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14/03/2013 06:38:09

Diocesi di Mazara e Trapani in festa per Papa Francesco. I trapanesi: "Adesso dateci un Vescovo". Gaffe di Crociata

 Poi, tutti davanti al televisore, con curiosità e attesa: infine, l'annuncio: il nuovo Pontefice è Jorge Mario Bergoglio, ed è il primo papa sudamericano della storia della Chiesa. Un evento rivoluzionario, che accentua la visione missionaria del cattolicesimo e che fa felici quanti, da Marsala a Trapani, si occupano nella chiesa siciliana di progetti di cooperazione internazionale.

I fedeli hanno già una richiesta da fare al nuovo Pontefice: "Vogliamo adesso un Vescovo a Trapani" è l'appello che fanno i fedeli. La curia di Trapani è infatti retta da un amministratore apostolico, Monsignor Alessandro Plotti, a seguito degli scandali giudiziari sulla gestione dei beni ecclesiastici, vicenda della quale si sta occupando la Procura di Trapani e che, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, arrivano fino in Vaticano, con conti segreti allo Ior, la banca verità, e diversi cardinali coinvolti. 

PLOTTI.  Ecco le parole dell'Amministratore apostolico della Diocesi di Trapani: “Ringrazio i signori cardinali che hanno ascoltato davvero lo Spirito e si sono confrontati con i problemi drammatici del mondo di oggi dilaniato dalle disuguaglianze e dalla violenza e ci hanno donato un Papa che, al di là di tutte le previsioni e le illazioni fatte dalla stampa, sarà vicino alla gente soprattutto alle popolazioni più diseredate del mondo.
Preghiamo dunque il Signore perché lo assista, lo illumini e gli dia la forza di un profondo rinnovamento, di stile e di approccio, nella Chiesa di cui tutti sentiamo l’urgenza.
Per me due soprese. La prima è legata a questo modo nuovo, inedito, di esercitare il suo ministero. Ha detto subito nel suo primo saluto che vuole essere il vescovo di Roma. Un cambiamento di prospettiva enorme. Papa Francesco non si presenta da papa come un super-vescovo ma come vescovo di Roma: un vescovo come tutti gli altri ma che conferma e presiede tutti gli altri vescovi del mondo nella carità.
Un’altra sorpresa è il nome: Francesco. Questa scelta è una bomba! Vuol dire che il Papa vuole impostare il suo ministero dando il primato ai poveri, non solo a coloro che sono poveri economicamente, ma ai poveri di spirito, ai poveri di dignità perché la riacquistino. E’ un ritorno all’essenzialità del Vangelo che è il Vangelo dei poveri.”

 

CROCIATA.  L'elezione di Jorge Mario Bergoglio ha determinato anche una piccola gaffe da parte della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana che , evidentemente presa di sorpresa, nel testo del comunicato inviato via email a pochi minuti dall'Habemus Papam ha salutato «la notizia dell'elezione del Card. Angelo Scola a Successore di Pietro». Nella nota allegata, invece, al posto del nome di Scola c'è quello di Bergoglio.

«Sono a esprimere la gioia e la riconoscenza dell'episcopato e, quindi, dell'intera Chiesa italiana per l'elezione del Card. Giorgio Mario Bergoglio a Successore di Pietro» afferma il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata - già arciprete a Marsala - nel testo corretto. E ricorda «la profondità delle parole di congedo di Benedetto XVI» sulla Chiesa come «realtà vivente che vive lungo il corso del tempo».

TRANCHIDA. "Commovente la semplicità e l'umiltà del nuovo Santo Padre Papa Francesco – dichiara il Sindaco di Erice Giacomo Tranchida -. Un segnale e un messaggio per tutti, dalla Chiesa di Roma alla Politica del Mondo per arrivare a quella di casa nostra - continua il Sindaco Tranchida - , a maggior ragione per quella sobrietà invocata da più parti e proprio in ossequio per chi sta peggio rispetto alle odierne contraddizioni del mondo dell'economia globale, che sempre più indietro lascia i più deboli. Di ieri sera anche un sms "Auguri per tutti noi" del Sindaco Tranchida, al collega Claudio Ricci di Assisi (gemellata con Erice), la Città di San Francesco. "Sono tanto commosso" con sms la risposta del Sindaco della Città di Francesco.

