Gli inquirenti contestano ai quattro medici una serie di omissioni ed errori. Bertolino riportò, durante alcune manovre necessarie per lo svolgimento di esami ai quali venne sottoposto, una lesione duodenale. Gli inquirenti contestano ai medici di non avere disposto per tempo un intervento chirurgico per chiudere la lesione.
Secondo l'accusa solo quando l'intervento era ormai divenuto ad alto rischio e con scarse possibilità di successo i medici avrebbero disposto il trasferimento del paziente presso l'Unità operativa di Chirurgia generale e oncologica del Policlinico di Palermo. Bertolino morì due settimane dopo. Secondo gli inquirenti i medici avrebbero agito con «negligenza, imprudenza ed imperizia» e «in violazione delle regole della scienza medica». Il sostituto procuratore Franco Belvisi, che ha coordinato le indagini, ha chiesto, al termine dell'inchiesta, il rinvio a giudizio dei sanitari. Il dibattimento sarà presieduto dal giudice Piero Grillo. Gli imputati saranno assistiti dagli avvocati Umberto Coppola, Vittorio Gabriele e Luigi Randazzo.
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. Avrebbe favorito l'ingresso in Italia di cittadini romeni impiegati in nero presso le abitazioni di liberi professionisti, funzionari e commercianti. Comincia oggi il processo all'imprenditore Giuseppe Favara stato rinviato a giudizio, insieme con altre dieci persone, a Trapani, nell'ambito di un'inchiesta su un giro d'immigrazione clandestina. Con lui compariranno dinanzi il Tribunale, Laurentia Potec, Stefano Parisi, Girolamo Chiara, Francesco Vultaggio, Ioana Poterasu, Sicura Mainalescu, Antonino Tranchida, Vito Pilato, Vito Peraino e Mariana Stanca Lupascu.
Un dodicesimo indagato, Giacomo Amoroso, ha chiesto di accedere a rito alternativo e ha definito la sua posizione con il patteggiamento ad un anno e otto mesi ed una multa di 55.000 euro per favoreggiamento dell'immigrazione irregolare.
Le indagini, condotte dal personale della Guardia di Finanza e della squadra mobile, erano state avviate sette anni fa a seguito della denuncia di una cittadina romena. La donna rivelò l'esistenza di un'organizzazione criminale che agevolava l'ingresso e la permanenza di clandestini dalla Romania. Molti arrivavano in Italia muniti solo del permesso turistico. Venivano impiegati in nero presso abitazioni private o nei campi. Costretti a lavorare senza alcuna tutela o garanzia, anche per quattordici ore al giorno, con retribuzioni che non superavano i cinquecento euro mensili. Ad ogni lavoratore veniva richiesto, al momento dell'arrivo a Trapani, il pagamento di una somma di denaro per l'intermediazione svolta.
Nel caso di donne giovani, spiegarono gli investigatori in occasione degli arresti, Giuseppe Favara avrebbe preteso, oltre alle somme di denaro, anche prestazioni sessuali. Mentre Giuseppe Favara è accusato di avere agevolato l'arrivo dei romeni ad altri viene contestato solo di avere assunto alle proprie dipendenze dei lavoratori impiegandoli come manodopera in assenza di regolare contratto di lavoro dipendente. Gli imputati saranno assistiti dagli avvocati Vito Galluffo, Eugenio D'Angelo, Michele Magaddino, Michele Cavarretta e Enrico Sinatra.
Ziedi Kalifa Ahmed, processato per rapina e stupro, è stato assolto dal Tribunale di Marsala per non aver commesso il fatto. Assolto per non aver commesso il fatto. E’ questa la sentenza del Tribunale di Marsala, che resieduto dal Giudice Riccardo Alcamo ha posto fine alla vicenda giudiziaria di Ziedi Kalifa Ahmed. Il tunisino di ventinove anni, nato a Menzel Temime è stato prosciolto a distanza di due anni dall’inizio del processo, dall’accusa di essere uno degli autori della rapina con stupro commessa la notte dell'Epifania del 2009. Quella notte i fratelli Giacomo e Grazia Montalto, quest'ultima bloccata a letto da un grave handicap fisico, subirono una rapina all'interno della loro abitazione di contrada Ciavolo. Sono stati colti di sorpresa nel sonno, picchiati, imbavagliati e rapinati.
Qualche settimana dopo, grazie alle indagini congiunte di Procura e Carabinieri furono arrestati i due tunisini Anis Houioui, all’epoca ventottene, e Noubi Hamrouni, di 23 anni. In seguito è stato rintracciato e fermato dai Carabinieri anche ELYAZIDI ADBELAZIZ classe 78, cittadino extracomunitario irregolare che quella sera rimase fuori con il ruolo di vedetta. Ziedi Ahmed, che in quel periodo viveva in C.da Strasatti ed era coinquilino dei tre rapinatori, si allontanò da Marsala, ma fu rintracciato qualche mese dopo dai Carabinieri di Marsala a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa, e anche lui venne accusato di far parte della banda di malviventi.
Elyazidi Adbelaziz, Anis Houioui, e Noubi Hamrouni, definirono la loro posizione scegliendo il rito abbreviato a seguito del quale sono stati tutti condannati con una sentenza del 2011 emessa dal gip di Marsala. Ahmed, difeso dall’avvocato Antonino Zichittella, prima d’ufficio e in seguito di fiducia, scelse di affrontare la pubblica accusa attraverso il rito ordinario, finito on l’assoluzione. Il Presidente ha comunicato che occorreranno 90 gg per il deposito della motivazione della sentenza.