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23/01/2013 19:35:48

Una favola, anzi una parabola

Allora, il mattino seguente, una bella domenica di primavera con il cielo azzurro e l’aria profumata di fiori, il giocattolaio andò a bussare alle porte di alcune delle case del villaggio in cui sapeva che abitavano dei bambini e disse alle loro mamme: «Mie care amiche, i giocattoli che mi avete portato a riparare sono troppi per me soltanto: ho bisogno che i vostri bambini mi aiutino ad aggiustarli. Perché questa mattina, in cui sono liberi dalla scuola, non li mandate alla mia bottega?». «Ma certo» - dissero le mamme - «con molto piacere!». I bambini, contentissimi, seguirono dunque il giocattolaio sino alla bottega di buon mattino. Quel brav’uomo, allora, disse loro: «Miei piccoli amici, vi ringrazio dell’aiuto che volete darmi: da solo non avrei potuto sbrigare tutto questo lavoro. Ditemi un po’: come posso sdebitarmi con voi?». I bambini si guardarono tra di loro e si bisbigliarono l’un l’altra all’orecchio qualche parola incomprensibile. Alla fine, uno di loro disse al giocattolaio: «Signore, lei è sempre stato gentile con noi e con il suo lavoro ci ha permesso di giocare per tutti questi anni.

Se alla fine sarà contento del nostro lavoro, ci farà felici se vorrà regalare a ciascuno di noi uno dei giocattoli che saremo stati capaci di aggiustare: che cosa ne pensa?». «Mi pare che sia proprio un’ottima idea!» - rispose, allegro, il giocattolaio - «Facciamo così». E incominciarono a lavorare insieme, chiacchierando, ridendo e canticchiando. Verso mezzogiorno si fermarono per mangiare tutti insieme un po’ della minestra che il giocattolaio aveva preparato per loro: fu in quel momento che si accorsero che i giochi da riparare erano ancora tanti e che non sarebbero mai riusciti ad aggiustarli tutti prima di sera. Così, mentre i bimbi mangiavano, il giocattolaio uscì per le strade del villaggio e andò a bussare alle porte di altre case in cui sapeva che abitavano dei bambini. Anche alle loro mamme disse: «Amiche mie, io e i miei piccoli amici abbiamo lavorato tutta la mattina per riparare i giocattoli del villaggio: purtroppo, però, non riusciremo ad aggiustarli tutti. Se però anche i vostri bimbi verranno ad aiutarci, magari finiremo il nostro lavoro». Gli risposero allora le mamme: «Non si preoccupi, signor giocattolaio: i nostri bambini saranno felici di aiutarvi». Anche quei bimbi, dunque, andarono alla bottega del giocattolaio; e quel brav’uomo disse loro: «Miei piccoli amici: grazie per l’aiuto che ci darete. Alla fine della giornata vi ricompenserò come è giusto». E, dopo che i bimbi arrivati al mattino finirono di pranzare, si misero tutti insieme a lavorare. Verso le tre del pomeriggio, il giocattolaio portò a tutti della cioccolata calda per fare merenda: e fu in quel momento che si accorse che erano ancora tanti i giocattoli da riparare. Così, mentre i bimbi facevano merenda, il giocattolaio uscì di nuovo per le strade del villaggio e bussò alle porte di altre case ancora in cui, sapeva, abitavano altri bambini. Disse dunque alle loro mamme: «Amiche mie, manca poco perché il sole tramonti e scenda la sera sul villaggio: se permetterete ai vostri bimbi di venire ad aiutarci, prima che faccia buio avremo riparato tutti i giocattoli del villaggio». Gli risposero le mamme: «Non si preoccupi, caro signore: i nostri bimbi la aiuteranno con piacere». Mentre si recavano tutti insieme alla bottega del giocattolaio, il brav’uomo disse anche a quei fanciulli: «Vi ringrazio di cuore, miei piccoli amici: senza il vostro aiuto non saremmo mai riusciti a finire tutto il lavoro. Vi prometto che, alla fine della giornata, vi ricompenserò come meritate». Ed entrati nella bottega, non appena i bimbi che erano arrivati al mattino e dopo il pranzo ebbero finito di fare merenda, si misero tutti insieme al lavoro. Erano già le sei e mancava soltanto un’ora al tramonto del sole: fu allora che il giocattolaio vide che, ancora, non si riusciva a finire il lavoro.

