Che significa “attorno a noi, a me”? L’attorno a noi, oggi, comprende l’intero mondo. Ovviamente non posso interessarmi alle ingiustizie individuali, che possono riguardare più di sette miliardi di esseri umani. Ma siamo circondati da ingiustizie, violenze, prevaricazioni collettive che riguardano interi popoli o categorie di cittadini o classi sociali. Per esempio: facendo 100 il reddito percepito nel 1984 dal 20% più ricco e dal 20% più povero della popolazione USA, nel 2009 il 20% più ricco è arrivato a 175, il 20% più povero quasi a zero, circa 10.(grafico in Stiglitz, Micromega 3, 2013). E si tratta dei più poveri dentro la maggiore concentrazione di ricchezza del mondo. Come staranno i più poveri in Grecia, in Italia ( e siamo sempre nella maggiore concentrazione di ricchezza del mondo) e nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo?
Ma usciamo dall’esempio e torniamo alle parole di Gesù: non possiamo servire Dio e Mammona. Attenzione: cosa significa “servire Dio”? Lo dice Gesù: dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i pellegrini (=, oggi, i migranti), eccetera. In somma, servire Dio non è starsene in un angolino a pregare o cantare e danzare in coro inni di gloria a Dio. Ci stanno anche questi momenti, se ci piacciono e ci sono di conforto, ma sono marginali, a me sembra, rispetto al “servire Dio”, cioè servire il prossimo che è nel bisogno. E cosa significa “servire Mammona”? Siccome Mammona significa “ricchezza”, per come ragiona e agisce Gesù, il significato è molto semplice e non mi ci soffermo, anche se noi protestanti abbiamo quasi costruito una teologia della ricchezza a giustificazione dell’accumulazione.
Desidero soffermarmi a riflettere sulle ingiustizie collettive, che coinvolgono interi popoli, le ingiustizie compiute dai poteri forti, dai governi che noi stessi scegliamo. Riflettere partendo dalla tradizione ebraico-cristiana, e precisamente dal GIUBILEO E DALLA SALVAGUARDIA DEL CREATO e come a ciò si è rapportato il Consiglio Ecumenico delle Chiese (C.E.C.) , che raduna, a livello mondiale, le Chiese cristiane protestanti ed ortodosse(non tutte).
Ma cominciamo da una ingiustizia fatta con una legge del nostro governo e ieri, 13 aprile, sui giornali. La legge, del 2011, chiude i reparti maternità che non arrivano a 500 parti all’anno. Senza eccezioni. Ora, se chiudiamo Marsala, a venti chilometri c’è Mazzara, a trenta Trapani, insomma, una rete abbastanza accessibile rimane. Ma chiudono i reparti di Pantelleria, di Linosa, di paesi di montagna collegati male. Per giunta le puerpere dovrebbero trasferirsi da Pantelleria alla terraferma ( cioè a Marsala, Trapani) dopo la trentaduesima settimana. E’ stato calcolato che il soggiorno fuori sede per quasi due mesi costerebbe almeno 1500 euro. Insomma lo Stato ti crea il danno e tu te lo paghi!
Passiamo ad ingiustizie che si riversano su larghe parti dell’umanità. E utilizziamo le parole dell’Assemblea Ecumenica Mondiale di Seoul del 1990 ( il C.E.C. raduna in Assemblee mondiali le Chiese ogni 7 anni, dal 1948):
“Opporremo resistenza a ogni linea politica che tratti la terra come una semplice merce; che permetta speculazioni a spese dei poveri; che scarichi rifiuti tossici nel suolo e nelle acque; che promuova lo sfruttamento, la distribuzione iniqua o la contaminazione della terra e dei suoi prodotti, o che impedisca a coloro che vivono direttamente dei prodotti della terra di esserne i reali gestori”
Si tratta di cose molto concrete, e anche semplici, verrebbe da dire “terra terra”. Un esempio, a proposito di rifiuti tossici e di violenza sui più deboli da parte dei poteri forti: il Corriere del Mezzogiorno di tre giorni fa (11 aprile) ci informa che la società incaricata di bonificare i terreni della ex Italsider ed ex Eternit, vicino Napoli, ha preso per questa bonifica , mai fatta, 107 milioni di euro. Invece di bonificare hanno fatto una “miscelazione di pericolosi inquinanti”. Dicono i giudici: sussiste un “ pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge l’ambiente e l’integrità della salute di un numero non individuabile di persone”. Sono indagati 21 dirigenti della società, tra cui due ex vicesindaci di Napoli e un ex direttore generale del Ministero dell’ambiente.
