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11/04/2013 17:05:54

Scrive Giuseppe Amoroso, sulla vicenda dei due marò in India

Essendo i due militari organi dello stato rappresentano lo Stato di appartenenza, quindi si identificano con quest’ultimo, ora, la domanda che mi pongo è: l’India può giudicare l’Italia? Perché se così fosse sarebbe sicuramente un pericoloso precedente anche per gli altri paesi impegnati in altri scenari internazionali.
A voler, poi, prendere per buono quello che è stato diffuso dai mezzi di comunicazione di massa, la condotta da parte dell’autorità indiana è stata scorretta sin dalle prime indagini che vedrebbero l’ordinamento giuridico indiano in grave difetto di giurisdizione .
Sono d’accordo con chi ricorre al principio dello “iure imperi”, che a voler operare una traduzione per così dire etimologica significherebbe "per giustizia dell'impero”, principio secondo il quale è sempre immune dalla giurisdizione civile o penale lo straniero che esercita una funzione pubblica e non privata come nel caso dello iure privatorum, dove il soggetto non è assolutamente immune alla giurisdizione dello stato straniero in cui è stato commesso il fatto.
  La mia convinzione è che l’ordinamento giuridico indiano rivendichi la propria competenza in base al fatto che le vittime sono connazionali su una imbarcazione battente bandiera indiana; sono invece in disaccordo con chi vede l’india esercitare la propria giurisdizione in ragione del presunto verificarsi dei fatti all’interno delle proprie acque territoriali.
E anche se fosse così, la Convenzione di Montego Bay che agli artt. 94, 97 prevede la giurisdizione degli stati di bandiera per gli incidenti in alto mare.
Se la nave, così come è stato detto, si trovava in acque internazionali, la competenza è senza ombra di dubbio dell’ordinamento giuridico italiano.
E ancora, il richiamo da parte della giustizia indiana alla presunta violazione della convenzione internazionale del 1988, che stabilisce che in caso di atti illeciti la giurisdizione di uno stato arrivi fino a 200 miglia dalla costa, lo ritengo privo di fondamento visto che la nave dei due marò si trovava in acque internazionali e in una nave battente bandiera italiana.
L’accettazione da parte dell’india di una immunità meramente procedimentale da parte del nostro ordinamento giudico sarebbe auspicabile soprattutto adesso che la palla è passata alla Corte Suprema.
Alla luce dei fatti il richiamo alla diplomazia e alla politica sarebbe quanto mai opportuno .

Dott. Giuseppe AMOROSO
 



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