Mancava poco, ormai, ma c’era ancora bisogno di un piccolo aiuto. Uscì dunque un’ultima volta per le strade del villaggio ed incontrò alcuni bambini che giocavano nella piazza. Si avvicinò dunque alle loro mamme e disse loro: «Amiche mie, io e tanti miei piccoli amici stiamo lavorando dal primo mattino per riuscire a riparare tutti i giocattoli del villaggio. Se permetterete ai vostri bimbi di venire ad aiutarci, potremo finire di aggiustarli tutti prima di sera». Gli risposero le mamme: «Caro signore, i nostri bimbi vi aiuteranno con piacere». E anche questi ultimi fanciulli andarono con il giocattolaio alla bottega; e quel brav’uomo disse loro: «Miei piccoli amici, il vostro aiuto sarà prezioso: grazie a voi, infatti, finiremo di aggiustare tutti i giocattoli del villaggio e, domani, ogni bimbo ed ogni bimba potranno giocare felici». Entrarono dunque insieme nella bottega e si misero a lavorare con i bimbi che erano arrivati prima di loro.

Verso le sette di sera, quando ormai il sole stava andando a dormire, anche lui stanco, dietro le montagne, il giocattolaio si guardò intorno, fece n gran sorriso e disse, soddisfatto: «Miei piccoli amici, vi ringrazio di cuore: grazie al vostro lavoro siamo riusciti a riparare tutti i giocattoli rotti. Sarà grazie a voi che, domani, ogni bimba ed ogni bimbo del villaggio potrà giocare felice». I bimbi, allora, si misero a gridare tutti insieme: «Evviva!». E ridevano, contenti, e si abbracciavano.

Disse allora a tutti loro il giocattolaio: «Bene, miei piccoli amici: avete lavorato tutti e tutti mi avete permesso di finire il lavoro. Per questo darò ad ognuno di voi quel che gli ho promesso e che ritengo giusto». E fu così che il giocattolaio chiamò vicino a sé i bambini che erano arrivati per ultimi e permise loro di scegliere un giocattolo ciascuno da portare a casa. Quando videro questo, i bimbi che erano arrivati per primi, al mattino presto, dissero tra loro: «Wow! Se a questi bimbi che sono venuti ad aiutarci per un’ora soltanto il giocattolaio ha regalato un giocattolo ciascuno, chissà quanti giocattoli ci lascerà scegliere perché possiamo portarli a casa e giocarci tutta la sera, prima di coricarci!». Ma quando venne il loro turno, il giocattolaio disse loro: «Ecco, miei piccoli amici: anche voi potete scegliere il giocattolo che più vi piace e portarlo a casa». A quel punto, uno di loro, con un muso lungo che quasi toccava il pavimento, disse arrabbiato al giocattolaio:

«Ma come? Un giocattolo soltanto? Io sono qui dal primo mattino, ed ecco: tu mi stai dando la stessa ricompensa che hai dato a quei bimbi che ti hanno aiutato per un’ora soltanto! Questo non è giusto: io mi merito almeno due giocattoli, forse anche tre!». Allora il giocattolaio fece sedere tutti i bimbi in cerchio; poi chiamò vicino a sé il bimbo che aveva protestato e spiegò, a lui e a tutti gli altri: «Piccolo mio, dimmi se sbaglio: non ci eravamo messi d’accordo, questa mattina, che avresti ricevuto un giocattolo per l’aiuto che mi hai dato?». «Sì» - disse il bambino - «però…». «No, piccolo mio: niente “però”» - disse il giocattolaio - «Sono forse stato ingiusto con te? Non ti ho dato ciò che, insieme, avevamo deciso che sarebbe stato il tuo regalo alla fine della giornata?». «Sì» - rispose il bimbo - «ma…». «Niente “ma”, piccolo mio» - riprese il giocattolaio - «Io ho fatto ciò che ti avevo promesso, sono stato fedele alla parola data: ora, prendi il tuo giocattolo, quello che più ti piace; adesso è tuo. Però, impara a non guardare con invidia quel che io ho deciso di dare anche a quei bimbi che sono arrivati per ultimi. Quel che io voglio è che tu sia felice anche per ciò che questi tuoi piccoli amici hanno ricevuto». Il bimbo comprese le parole del giocattolaio e, in silenzio, andò da una delle bimbe che erano entrate per ultime nella bottega, una bella bimba dai capelli lunghi e neri e dagli occhi grandi e scuri; la abbracciò e le disse: «Il giocattolaio ha ragione: ti chiedo scusa se sono stato invidioso della tua felicità». E, senza dire una parola, regalò a quella bimba la bambola che lui aveva scelta per sé. E quella sera tornò a casa con le mani vuote ma con una felicità indescrivibile nel cuore: ricordava perfettamente, infatti, il sorriso con cui quella bimba aveva ricevuto il suo dono. Così come ricordava il sorriso e gli occhi lucidi con cui, pieno di gioia, lo aveva guardato il giocattolaio.

Per i bimbi del mio catechismo, Anna e Tiziano

Sabato 19 Gennaio 2013

Alessandro Esposito - www.chiesavaldesetrapani.com



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