Un altro esempio: questo nostro mondo super tecnologico produce ogni anno 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici in tutto il mondo, ovvero un 5% in più di tutti i rifiuti solidi urbani dell’intero pianeta. Gran parte di questo materiale, altamente inquinante, viene smaltito dai paesi più ricchi nelle aree più povere, in particolare l’Africa, ridotta a “pattumiera del mondo”. Greenpeace ci informa che in Ghana vengono coinvolti soprattutto bambini che, bruciando televisori e computer per ricavarne rame ed alluminio, si intossicano con le esalazioni dei roghi . E le scorie radioattive delle centrali nucleari, che restano pericolose per migliaia di anni? Nessuno ci informa dove veramente finiscano. La nostra salute è una variabile insignificante per i grandi affari del mondo.
E intanto i più ricchi si arricchiscono sempre di più e i poveri si colmano di debiti .Ciò a livello individuale. Poi c’è il “debito del Terzo Mondo”, che i paesi poveri non sono in grado di ripagare.
L’Antico Testamento o meglio la Torah è chiara: i lavoratori, gli animali, le stesse terre coltivate hanno diritto al rispetto, al riposo; i poveri non possono essere sempre esclusi dal godimento dei prodotti dei campi; deve venire un momento in cui i debiti vengono cancellati. E così viene inventato il sabato, per il riposo settimanale, l’anno sabbatico, per il riposo della terra ogni sette anni, il giubileo per la liberazione degli schiavi e il condono dei debiti.
Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno la lascerai riposare, incolta; i poveri del tuo popolo ne godranno, e le bestie della campagna mangeranno quel che rimarrà. Lo stesso farai della tua vigna e dei tuoi ulivi. Per sei giorni farai il tuo lavoro; ma il settimo giorno ti riposerai, perché il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi e il figlio della tua serva e lo straniero possano riprendere fiato. (Esodo 23,10-12)
Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo (= liberazione); Non seminerete e non raccoglierete quello che i campi produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne incolte; esso vi sarà sacro: Mangerete quello che i campi hanno prodotto in precedenza. In questo anno del giubileo (= liberazione) ciascuno tornerà in possesso del suo. (Levitico 25,10-13)
Si dirà che si tratta di antiche usanze rispettabili ma non più utilizzabili, come vecchie reliquie archeologiche. Eppure, considerate come si esprime l’Assemblea Mondiale di Harare, convocata dal C.E.C. nello Zimbabwe nel 1998, appena quindici anni fa:
“Il giubileo è il riconoscimento del fatto che, lasciato al suo corso normale e continuo, il potere si concentra sempre più in poche mani … senza alcun intervento ogni società scivola nell’ingiustizia. Come ci ricorda la Bibbia ebraica, i potenti aggiungono casa su casa, campo a campo ( cfr. Is.5,8). I deboli e i poveri sono vulnerabili, emarginati, esclusi. Il ristabilimento richiede l’inversione di questo corso della storia. Il benessere delle persone, e di un intero popolo, richiede l’intervento, la periodica interruzione del normale corso degli eventi.
Il giubileo comporta importanti implicazioni per le nostre riflessioni sulla globalizzazione, oggi. La globalizzazione sembra normalmente benevola, o addirittura benefica, specialmente quando si trae vantaggio da questo processo. Ma la crescente concentrazione del potere – economico, politico, culturale, militare – sta drammaticamente configurando il mondo presente e futuro in modi tutt’altro che benigni. Lo scandalo di un debito paralizzante, l’emarginazione e l’esclusione di moltissimi fratelli e sorelle, lo sfruttamento delle donne e dei bambini, le ulteriori pressioni sulle minoranze che lottano per la conservazione della loro cultura, della loro tradizione religiosa e della loro lingua, la distruzione delle terre ancestrali dei popoli indigeni e delle loro comunità sono in parte la conseguenza di questa concentrazione del potere, legittimata in nome di un più elevato tenore di vita”.
Tra il 1970 e il 2010 il debito estero del Nord Africa e Medio Oriente è esploso da 5 a 144 miliardi di dollari, nell’Africa Sub-Sahariana da 7 a 205 miliardi di dollari. La salvaguardia dell’ambiente, chiamata dalle chiese cristiane, compresa la chiesa cattolica, salvaguardia del creato è ormai una questione presente nella opinione pubblica mondiale. Malgrado ciò tutti gli indicatori ci dicono che l’inquinamento della terra per responsabilità dell’attività umana non regredisce ma aumenta, che il divario immenso tra i pochi ricchi e i miliardi di poveri cresce, che la crisi finanziaria ed economica mondiale dentro cui siamo in questo momento inferocisce sui più deboli e salva, anzi favorisce, i più forti.
Il nostro occhio è “di tenebre” se non riusciamo a vedere la ingiustizia strutturale che avvolge il mondo, se non riusciamo a trovare un modo per contribuire, assieme agli altri, ad invertire questa tendenza suicida dell’umanità. Gesù non ci chiede gesti strepitosi ma di cercare la verità e la giustizia nei momenti normali della nostra vita quotidiana, senza tacere dinanzi alle sopraffazioni ma combattendole con occhio limpido.
Giovanni Lombardo - www.chiesavaldesetrapani.com