Desidero esprimere ancora una volta pubblicamente la mia profonda riconoscenza a queste persone e ai tanti “martiri” di Sicilia. Come cristiano invito i credenti a pregare il Signore della Vita per questi suoi figli colpiti da mani mafiose e insensibili. Chi, ieri come oggi, voleva nei suoi intrighi di potere far prevalere la cultura della mafia e della prepotenza (cultura di morte, disumanizzante, antievangelica, nemica della dignità e della libertà delle persone e della convivenza civile), sa che troverà davanti a sé donne e uomini che non si arrendono al compromesso, al tornaconto individualista, alla violenza distruttiva. Combattere nel nostro tempo la mentalità mafiosa e individualista e quindi le associazioni criminali, significa non solo fare una instancabile opera di repressione (che spetta alla magistratura e alle forze dell’ordine), ma impegnarsi in interventi soci-educativi, in azioni esemplari per immettere nelle libere coscienze idee, valori, progettualità concrete a favore della civiltà dell’amore e della giustizia. Non si può rimanere in una “presunta posizione di mezzo”. Ogni gesto egoista e violento, ogni atto di disprezzo verso un essere umano, ogni visione culturale e ogni ideologia che portano avanti “piani” e proposte contro i diritti umani deve essere avversato con la ragione e compiendo il proprio dovere professionale, civile e familiare.