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15/04/2013 04:38:10

Salemi, parchi in abbandono. Imbarca acqua il Palazzetto. Falco: "Che collaudo hanno fatto?"

Poi è venuto il pizzaiolo  è ci siamo messi a mangiare la pizza poi dopo  mangiato siamo andati a giocare fuori dopo qualche ora io e tutti gli altri siamo andati a scartare i regali. I regali erano una bici una coperta da mare, un costume.”. Così testualmente scriveva sul giornalino dell’Istituto comprensivo “ G. Garibaldi” di Salemi il piccolo Filippo, mentre Pasquale si serviva delle matite colorate per descrivere le ore gioiose trascorse insieme ai coetanei. Oggetto di tanta eloquente e amorosa attenzione da parte dei due precoci cronisti in erba il Parco Robinson. Era il 2010. Una delle poche opere portate a termine con i finanziamenti del terremoto del ’68. Orgoglio non solo dei giovanissimi ma anche degli adulti. Ma che era destinato a durare poco. Come nelle fiabe tristi, accadde infatti l’imprevedibile. Un uggioso giorno bambini, genitori e nonni trovano brutalmente serrato a tripla mandata il massiccio cancello di ferro. Da quel momento, senza un plausibile motivo, l’orco cattivo impedisce l’ingresso a tutti, grandi e piccini. Una delle pochissime opere portate a termine, con i finanziamenti del sisma del ’68, subisce così lo stesso patetico destino dell’abbandono e del degrado al pari di altre. La più emblematica delle quali rimane senz’altro il Teatro del Carmine. Ma con una sostanziale differenza. Mentre la struttura teatrale è rimasta sempre un corpo estraneo al contesto architettonico circostante ma anche alla sensibilità comune dei cittadini, il Parco era stato accolto fin sul nascere  dalle famiglie come uno spazio idoneo alla crescita psicopedagogica dei giovanissimi.

Riteniamo che per riportare il parco agli antichi splendori non occorra un grande cifra.  Stesso discorso vale per  il Parco della Rinascita, dove trovavano diletto anche i soci di una bocciofila.  Ce ne siamo occupati ampiamente alcuni mesi orsono. Invano. Rimane ancora in stato di abbandono. Cartacce, bottiglie, lattine e ogni altro genere di rifiuti fanno bella mostra di sé e rubano la scena al verde. Monconi di tronchi di palme, colpite dal micidiale punteruolo rosso, come enormi tizzoni spenti invocano pietosamente di essere asportati. Rami secchi o carbonizzati ed erbacce, pezzi di vetro, siringhe ostacolano il percorso dei vialetti. Staccionate pericolanti, carcasse arrugginite di mini-giostre e giochi per bambini, una vasca priva d’acqua rimane malinconicamente come deposito di rifiuti e di oggetti i più impensabili. Tutto il sito in compenso rimane l’habitat ideale per roditori e insetti. Inutilmente gli abitanti del luogo hanno richiesto l’intervento comunale. Eppure, anche in questo caso, ci vorrebbero pochissime risorse per rimettere tutto in sesto e ridare ordine alla persistente lussureggiante vegetazione.

Il Palazzetto dello Sport di Salemi, inaugurato appena il 16 giugno del 2006, da qualche tempo a questa parte, come una nave alla deriva, imbarca acqua. Ci sarebbe una falla sul soffitto. L’ultima manifestazione d’infiltrazione, avvenuta una settima addietro, nel corso di una manifestazione regionale di Twirling, è stata davvero imbarazzante per l’ abbondanza del liquido piovuto sul pavimento tanto da mettere a repentaglio l’incolumità delle atlete in campo.

La struttura  (singolarmente intitolata ad un giovane salemitano deceduto per un incidente stradale notturno,  per ricordare simbolicamente tutti i giovani salemitani che hanno perso la vita prematuramente, motivò il sindaco di allora) presentò fin da subito difetti strutturali. Il parquet del campo di basket e pallavolo subirono anche danni. Il Palasport fu inaugurato il 16 giungo del 2006. E’ situato ai margini della zona nuova del paese, nella via Euripide, accanto allo stadio comunale San Giacomo. Si tratta di una tenso-struttura modulare destinata alle discipline sportive del volley e del basket. E’ omologata per 900 persone, di cui 500 possono assistere sedute in tribuna. L’impianto, fu finanziato con fondi del Ministero dell’Interno. Si disse allora che, per la qualità delle attrezzature e le dimensioni, fosse uno dei più importanti della provincia di Trapani. La struttura ha il fondo di gioco con parquet e un impianto di basket oleodinamico elettrico di ultima generazione. Il progetto prevedeva che gli spogliatoi fossero climatizzati e disponessero di 15 docce oltre ai servizi collocati in fondo a sinistra dell’ingresso principale. Mentre i servizi igienici per gli spettatori sono invece collocati in fondo a destra. I lavori dell’impianto sportivo furono appaltati il 10 febbraio del 2004. La consegna dei lavori all’impresa aggiudicataria avvenne dopo sei mesi. Precisamente il 24 agosto dello stesso anno. I lavori furono eseguiti  dal consorzio temporaneo di imprese «Cos.It Srl» di Agrigento. L’impianto costò 1 milione e 420 mila euro. Stranamente però il collaudo statico fu effettuato soltanto due anni dopo, per l’esattezza il 25 settembre del 2006, ma dopo l’inaugurazione.

Dopo tanti anni trascorsi senza interventi manutentori da parte del comune, oggi il prefetto Leopoldo Falco  ha deciso di bandire una gara d’appalto per riparare i danni ma soprattutto per eliminare la causa senza però risparmiarci una inquietante battuta. “Mi chiedo come sia stato possibile effettuare il collaudo del manufatto con il soffitto in queste condizioni”. Già, ce lo chiediamo anche noi. Ma va oltre il Prefetto Falco. E con la solita ironia e pacatezza precisa : “Tra breve ci sarà la gara d’appalto, ne abbiamo espletate parecchie negli ultimi tempi. In questo paese non si era abituati a gestirle.” Intanto il cosiddetto “tesoretto” , ( con questo fuorviante termine spesso si tenta maldestramente di nascondere le  cattive gestioni delle passate amministrazioni ) è aumentato di volume. Siamo arrivati a quota 5milioni di euro. Una cifra non indifferente e non facilmente riscontrabile nelle casse di altri comuni siciliani. Intanto il prefetto Falco ha chiesto al ministro la proroga della Commissione Straordinaria da lui presieduta. Troppe le pressioni ricevute, a quanto pare, sarebbero state per indurlo a questa decisione estrema.

Franco Lo Re