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16/02/2013 10:09:28

Arrestati due fratelli di Campobello di Mazara accusati di aver ucciso la sorella, il suo amante, e stuprato la nipote, venti anni fa

Con questa accusa i carabinieri di Castelvetrano  hanno arrestato Giuseppe e Michele Claudio Vaiana. Secondo gli inquirenti sarebbero stati loro ad uccidere, il 24 agosto 1990, in un ovile di contrada Dionisio, a Campobello di Mazara, la sorella Caterina Vaiana, 33 anni, e il suo amante Paolo Favara di 30 anni, per coprire la violenza sessuale sulla nipote di 9 anni. Giunge così a conclusione un'indagine archiviata alcuni anni dopo il delitto e riaperta tre anni fa su richiesta di uno dei figli di Paolo Favara.

LA STORIA - I carabinieri hanno ricostruito i complicati retroscena che hanno portato adesso agli arresti di Giuseppe e Michele Claudio Vaiana. Alla base del duplice omicidio una squallida vicenda sentimentale e una inconfessabile relazione ai danni della nipote, figlia della giovane donna uccisa, che sarebbe stata brutalmente violentata da uno degli arrestati.

LA VIOLENZA SESSUALE - L'intento di insabbiare lo stupro sarebbe dunque tra i moventi del delitto, maturato in un contesto familiare percorso anche da forti rancori. Fu la piccola a sfogarsi con la madre e ad accusare lo zio Giuseppe Vaiana. Poco prima di essere uccisa con il suo amante, Caterina aveva accompagnato la figlia da un ginecologo perché accertasse che aveva subito abusi. A inasprire ulteriormente i contrasti familiari anche un prestito di 13 milioni di lire che Caterina Vaiana aveva ottenuto dal fratello Michele Claudio e che non aveva più restituito.

Le vittime,due amanti che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 30 e 33 anni, furono uccise a colpi di lupara mentre si trovavano nel loro ovile sito in C.da 'Dionisio' di Campobello di Mazara.

L’indagine, diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Bernardo Petralia, è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Castelvetrano i quali, attraverso una serie di articolati e complessi interrogatori, riscontri e attività tecniche, sono riusciti a dare un nome ai due assassini e a risolvere il delicato 'cold case', facendo luce sui complessi moventi che avevano spinto i fratelli Vaiana a commettere, circa 23 anni fa, il feroce omicidio.

È un racconto agghiacciante ma liberatorio quello che, 23 anni dopo, Enza Margiotta, un marito e due figli, ha fatto al pm di Marsala Dino Petralia: “Confesso che da piccolina sono stata violentata da mio zio Peppe. Un giorno, trovandomi da sola a casa, mi prese con forza e, scaraventandomi sul letto, mi penetrò con violenza. Io piangevo ma non capivo cosa mi stesse accadendo. Soltanto dopo, in età più matura, compresi ciò che mi aveva fatto, capendo anche che mio zio mi aveva fatto perdere la verginità. Avevo sei-sette anni e mio zio mi impose di non dire nulla a nessuno. Quando mio madre e Paolo iniziarono la loro relazione, lo zio Peppe mise in giro la voce che io e Paolo avevamo rapporti sessuali, voleva addossare su di lui la responsabilità e così mia madre decise di farmi visitare.
Fu allora, circa due, tre giorni prima del delitto, che decisi di confidare a mia madre la violenza subita. Pensavo che la visita avrebbe svelato la mia verginità perduta e quindi volevo che mia madre lo sapesse prima da me”. Poi la terribile confessione: “Ammetto di avere sospettato dello zio Peppe per l’omicidio di mia madre e di Paolo. Se prima d’ora non ho detto le cose che oggi ho riferito è dipeso dal fatto che mi vergogno molto di ciò che è successo e cerco di dimenticare tutto”.

“Ci sono omicidi – scrive nella sua richiesta di emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, il pm Petralia – per così dire minori, destinati ad investigazioni stentate ed esangui, contaminate da reticenze ostacolanti ed irrisolte, pronti all’archivio per stessa volontà dei familiari delle vittime, desiderosi di silenzio più che di clamore investigativo. Paolo Favara e Caterina Vaiana, due contrastati amanti di un retroterra culturale isolano che stenta a scomparire, sono state due vittime del genere. Oggi, dopo 22 anni, Paolo e Caterina rivivono la loro storia e la risolvono come Giustizia vorrà”.



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