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02/05/2013 06:46:37

La necessità di una nuova politica economica basata sulla qualità della spesa.

Ma all’interno dell’Europa non tutti gli Stati sono riusciti a governare la difficile situazione finanziaria frutto di anni di scelte economiche sbagliate.
Adesso alcuni Capi di Governo, tra cui il nostro nuovo Premier Enrico Letta, si interrogano su quale deve essere la giusta politica economica da adottare: bisogna continuare con la politica del rigore o iniziare una politica dello sviluppo? Anche il Presidente degli Stati Uniti d’America ha di recente dichiarato che una rigorosa politica finanziaria rischia di creare recessione e disoccupazione.
La teoria Keynesiana, che fece uscire l’America dalla profonda recessione del 1929, parla chiaro: non ci può essere sviluppo senza investimenti e senza che le famiglie posseggano reddito!
Ma quello di cui in Italia si parla poco è: quali sono stati gli investimenti realizzati a fronte degli oltre duemila miliardi di debito pubblico? In altre parole se in un’azienda i debiti che abbiamo contratto con la banca sono debiti che hanno realizzato investimenti produttivi, la possibilità che si possa ridurre il debito garantendo la crescita è molto elevata; ma se i debiti non sono stati effettuati per realizzare investimenti produttivi ma solo per alimentare una dissennata politica clientelare, allora la possibilità di garantire lo sviluppo e la crescita è vicina allo zero.
Quindi la questione da focalizzare è la seguente: la spesa pubblica, compresi gli investimenti, deve diventare produttiva, la qualità della spesa deve iniziare ad essere governata dalla politica!
Tra la rigorosa politica finanziaria voluta dalla solida economia tedesca e quella assurda fatta dall’Italia negli ultimi anni c’è una via di mezzo!
Bisogna iniziare a parlare di qualità della spesa corrente che deve essere oggettivamente produttiva anche mediante rigorosi sistemi di controllo e di qualità degli investimenti che, mediante una rigorosa definizione governativa, devono oggettivamente garantire un ritorno di reddito per la collettività.
Per fare degli esempi i contributi concessi alle famiglie bisognose potrebbero avere un ritorno per il bene comune con una controprestazione di pulizia della villa comunale così come la realizzazione di una strada di campagna dovrebbe aumentare la produttività agricola della zona altrimenti si deve preferire la realizzazione del porto turistico o il potenziamento dei collegamenti con l’aeroporto che garantirebbero un redditizio indotto turistico.
Questo nuovo modo di ragionare deve essere disciplinato dai Governi centrali e controllato dai Revisori contabili, professionisti abituati a ragionare in termini aziendalistici, e dalla Corte dei conti, la quale deve rimodernare il suo ruolo di controllo finanziario.
Una diversa impostazione economica rischia di portare l’Italia al dissesto finanziario, ovvero alla recessione ed alla disoccupazione che in entrambi i casi avrebbero gravissime conseguenze sull’intera collettività!

Alcamo, lì 30/04/2013


Sebastiano Luppino
Dottore Commercialista e Dirigente finanziario di Enti locali
 



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