Ahimè però, questa è la triste e amara realtà, questa è la nostra Italia. Già, nostra. Come la colpa. Si, perché se dopo tutti questi anni ancora non è cambiato niente non possiamo dare la colpa solo a quelli che “stanno in alto”. Perché siamo stati noi a farli arrivare lì.
Sbagliare è umano, perseverare, però, è diabolico. Siamo stati capaci di far “resuscitare” partiti e persone che ci hanno portato al baratro. Ci siamo cascati, ancora una volta. Abbiamo creduto ancora alle loro parole, alle loro promesse. E adesso si parla di ingovernabilità. Niente di nuovo dunque, ingovernabilità c’era prima e ingovernabilità c’è adesso. Con la differenza però, che prima si andava avanti con la forza della disperazione riponendo tutte le speranze nelle elezioni, mentre adesso che le elezioni ci sono state si è verificato ciò che era facile aspettarsi, ovvero una “grigliata mista” dove non si sa chi deve mangiare prima. Ma d’altronde questo governo è lo specchio del Paese, perché non possiamo pretendere di avere dei politici di Serie A quando noi siamo di cittadini di Serie B. Prima impariamo ad essere dei cittadini-modello, rispettando ogni giorno i nostri diritti e i nostri doveri e andando a votare tutti, senza dare la colpa al maltempo o ad altri futili fattori, e soprattutto imparando dagli errori del passato. Se ogni volta che ci sono le elezioni l’affluenza è in calo e i risultati sono sempre gli stessi (se non peggio) non ci dobbiamo sorprendere poi se la stampa estera ride di noi e ci prende in giro continuamente.
E se fino a poco tempo fa si dava la colpa a Monti (Premier per 1 anno e 2 mesi contro i 15 anni di Berlusconi), adesso si preferisce dare la colpa a Grillo, perché se dopo i dati usciti fuori dalle elezioni c’è una situazione di ingovernabilità la colpa è di Grillo. Troppo facile così. Io direi piuttosto che la colpa è di tutti questi politici che è da vent’anni che stanno in Parlamento, girando per l’Italia in giacca e cravatta su quelle auto blu e andando in televisione intervistati dai propri dipendenti o in certi programmi che sembrano salotti tra amici. Imparate da Grillo invece, che ci ha fatto riassaporare i sapori della vecchia politica, andando nelle piazze, guardando la gente negli occhi e parlandogli come un amico, un fratello, un padre. L’Italia deve diventare una comunità all’interno della quale ci si riunisce, si parla, si discute, ci si aiuta a vicenda e soprattutto ci si pone tutti sullo stesso piano. Questo dovrebbe essere il programma di base di ogni partito. Prima di ogni programma politico, se non si parte dal concetto di unità e collaborazione, continueremo ad andare oltre il baratro.
Questo è quello che la maggior parte dei politici e dei cittadini non capisce. Tutta questa gente che “improvvisamente” si è “aggregata” a Grillo non l’ha fatto perché la pensa come Grillo o perché Grillo gli sta più simpatico di qualche altro, bensì perché sono Grillo e tutti i suoi giovani a pensarla come tutta la gente che li ha votati. Quindi non bisogna più parlare di destra, sinistra o centro. I tempi sono troppo duri per parlare ancora di orientamenti politici e continuare a litigare rimanendo fissati con ideologie del passato.
A tal riguardo, qualche settimana fa, Beppe Grillo ha risposto così a una giornalista che gli chiedeva l’orientamento politico del MoVimento 5 stelle: <<Noi non siamo né di destra, né di sinistra, voliamo alto>>. Beh, in attesa di un paio di ali che faccia risorgere il nostro Bel Paese, faccio un riassunto molto breve del quadro politico italiano dopo queste elezioni:
Il Pdl apre all’alleanza con il PD. Il PD non vuole allearsi con il Pdl, ma vuole allearsi con il MoVimento 5 stelle. Il MoVimento 5 stelle, però, non vuole allearsi nè col PD, né col Pdl. A questo punto è inevitabile citare alcuni versi scritti da Dante nel 1300, ma più attuali che mai:
<<Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!>>