La politica é sempre stata dei politici. Grandi pensatori, come Platone, assegnavano un ruolo ad ogni funzione. Nell'ideale repubblica platonica era inimmaginabile che il ruolo di politico potesse essere assunto da un tecnico e viceversa. Si dirà: ne é passata di acqua sotto i ponti, dall'epoca di Platone. E' vero - rispondo a questa osservazione - ma non é dimostrato che l'antipolitica sia qualcosa di diverso dalla politica. Se, mettiamo, Mario Monti, tecnico per definizione, governa il Paese, non si può dire che lo governi un tecnico. Per il semplice fatto che assume la veste di chi governa, egli é un politico. Magari, se lo vorrà, darà un taglio più tecnico ai problemi o alla gestione della cosa pubblica. Prima di deliberare, sarà meticoloso nell'esaminare i dati di fatto, si ricorderà dei principi economici della scuola economica da lui preferita, valuterà scientificamente lem conseguenze delle decisioni, e così via. Mentre un politico e basta, che non sia anche un tecnico, starà meno attento ai dettagli, e baderà più al sodo. Il semplice politico sarà più pragmatico e meno scientifico, e se l'interesse generale lo richiederà, vorrà impostare celermente la sua soluzione, senza attendere nuove ricerche e studi.
La cosa migliore sarebbe quella di avere al governo politici di alto livello, che si attornino di tecnici di chiara fama.
L'antipolitica non é rappresentata da chi si dice tecnico, e da tecnico vuole governare. E' rappresentata dai politici scadenti o corrotti.
Beppe Grillo non é un rappresentante dell'antipolitica, ma uno che vuole governare in modo diverso da come sinora si é fatto. Va da sé che l'esito delle sue intenzioni potrà essere buono o cattivo. Questo dipenderà dal modo come vorrà raggiungere i risultati e dalle conseguenze realizzate.
Nemmeno il Cavaliere ha ha rappresentato l'antipolitica, benché abbia sbeffeggiato il "teatrino" della politica. L'intenzione dichiarata di far diventare quel teatrino" un teatro di tutto rispetto, é fallita nell'incapacità di realizzare i programmi. La continua litigiosità tra gli alleati del suo raggruppamento, e l'incapacità di dialogare con gli avversari, hanno dato agli italiani e al mondo lo spettacolo del "teatrino" che voleva chiudere.
A parte il nome che si danno e le intenzioni che esprimono coloro che vogliono governare il Paese, una cosa é certa: nel momento in cui raggiungeranno la stanza dei bottoni, dovranno per forza di cose essere politici. Con grande soddisfazione di Platone, pace all'anima sua, che non vede violate le sue regole.
Leonardo Agate