L'esperienza è stata presentata al III Convegno di Education 2.0. L'unità didattica «Il mestiere dell'archeologo» è nata con l'intento di avvicinare gli studenti della scuola alla conoscenza del territorio grazie a una didattica esperienziale svolta sul campo, all'ausilio delle tecnologie e alla pratica della lingua inglese applicata in un'ottica cosiddetta "Clil". Lo spunto è nato da un'analisi preliminare del territorio attraverso le testimonianze archeologiche. La prima area del territorio marsalese a svilupparsi in senso urbano fu l'isola di Mozia, grazie ai cartaginesi che ne fecero un importante presidio commerciale nel Mediterraneo. «Studiare oggi la nascita di Marsala - dice la professoressa Francesca Pellegrino - comporta una rilettura dei materiali documentari custoditi al museo regionale "Baglio Anselmi" che custodisce il prezioso relitto della nave punica, unico nel suo genere, rinvenuto dall'archeologa Honor Frost a pochi metri sotto il livello del mare tra il 1971 e 1974.
Ulteriore interessante luogo di studio dei materiali è il museo Whitaker, sull'isola di Mozia, dove è stato ritrovato, ed è custodito abitualmente, il famoso "Giovinetto", esempio di cultura greca in terra punica, presumibilmente proveniente dalla vicina Selinunte. La scommessa didattica è quella di invitare gli allievi a conoscere la storia antica della città attraverso i ferri del mestiere dell'archeologo e a unirli alle fonti reperibili sul luogo e alle tecnologie favorendo la conoscenza e la competenza della lingua inglese, in memoria di Honor Frost e del potenziale valore interculturale della storia del territorio di appartenenza». L'obiettivo formativo dell'azione è quello di guidare lo studente nello studio del territorio rispettando diversi steps che prevedano l'uso complementare di risorse culturali e strumentali multiple: la visita guidata nei luoghi d'interesse, la consultazione di documenti cartacei e della rete e il coinvolgimento della lingua straniera.