sono due, la Bbc Power e la Tre - Tozzi Renewable Energy.
La Bcc ha sede a Milano ed appartiene a tre giovani rampolli dell'aristocrazia industriale lombarda. Nonostante la sede legale si trovi nel centro del quadrilatero della moda ha un capitale sociale irrisorio, appena 20mila euro, e il sito internet è in costruzione da diversi anni. L'azienda nel 201o ha tentato di costruire un parco eolico offshore in Sardegna, nel Golfo degli Angeli. La bocciatura delle delibere regionali che bloccavanono le autorizzazioni sull'eolico a terra e off-shore hanno permesso alla Bbc di richiedere una concessione cinquantennale per un impianto con pali tra i 90 e i 120 metri fuori dal livello del mare e con una parte sommersa compresa tra i i 16 e i 30 metri. Anche lì si sollevò un grande movimento popolare.
La Tre - Tozzi Renewable Energy è società fondata nel 2003 dal gruppo Tozzi, una holding di Mezzano (RA) che da più di 20 anni lavora nel settore delle energie rinnovabili.
La Tozzi, per esempio, è impegnata con impianti a biomassa solida e liquida in Emilia Romagna, Calabria e Puglia. A Cavallino, in provincia di Lecce, un territorio già pesantemente provato dalla presenza della più grande discarica del Salento, il progetto di un impianto della Tozzi alimentato a biomassa liquida è stato osteggiato dalla popolazione locale per i gravissimi impatti ambientali connessi. Dopo il parere negativo sia dell'Arpa Puglia che dell'Asl, nel Maggio 2012 il dirigente del Servizio energia della Regione Puglia ha respinto la richiesta di Autorizzazione unica avanzata dalla società.
Gli interessi della Tozzi arrivano fino in Africa. In Senegal ha dato inizio a un progetto di coltivazione di jatropha, olio non commestibile ma utilizzabile come combustibile per i motori diesel. Il progetto, inaugurato il 19 gennaio 2010, per il primo anno prevedeva una coltivazione pilota di 500 ettari con l’impiego di qualche decina di famiglie di agricoltori, l’avvio dell’attività di formazione e l’installazione delle infrastrutture, mentre per il secondo anno l’estensione delle colture su ulteriori 2.500 ettari, fino ad arrivare a 50mila ettari nell’arco di sei anni. La concessione, per la durata di 99 anni, non prevede però alcun dazio all’importazione di materiali e attrezzature e nessuna percentuale di prodotto finito dovuta al paese ospitante, a meno che il governo non lo acquisti successivamente a prezzo di mercato.
Oltre che in Senegal, in Africa la Tozzi è presente anche in Madagascar, altri 50mila ettari per la coltivazione di jatropha. Questa pratica, comunemente definita accaparramento di terra, è in linea con una precisa strategia di internalizzazione e di approvvigionamento della materia prima per produrre agrocarburante. Sarebbe proprio la questione dell’accaparramento di terra da parte di imprese straniere tra le ragioni alla base delle sollevazioni popolari che hanno provocato nel marzo 2009 il colpo di stato che ha costretto all’esilio l’allora presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana. E pensare che si era opposto. Come il sindaco di Petrosino.
 



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