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31/03/2013 18:27:41

I Misteri di Trapani, tra luce e lutto

I Misteri fanno parte di una tradizione storica, popolare, legata al folklore, ma anche alla religiosita’ di una Citta’.

La nostra religiosita’ e’ specchio della pluralita’ psicologica e culturale: il pianto dei greci avvolti nei pepli, la mitologia fenicia ghignante nelle sue maschere, gli odori arabi delle semenze, le ombre normanne di un’ogiva che nasconde gli sguardi. Una religiosita’ complessa, forse a volte arbitraria: essa e’ connotata dalla luce e dal lutto, dal groviglio indissolubile di vita e morte, di sole e di scandalo. La’ dove piu’ profondo e’ il lutto, inabissato nel mare, piu’ deflagrante e’ la luce, che rende la morte inaccettabile, spettacolo da esorcizzare. E’ qui in Sicilia, che muor giovane chi e’ caro agli dei.

I siciliani, per loro natura, creano non solo una dimensione teatrale del vivere, ma anche del morire.

Ed e’ proprio a Trapani, che i riti della Settimana Santa esplicano mirabilmente questa antinomia di luce e lutto.

La Primavera, stagione di passaggio dall’inverno all’estate, dalla schiavitu’ alla liberta’, dalla Morte alla Resurrezione Pasquale, diventa teatro ideale per l’ambientazione di questi riti e la Pasqua di Resurrezione, sembra ottimo pretesto che va al di la’ di ogni pieta’ religiosa, per sconfiggere Sorella Morte.

Il Venerdi’ Santo, i Misteri di Trapani, sconfiggono la Morte con la rappresentazione della morte stessa. Il Venerdi’ Santo, ogni cittadino diventa protagonista, prima dolente poi esultante, in un crescendo ebbro di emozioni e di luci, all’ombra dei Misteri che esaltano, per un giorno, la sua stessa esistenza. Il cadenzato ondeggiare dei portatori, coinvolge lo spettatore in una muta danza; le meravigliose sculture plastiche risvegliano lo stupore delle menti e inondano gli occhi; la figura di Maria, Madre del Cristo, e’ coprotagonista di questa celebrazione. Trapani, citta’ di vocazione mariana, non puo’ in nessun caso mettere da parte lamater dolorosa, tanto che Ella, oscura quasi le carni lacerate del Figlio, perche’ e’ lei che chiude la lunga processione, che dura 20 ore, culmine di una lunga via crucis. E’ con la Madonna che il popolo confonde i suoi palpiti con le lacrime, le risa, i sudori dei portatori esausti.

Quello stesso popolo che partecipa dai balconi, dall’interno della folla, in un’esperienza assoluta, dove prevale ora la commozione ora l’ebbrezza, nella certezza di essere parte dello spettacolo, simulazione del cordoglio.

Nei Misteri si dispiegano i segni segreti delle anime, l’amore per la Citta’, le speranze, lo spirito istrionico.

I nostri avi contemplavano nel voto dei portatori e dei processionanti il dramma del Cristo crocefisso, Uomo Vero, ferito schernito e oltraggiato; oggi i giovani vivono meno lo spirito religioso di questa processione, pur rimanendo saldamente avvinghiati al senso di appartenenza alla Citta’ e al suo rito, spesso ne hanno perduto anche la criticita’ artistica. E Religiosita’ ed Arte vanno assolutamente recuperate, nello spirito di una splendida tradizione che rende onore a Trapani.

Misteri di Trapani come Bene Culturale, dunque, in tutti sensi: cultura che e’ innanzitutto semantica di una religiosita’ , poi di un modo di essere, di una tradizione, di una citta’.

“Una fede che non diventa cultura e’ una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (Giovanni Paolo II).

La stessa fede cristiana vive sempre in forme storiche e culturali; noi stessi siamo esseri culturali, dotati della capacita’ e della volonta’ di prendere consapevole posizione nei confronti della realta’ e darle un senso.

La conoscenza, sia in senso laico che religioso, e’ l’unico strumento che ci permette di raggiungere e sconvolgere i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero, i modelli di vita. Occorre quindi diffondere la Cultura, sia in senso estetico che evangelico, ma non in maniera decorativa: la Cultura dell’uomo, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro.

La Cultura trae nutrimento dalla comunicazione e la sua vitalita’ e’ data dalla capacita’ di essere aperta all’accoglienza del nuovo. Ogni uomo e’ inserito in una cultura. Da essa dipende e su di essa influisce. In ogni momento della sua vita, l’uomo porta con se qualcosa che lo contraddistingue in mezzo al creato: il suo inesauribile desiderio di conoscenza".

 

Valentina Colli