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27/04/2013 04:33:52

"Il suicidio politico del Pd. A Marsala è già avvenuto quanto accaduto a Roma..."

Prima, perdere (perché di fatto si sono perse) elezioni già vinte, poi ben cinquanta giorni di caos, senza riuscire a delineare una linea politica chiara. Infine, su tutto, lo sconvolgente dramma dell’elezione del Presidente, dapprima con l’accordo con Berlusconi per l’elezione di Marini, quindi, il massimo dell’infamia, il killeraggio di Romano Prodi, il fondatore del Pd e, di certo, l’uomo migliore del centrosinistra, colui che negli ultimi venti anni ha avuto la migliore intuizione, l’Ulivo, ha guidato il miglior governo (96-98), e per questo è stato “assassinato” per ben tre volte. 

Roba, appunto, che neanche Crozza. In realtà, forse non con questa drammaticità, era un copione previsto: le primarie, svolte in un modo sconvolgente per i cavilli posti al solo fine di sfavorire Renzi, hanno premiato Bersani (un galantuomo, comunque) ma purtroppo, anche, un gruppo dirigente che, a parte qualche eccezione, era ormai inviso al popolo del centrosinistra. Un gruppo di dirigente che in venti anni ha resuscitato più volte Berlusconi, altro che Renzi. Un gruppo dirigente che ha creduto che il popolo di centrosinistra corrispondesse, esattamente, al popolo che ha votato alle primarie, al popolo degli iscritti ai partiti, commettendo un errore clamoroso. Un gruppo dirigente, perdente, ma insopportabilmente borioso, sempre pronto a condannare chiunque, piaccia o non piaccia, varcasse i luoghi sacri della sinistra e andasse a parlare anche ad un pubblico non già “fidelizzato” (il caso Renzi- De Filippi): come se ci fossero italiani di serie A ed italiani di serie B. Come se anche Bill Clinton o Tony Blair, per non parlare di Obama, non andarono finanche ad Mtv. Una serie, dunque, di errori che soltanto l’incapacità (o la complicità?) può giustificare. Capire l’inconsistenza del Partito Democratico e del centrosinistra non è difficile. Quello che è avvenuto a Marsala è l’esempio, su scala ridotta, di quello che è accaduto a Roma: un partito inesistente, incapace perfino di garantire dei luoghi fisici in cui discutere. Un partito che giustifica la sua esistenza soltanto per garantire la sopravvivenza politica di alcuni suoi dirigenti, ormai completamente insensibili ai desideri, alle speranze ed ai bisogni dei cittadini, tanto che alle recenti elezioni amministrative hanno candidato una donna che nulla c’entra con la sinistra ma che era la sola in grado di garantire briciole di potere politico, visto che questi dirigenti sono perfettamente consapevoli di non avere alcun appeal elettorale. Un partito che esiste soltanto per la sopravvivenza dei suoi dirigenti, dunque: qualche assessorato, qualche candidatura in liste bloccate ed il gioco è fatto. Qualcuno ricorda una sola dichiarazione (per non parlare di azione) che parli della città, delle sue esigenze, di ambiente, sviluppo sostenibile, disagio sociale e nuove povertà? No, le uniche dichiarazioni riguardano discussioni fra “ceti politici”, posizionamenti e riposizionamenti. Un Pd che è il megafono dell’amministrazione comunale. Un ufficio stampa. Ecco cosa è diventato il Partito Democratico. Un partito senza anima né passione. E che, per questo, non ha alcun rispetto per la rabbia e l’indignazione della sua gente (come la vicenda Prodi – Rodotà dimostra). Una realtà che purtroppo coinvolge, a Marsala come a Roma, tutto l’universo chiamato sinistra ed infatti i dirigenti di Sel che, dopo avere imboccato una disfatta dietro l’altra, parlano di rilanciare la sinistra rasentano l’assurdo: è come se un allenatore che dopo aver fatto retrocedere la propria squadra parlasse di scudetto! Tra l’altro, discutere ora di quello che ne sarà della sinistra è l’ennesima dimostrazione della follia di un ceto dirigente, come se non fosse necessario e prioritario discutere di cosa ne sarà del Paese e, casomai, su questo misurare la forza e l’identità di una linea politica. Ammetto di avere un timore: un ritorno ad una sinistra che sia settaria, identitaria, un ritorno al passato pre-Ulivo, rispolverando parole ed idee (nobili), come quelle del socialismo, oramai consegnate alla storia, incapaci di essere comprese da tutti coloro che sono nati negli anni 90 ed anche nel 2000! Ciò non mi stupisce, però: l’Ulivo di Prodi e poi il Partito Democratico di Veltroni sono stati, spesso, mal sopportati e visti come una insopportabile intrusione in una storia, quella comunista o socialista, che andava non soltanto rispettata (come giusto) ma perpetrata, all’infinito. Ed è per questo che Renzi, come Prodi, è avversato: perché rappresenta il punto di arrivo della storia iniziata dal Professore bolognese. Naturalmente, per ripartire, sarà necessario che in ogni parte del Paese, ed anche a Marsala, si faccia avanti una nuova generazione di uomini e donne (e non solo anagraficamente) che abbia meno legami possibili con le storie passate e che soprattutto non veda come protagonisti i sempre eterni candidati della sinistra, che non mancano una elezione neanche per sbaglio! Una generazione che non sia composta da chi abbia collezionato, in questi anni, incarichi politici e ruoli istituzionali. Invocare una sana rottamazione non è offensivo: è invocare una normale condizione democratica che è prassi ovunque, nel resto del mondo.

Valerio Vartolo 



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