METER. La rivoluzione parte de chi è umile e semplice e il Signore ama chi è dalla parte dei bambini, dei poveri, dei deboli e dei vulnerabili. Chi da voce a chi è senza voce rappresenta la speranza. Confidiamo molto in Papa Francesco e siamo sicuri nella sua guida che già ci richiama alla carità e alla fratellanza. L’ Associazione Meter di don Fortunato Di Noto, da sempre dalla parte dei bambini contro la pedofilia e ogni forma di violenza e sfruttamento, saluta Papa Francesco.
Meter ieri sera era presente a Roma con una delegazione in Piazza S. Pietro per salutare, accogliere e pregare il nuovo Papa.
“Il pensiero e la posizione di Papa Francesco nei riguardi della pedofilia e sfruttamento dei deboli è già chiara - dichiara don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter - e la sua guida, che parte dagli ultimi, darà maggiore slancio e vigore a chi è impegnato contro questa mentalità di sfruttamento e negazione dell’innocenza”.
Il 5 maggio Meter, come ogni anno, si recherà a Piazza San Pietro per la XVII Giornata Bambini Vittime contro la violenza, lo sfruttamento e l’indifferenza, sarà una occasione per salutare Papa Francesco e di ricevere la sua benedizione.
 

UN PROFILO. Famoso per la sua austerità e per la sua reticenza a concedere interviste proprio nei giorni che hanno preceduto il conclave Bergoglio, – come aveva evidenziato il quotidiano di Bueonos Aires Clarin aveva sottolineato del suo predecessore «il coraggio di spazzare la sporcizia dentro la Chiesa». E proprio su questo fronte il nuovo Pontefice oltre a portare la ventata di novità del primo latino-americano sul Soglio di Pietro metterà al centro le stesse preoccupazioni e la medesima tensione pastorale che hanno animato e contraddistinto lo stile di Joseph Ratzinger. Figlio di emigranti piemontesi, quattro fratelli, Bergoglio è nato a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936. Il padre Mario era un funzionario delle ferrovie, la madre, Regina Sivori, una casalinga con sangue piemontese e genovese. Jorge viene descritto come un ragazzo semplice e schivo, studia da perito chimico, ha un lavoro e una fidanzata. A 22 anni la svolta religiosa: l’11 marzo del 1956 entra nel noviziato dei gesuiti a di Villa Devoto, si laurea in filosofia al Collegio Massimo San José de San Miguel e pochi giorni prima del suo trentatreesimo compleanno, nel 1969, viene ordinato sacerdote. Nel 1973 viene eletto provinciale della Compagnia di Gesù, un incarico che eserciterà per sei anni. Si tratta di un periodo molto turbolento per l’Argentina che sprofonda nel vortice della repressione e della violenza. Ed anche per la Chiesa, tentata dall’opzione rivoluzionaria, sono anni di grandi convulsioni e di drammatiche spaccature. Il giovane provinciale dei gesuiti si mostrò aperto al dialogo ma fermo nelle sue decisioni. «Se non ci fosse stato Bergoglio a capo della congregazione, le difficoltà sarebbero state molto più grandi» ha dichiarato, alcuni anni fa al quotidiano La Nacion l’ex ministro per il culto Angel Miguel Centeno. Nel 1979 padre Bergoglio partecipa al vertice della Celam (Consiglio episcopale latino-americano) Puebla ed è fra coloro che si oppongono decisamente alla teologia della liberazione, sostenendo la necessità che il continente latino-americano faccia i conti con la propria tradizione culturale e religiosa. È la caratteristica fondamentale di Bergoglio: grande attenzione ai poveri ed agli emarginati insieme con una rigorosa ortodossia dottrinale. A quei tempi non era facile sostenere una simile posizione in America Latina. L’ex provinciale gesuita si ritira nello studio. Viene nominato rettore del Collegio Massimo e delle facoltà di filosofia e teologia. Poi va in Germania a completare il proprio dottorato. Tornato in Argentina sente forte il richiamo per l’attività pastorale che eserciterà in una parrocchia di Cordoba. Nel 1992 il cardinale Antonio Quarracino, primate d’Argentina, lo vuole al suo fianco come vescovo ausiliare e poi coadiutore. E dopo la sua morte, avvenuta nel 1998, Bergoglio diventa arcivescovo di Buenos Aires. Nel 2001 viene creato cardinale da Giovanni Paolo II. Per sei anni (due mandati) ha guidato la conferenza episcopale argentina (2005-2011). Solo il 22 febbraio scorso Benedetto XVI lo aveva nominato il cardinale argentino membro della Pontificia Commissione per l’America Latina. Bergoglio fin dall’inizio del suo ministero episcopale ha scelto uno stile di vita semplice ed austero, quasi monacale. Abita in un piccolo appartamento, va in giro con la tonaca nera come un semplice prete e usa sempre autobus e metrò. È abituato ad alzarsi alle 4 e 30 di mattina, e dopo la messa e le preghiere si dedica a rispondere personalmente alle lettere dei suoi fedeli. Di lui dicono che «parla poco ma sa ascoltare molto». Autore di vari libri che trattano soprattutto di pastorale sociale, ha una grande capacità d’improvvisare discorsi ed omelie, cogliendo d’istinto gli umori di chi gli sta intorno. Uomo di grande cultura è un appassionato lettore di Borges e Dostojevski, Dante e Manzoni ama la musica classica ed il tango. Senza dimenticare la sua passione per la poesia di Hölderline le note di Beethoven. Tra i suoi film preferiti lo ha confessato lui stesso, alcuni anni fa c’è Il Pranzo di Babette. (Della figura di Bergoglio rimase affascinato lo stesso Roberto Benigni durante una sua visita in Argentina nel 2009 ndr.) Amatissimo nel suo Paese in un libro-intervista autobiografico, divenuto un bestseller uscito nel 2010 Il Gesuita scritto da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin il futuro Papa aveva spiegato le sfide che attendevano la Chiesa moderna:«L’opzione fondamentale è scendere per le strade e cercare la gente: questa è la nostra missione. Il rischio che corriamo oggi è quella di una Chiesa autoreferenziale: simile al caso di molte persone che diventano persone paranoiche e autistiche, capaci di parlare solo a loro stesse». E, da buon sudamericano, stravede per il calcio tifando per la squadra del San Lorenzo di Almagro da cui ha avuto in regalo una maglietta con gli autografi dei giocatori. Aperto al contatto con la gente, in tutti questi anni Jorge Bergoglio ha conquistato la stima e l’affetto dei porteni, soprattutto dei più poveri che se lo ritrovano particolarmente vicino quando, a partire dal 2001, l’Argentina precipita nella catastrofe economica. Ha saputo ridare credibilità e prestigio sociale alla Chiesa, mantenendo una distanza critica nei confronti del potere politico di qualsiasi colore. Qualche anno fa in Vaticano pensarono di affidargli un importante dicastero. Ma lui si schermì: «Per carità, se mi chiudete in Curia io muoio». Eletto ora 265 successore di San Pietro porterà tra le mura dei Sacri Palazzi il suo stile di vescovo e di predicatore capace, come aveva già annunciato solo nei giorni scorsi durante le congregazioni generali del pre-conclave, di guardare a una Chiesa che si fa prossima alle persone là dove esse vivono portando ovunque «l’annuncio gioioso dell’amore e della misericordia di Dio». ??